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Malattie legate all’acqua, un pericolo anche europeo

L’Italia presiederà nell’autunno 2009 la prossima conferenza europea sul controllo delle acque

di Fabio Di Benedetto

Da Agosto una tragica epidemia di colera sta infettando lo stato africano dello Zimbabwe, che attualmente conta già quasi 2000 morti e più di 40.000 casi di contagi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità i casi d’infezione potrebbero raggiungere in poco tempo le 80.000 unità e mettere quindi a rischio di contagio la metà del Paese, che fatica a trovare soluzioni adeguate per arginare il problema ma soprattutto per combatterlo definitivamente. In effetti già in passato lo Zimbabwe ha dovuto confrontarsi con epidemie di colera senza risolvere mai del tutto la questione: nonostante infatti il colera sia considerata malattia endemica in questa regione, e anche se sforzi umanitari e aiuti economici sono stati profusi a livello internazionale, spesso l’ostacolo maggiore alla concretizzazione di tale sostegno è stato rappresentato proprio dal governo locale.

Il virus che provoca il colera è diffuso globalmente, ma infetta in particolare l’Africa per il 94% dei casi. La causa principale della sua diffusione sono l’alto tasso d’inquinamento dell’acqua utilizzata per bere e per l’igiene personale e la scarsa presenza di strutture sanitarie adeguate. Purtroppo si tratta di un tragico circolo vizioso: i Paesi con i governi meno attenti ai bisogni della loro popolazione sono quelli a maggior rischio di contaminazione, l’alta probabilità di diffusione delle malattie affetta anche l’economia locale impoverendo un mercato già fortemente scarso di risorse e ad alto rischio di corruzione e malgoverno.

In tutto il mondo 1.2 miliardi di persone non hanno accesso a fonti di acqua potabile pulita e in 2.4 miliardi non possono usufruire di un adeguato sistema di sanificazione. Le malattie portate dall’acqua inquinata o non purificata, oltre al colera, sono numerose e ogni anno piì di 2 milioni di persone, perlopiù bambini, sono vittime di tali patologie. Il virus della malaria è oggi nel mondo la prima causa di morte fra le malattie portate dall’acqua.

Mentre siamo però abituati a considerare il rischio di contagio di tali virus come una questione a noi lontana e relegata ai Paesi più poveri, non ci accorgiamo per esempio che nel 1993 a Milwakee (USA) 400.000 cittadini si sono ammalati bevendo acqua potabile infettata dalle cisti del virus criptosporidio virus criptosporidio, oppure che nel 2000 a Walkerton (Canada) 2.300 persone sono state infettate nello stesso modo dal virus dell’Escherichia Coli. Potrebbe essere un ulteriore campanello d’allarme proprio per il nostro Paese la recente diffusione nelle regioni italiane della cosiddetta «zanzara tigre», insetto originario del sud-est asiatico e portatore del virus Chikungunya. Non ci facciamo caso e non siamo informati, ma purtroppo sono soprattutto i cambiamenti climatici, uniti alle migrazioni e alla crescita della popolazione, la maggior causa proprio della diffusione di organismi patogeni che popolano l’acqua nei paesi più industrializzati. Tali microorganismi tendono inoltre a sviluppare una crescente resistenza immunitaria ai disinfettanti. In Europa, secondo la commissione economica dell’ONU per l’Europa, circa 120 milioni di persone non hanno accesso ad acqua potabile sicura: il 16% delle abitazioni europee, in maggior parte Paesi dell’Europa centrale e orientale. Non ci facciamo caso, non siamo informati ma circa 13.000 bambini sotto i 14 anni sono ogni anno vittime di malattie legate all’acqua in Europa. Mentre nei Paesi dell’Europa orientale il principale motivo di tale piaga è la pessima condizione di pozzi e scarichi fognari, nella nostra regione il pericolo maggiore proviene dai futuri cambiamenti climatici. Tali mutamenti provocano infatti in tutta Europa le condizioni adatte alla diffusione dei virus provenienti dall’acqua: è prevista in futuro una maggior frequenza di precipitazioni sempre più burrascose, siccità nelle regioni mediterranee e l’innalzamento della temperatura di laghi, fiumi e mari.

Molti corsi d’acqua attraversano più di uno Stato, il problema è comune e necessita del concorso di tutti i Paesi comunitari. A tal proposito è in atto dal 1999 una convenzione internazionale che intende dare un forte impulso alla cooperazione fra Stati in merito al controllo delle acque. Si tratta del Protocollo sull’acqua e la salute e rappresenta il primo sforzo europeo per combattere congiuntamente le malattie legate all’acqua. L’Italia ha firmato il trattato ma non lo ha ancora ratificato. Esso prevede un maggiore controllo delle malattie legate all’acqua e la standardizzazione dei dati raccolti. Purtroppo infatti il registro delle malattie riscontrate è del tutto carente rispetto al numero di malattie effettivamente rilevate sul territorio. O si terrà a Parma nell’Ottobre del 2009 e sarà organizzato dall’OMS in collaborazione col Comitato Europeo Ambiente e Salute. L’Italia presiederà l’assemblea e dovrà farsi carico di una grande responsabilità. Nonostante si stia portando all’attenzione internazionale la rilevanza del tema, si parla ancora delle malattie legate all’acqua come un pericolo soprattutto per i bambini ma, forse per prudenza, si fatica ad ammettere che la questione riguarda tutti quanti.

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