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Canali, bacini e minicentrali

Un convegno a Giarola

di F.F.


(fonte immagine)

«Canali, bacini e minicentrali: convenienze economiche e ragioni ambientali». Questo il titolo del seminario organizzato il 3 dicembre a Giarola (Collecchio) da Parco del Taro, Legambiente, ARPA e Provincia di Parma, nell’ambito del Premio Internazionale Scritture d’Acqua.

Un’occasione utile per confrontarsi sui temi della gestione idrica, delle strategie adottate dal PTA (il piano provinciale di Tutela dell’Acqua) per trattenere l’acqua e ridurre le perdite, degli interventi e delle infrastrutture da realizzare in un contesto già molto critico per quanto riguarda la qualità ecologica dei corsi d’acqua e la loro portata.

Nell’introdurre l’incontro, il Presidente del Parco Fluviale del Taro Mauro Conti ha affermato l’importanza di un corretto uso del territorio, sostenendo che non ci si può attivare solo di fronte alle emergenze o muoversi quando c’è troppa acqua o troppo poca. È necessario pianificare per tempo, progettare, conoscere le criticità del territorio e dei corsi d’acqua monitorandole e classificandole con nuovi metodi, come ad esempio l’Indice di funzionalità fluviale.

Di qualità dei corsi d’acqua hanno parlato Chiara Melegari e Ida Scotti di Arpa, presentando una analisi sullo stato ambientale del Canale Naviglio. Una indagine significativa, che ha messo a una lunga serie di dati storici sulle pressioni e le criticità del canale, in gran parte dovute agli scarichi provenienti da insediamenti abitativi e/o artigianali.

Claudia Dell’Orefice, Lara Lori e Davide Dallatomasina, volontari in servizio civile presso Legambiente, hanno illustrato i risultati di una indagine storico-ambientale sul canale Maggiore. Filo conduttore della ricerca, che non è esente da sollecitazioni e proposte di valorizzazione della via d’acqua, sono i percorsi nel verde che costeggiano il canale, dalla presa nel Torrente Parma a monte di Lesignano fino al suo ingresso in città. Attraverso un itinerario virtuale, la descrizione dei luoghi è l’occasione per riscoprire vecchi mulini, chiaviche e derivazioni, infrastrutture storiche ancora funzionanti, ed anche ambienti a tratti ricchi di vita e di naturalità.

Importante il contributo dato alla ricerca dalla naturalista Barbara Gandolfi e da Chiara Melegari di Arpa, che attraverso l’applicazione dell’Indice di funzionalità fluviale, hanno concorso a fornire un quadro d’insieme dello stato «ambientale» del Canale, che nel tratto analizzato (quello intermedio) presenta caratteristiche di qualità piuttosto mediocri. L’Indice IFF prende in esame gli aspetti geomorfologici di un corso d’acqua, la sua portata, la naturalità della sezione, la presenza di fauna ittica e di piante acquatiche.

È stata poi la volta dell’Ing. Ilariuzzi, che ha illustrato l’ipotesi di realizzare alcune mini-centrali idroelettriche sul Canale Naviglio, utilizzando i salti d’acqua già esistenti e procedendo al parziale recupero di vecchie strutture oggi dismesse. Una delle ipotesi emerse è quella di realizzare un nuovo impianto in grado di produrre 156 Kw nella zona di Collecchiello. Una proposta interessante, che sembra muoversi in controtendenza rispetto ai troppi progetti che, anche nella nostra provincia, non tengono in conto l’impatto ambientale di nuove opere, incardinati su vari interventi, dai prelievi d’acqua eccessivi alla riduzione del deflusso minimo vitale, dalla realizzazione di nuove briglie e manufatti in cemento armato alla compromissione di ambienti appenninici di grande pregio.

Di bacini irrigui ha infine parlato Amilcare Bodria, direttore del Consorzio di Bonifica Parma, che ha mosso dall’assunto che il settore agricolo sia tra i più esposti ai cambiamenti climatici, essendo strettamente dipendente dalla disponibilità d’acqua. Per evitare scenari di crisi dovuti a periodi di siccità, Bodria ha sostenuto la necessità di realizzare nuovi invasi per trattenere l’acqua, e in tal senso ha illustrato il progetto che prevede la costruzione di quattro bacini artificiali a Ramiola, nel Comune di Medesano. Gli invasi verranno riempiti «a cascata» durante il periodo invernale, per poi rilasciare acqua ad uso irriguo nei periodi estivi, senza alcun ricorso a pompe o idrovore.

Molti, dunque, gli spunti e le sollecitazioni emerse dalla discussione e altrettanti i punti di vista che non sempre si sono incontrati. Dimensioni degli interventi, scelte progettuali, compatibilitaà ambientali, trasparenza dei percorsi rappresentano ancora oggi delle variabili importanti rispetto a scelte che, almeno sul piano teorico, possono trovare unanime condivisione. Il convegno è stata una prima occasione per poterne parlare.

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