
La ragazza che guardava l’acqua
La favola di un mostro marino e di una ragazza dai capelli rossi
di Francesca Recchia
È l’acqua che assorbe i sentimenti del «mostro». È l’acqua il rifugio del «mostro». È l’acqua la casa del «mostro». È un mostro marino il protagonista del racconto di Giorgio Faletti La ragazza che guardava l’acqua (Corriere della sera, 2007). Una favola fantasy che descrive i sentimenti anomali di un mostro e sottolinea la crudeltà del mondo umano.
In un lago vive un mostro marino. Spia gli umani, avverte le loro vibrazioni, invidia i loro colori sgargianti, adora le mele e soffre di non poter arrivare al di là delle montagne che si rispecchiano nell’acqua. Quando sente gli umani avvicinarsi si nasconde. Un giorno, per sua disattenzione, ha spaventato un bimbo, che invano ha tentato di convincere il papà di averlo visto. «Sapevo che gli umani erano un pericolo, che erano l’ostacolo fra me e la libertà che avrei potuto avere. Tuttavia non riuscivo a sentirli amici anche se sapevo che potevano diventarlo.»
Ma da qualche tempo un ragazza dai capelli rossi, sulle rive del lago, produce strane gocce di acqua, piange. Le vibrazioni della ragazza sono diverse da tutti gli altri uomini, e il mostro, coperto da un ramo, cerca di spiarla il più possibile. È incantato da lei e mette a rischio la sua incolumità pur di osservarla.
Giorno dopo giorno il mostro è incuriosito e affascinato dalla vita della ragazza, finché succede un evento imprevedibile, che porta il mostro a svelarsi per salvare la vita della ragazza. Da quel giorno, tra i due nascerà una complicità, senza parole, fatta di sguardi e carezze.
L’acqua, l’oro blu, si trasforma nel luogo di protezione di un «mostro buono», un mostro che ci difende dai pericoli. L’acqua da cui spiare la vita degli altri e l’acqua in cui nascondersi dagli occhi curiosi e invadenti degli umani. L’acqua rifugio per il mostro e luogo di contemplazione degli umani. L’acqua divertimento per gli umani e prigionia per il mostro. «Ci sono cose che sono così e non si possono cambiare. L’aria sta sopra il lago, l’acqua sta nel lago, e io sto sotto l’acqua del lago. E gli umani stanno lì, sulla riva, con le loro vibrazioni, le urla e i vestiti colorati.»
L’acqua come linea di confine, sancisce la differenza tra la diffidenza degli umani verso il mostro e la cattiveria tra i loro simili e la bontà del mostro verso gli umani deboli. «Ci sono mondi accanto al nostro, di cui non conosciamo l’esistenza. Esseri di cui non sospettiamo la presenza. Qualcuno li chiama ‹mostri›, perché la diversità fa paura… […]. Ma poi ci si rende conto che a volte i veri mostri, quelli più orribili e pericolosi, vivono in mezzo a noi, sembrano uguali a noi, vestono uguali a noi.»
Riferimenti bibliografici:
Titolo: La ragazza che guardava l’acqua
Autore: Giorgio Faletti
Casa editrice: Corriere della Sera
Collana: Corti di carta
Anno: 2007
Pagine: 59
Il racconto si trova anche all’interno del libro Pochi inutili nascondigli di Giorgio Faletti
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