Seleziona Pagina

Acqua del rubinetto, acqua minerale… quale il male minore?

di Elisa Bertozzi


(fonte immagine)

Per la maggior parte delle persone, bere o meno l’acqua minerale al posto di quella potabile non è una questione sindacabile. La migliore qualità dell’acqua in bottiglia rispetto a quella del rubinetto è una credenza largamente assodata. Quello che non tutti sanno, e che Giuseppe Altamore illustra molto chiaramente nel suo libro Qualcuno vuol darcela a bere (Fratelli Frilli Editori, 2003), è che esistono due diverse normative: una per l’acqua potabile e una per l’acqua minerale, che prevedono rispettivamente parametri più restrittivi per la prima e più elastici per la seconda. Così, ad esempio, la concentrazione massima di arsenico nell’acqua potabile è fissata in 10 microgrammi/litro, mentre nella minerale può arrivare fino a 50 microgrammi/litro. L’acqua minerale non è considerata dal legislatore un’acqua potabile, ma un’acqua terapeutica, in ragione di certe caratteristiche fisico-chimiche che ne suggeriscono un uso per fini specifici. Ma nelle etichette non vengono dichiarate tutte le quantità e, di fatto, chi acquista un’acqua minerale non è in grado di valutare se può bere o meno quel tipo di acqua in funzione del suo stato di salute.

Valore limite di alcune sostanze contenute nell’acqua potabile e nell’acqua minerale
Valori limite acque potabili
Decreto L. 31/2001
Valori limite acque minerali
Decreto 542/92 – Dm 31/05/2001
Arsenico totale (μg/l) 10 50
Bario (μg/l) 1
Cromo (μg/l) 50 50
Piombo (μg/l) 10-25 10
Nitrati (mg/l) 50 45-10
Alluminio (μg/l) 200 Nessun limite
Ferro (μg/l) 200 Nessun limite
Manganese (μg/l) 50 2000
Fluoruro (mg/l) 1,5 Nessun limite

I produttori tendono a mettere in evidenza sulle etichette la bassa concentrazione di determinate sostanze: la famosa acqua «povera di sodio» o quella «particolarmente adatta per la prima infanzia», ma nel caso in cui gli stessi valori siano presenti in una concentrazione molto alta (nel primo caso nonè adatta per chi soffre di malattie cardiovascolari, nel secondo può essere nociva per i neonati) non c’è nessun obbligo di scrittura.

Questa omissione risulta molto grave se si pensa che l’Italia, secondo i dati dell’OIFB (Osservatorio Internazionale Food Beverage Equipment), è il paese che beve più acqua minerale al mondo con 172 litri pro capite all’anno. Certo, il nostro paese ha dovuto applicare a partire dal 1o gennaio 2004 la direttiva 40 del 2003 che prevede dei limiti più severi per le sostanze indesiderabili o tossiche (anche se per quanto riguarda il nichel e il boro i produttori hanno avuto tempo fino a quest’anno per adeguarsi), ma di fatto la parola ‘arsenico’ sulle etichette delle bottiglie d’acqua non si è mai vista.

In realtà, la garanzia della qualità dell’acqua minerale non viene minimante scalfita da questi dati sicuramente allarmanti. In primo luogo, a causa della già citata sfiducia degli italiani nell’acqua di rubinetto, un fattore che ha avuto sicuramente la sua considerevole parte; in seconda battuta, perché l’approccio critico all’informazione in questo settore è messo a tacere dagli investimenti pubblicitari con i quali i grandi gruppi produttori sommergono i mass media. È lo stesso Altamore, in I padroni delle notizie (Mondadori, 2006), a spiegare come il successo della minerale sia determinato da «un’abile strategia di persuasione che ha portato molte marche ad affermarsi sul mercato puntando su qualità (illusioni) e attributi che hanno fatto breccia tra le scelte del consumatore». Il giornalista e scrittore, oltre a ricordare che il fatturato annuo del settore dell’acqua imbottigliata equivale alla metà del valore di tutto il mercato del ciclo idrico integrato in Italia (2,8 miliardi di euro nel 2002), descrive l’insieme dei produttori di acqua minerale come una delle lobby che gode di maggiori privilegi e coperture e propone addirittura una commissione parlamentare d’inchiesta sul peso di quest’industria sull’economia e sull’ambiente italiani, partendo ad esempio dall’«incredibile e paradossale situazione delle concessioni rilasciate agli stabilimenti per lo sfruttamento delle fonti, alcune delle quali in tutto simili a quelle che forniscono acqua potabile».

Al primo posto degli investimenti pubblicitari in Italia c’è Acque Terme Uliveto Spa (Roma), che nel 2002 ha impiegato un totale di 74.608.000 euro in pubblicità (fonte Nielsen). È chiaro che quello dell’acqua è un business a forte concentrazione industriale e finanziaria. La Nestlé e la Danone sono rispettivamente la numero uno e la numero due delle imprese mondiali d’acqua imbottigliata. Da sole rappresentano più del 30% del mercato mondiale. Con la mercificazione dell’acqua e la privatizzazione dei servizi, inoltre, si è creata molta confusione sui tipi di prodotto: potabile di rubinetto, purificata, naturale minerale, di sorgente, di falda, da tavola (tra le quali ricordo la nostrana Parmalat, indagata per falsa pubblicità: si lasciava intendere al consumatore che si trattasse di acqua minerale mentre in realtà era semplice acqua potabile).

L’acqua minerale dunque non solo non è più sana di quella del rubinetto, ma – come nota Riccardo Putrella, presidente del Comitato italiano del contratto dell’acqua – è certamente più cara. Citando solo il caso più clamoroso, un litro della francese Perrier costa quasi 3000 volte di più dell’acqua potabile di Milano. «Ci troviamo di fronte», spiega Putrella, «a un fenomeno di sfruttamento a fine di lucro di un bene demaniale che secondo quanto ha riconfermato la legge sull’acqua del 1994 (legge Galli) fa parte del patrimonio inalienabile delle regioni. Le regioni hanno ceduto il diritto di gestione delle acque minerali a delle tariffe ridicolmente basse». Arrivati a questo punto si può pensare che continuare a sottostare alle regole dei grandi gruppi sia ridicolo e che la soluzione ideale sia aprire il rubinetto ogni volta che si ha sete.

Anche sul fronte degli acquedotti c’è ancora molto da fare. Gianfranco Bologna, portavoce di WWF Italia, dichiara che sono necessari maggiori sforzi di protezione ambientale e un investimento che garantisca all’acqua di arrivare in modo sicuro al consumatore attraverso i rubinetti. Consultando la tabella riguardo alla concentrazione di nitrati (milligrammi/litro NO3) di alcuni acquedotti, elaborata dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia, si può leggere che il dato riguardo Parma è 27,3, che pone la città emiliana al 95º posto (quasi ultima in classifica). Probabilmente sulla scia di questa negativa situazione, il 28 ottobre 2008, l’Ato (Agenzia di Ambito Territoriale Ottimale per i servizi pubblici di Parma) ha definito e presentato il programma 2008-2012 degli interventi sulle infrastrutture che compongono il servizio idrico. Tra gli obiettivi è incluso «un miglioramento della qualità dell’acqua grazie a minori sprechi, una rete di acquedotti più efficace e depuratori più efficienti».

Un articolo pubblicato il giorno seguente su Repubblica.it poneva l’accento sul fatto che la provincia abbia difeso l’ampliamento dei pozzi per lo stabilimento della Norda a Bedonia e che, nello stesso periodo, abbia avvisato del fatto che, per far fronte alla scarsità dell’acqua causata dall’inquinamento delle falde acquifere, bisognerà sfruttare le risorse di superficie. Come recita il titolo, «nelle bottiglie l’acqua dei monti, nei rubinetti quella dei fiumi». Il gruppo Norda, già proprietario della Fonte Ducale di Trasogno, ha acquistato nel 2000 l’unità produttiva di Masanti di Bedonia (PR): situata alle pendici del monte Pelpi, riceve le acque di 4 sorgenti naturali che confluiscono nelle 3 linee di imbottigliamento, tra le quali San Fermo e Lynx. La decisione ha causato disappunto nel portavoce di Legambiente, sostenitore della necessità di frenare questo sfruttamento nell’interesse dei cittadini; inoltre ha messo in luce il problema di eventuali rischi di frane ‘storiche’ dalla montagna, sollecitate dalla intensa attività dello stabilimento.

Quello che però emerge da questo rapido sguardo sul nostro territorio è l’ennesima conferma di come gli interessi delle grandi aziende abbiano avuto, e abbiamo tuttora, la precedenza sulla qualità dell’acqua e sulla salute dei cittadini.

Circa l'autore

Lascia un commento

DAILY NEWS

CAMPIONI D SOSTENIBILITÁ

Raccontiamo storie di imprese, servizi, prodotti, iniziative che amano l’ambiente.
Sono storie di persone che guardano avanti. Che hanno lanciato startup, realizzato imprese di successo o si stanno impegnando in progetti di nuova generazione.

Uomini e donne convinti che un buon business deve essere sostenibile. In grado di promuovere un mondo e una società migliori.

Se ti riconosci in questa comunità e vorresti raccontare la tua storia contattaci.
Saremo onorati e lieti di ascoltarla e farla conoscere.
Contatto veloce:
WhatsApp : 328 6569148

Water Video Interviste

Caricamento in corso...
Choose your language »