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I partigiani dell’acqua

A Piacenza è attivo un comitato per la difesa dei fiumi e torrenti locali

di Davide Fantini


(fonte immagine)

«Una delle valli più belle del mondo»: così il premio nobel Ernest Hemingway definì la Val Trebbia durante un suo passaggio in terra piacentina. Se sia storia o leggenda poco importa, soprattutto per i piacentini, che da sempre hanno un legame speciale con questa valle. Durante l’estate tutto il corso del fiume Trebbia si popola di bambini e genitori, in cerca di un fresco riparo contro l’afa della pianura.

Ma dal 2007 un progetto della regione Emilia Romagna prevede l’intubazione delle acque di fiumi e torrenti, tra cui il Trebbia e altri fiumi locali come Nure e Aveto, e la loro messa in stress idrico per diversi chilometri, nonché la realizzazione di infrastrutture quali strade di accesso, traverse, condotte forzate e gallerie. L’intervento lascerebbe in secca 20 km del Trebbia e la costruzione di nuove centraline idroelettriche avrebbero un forte impatto ambientale.

La risposta dei piacentini non si è fatta attendere. Pochi mesi dopo la pubblicazione del progetto è nato il «Coordinamento di difesa Trebbia, Nure, Aveto». Il comitato, chiamato anche «No Tube», è costituito da un insieme di liberi cittadini e associazioni, uniti allo scopo di informare l’opinione pubblica riguardo ai pericoli che minacciano gli ambienti fluviali della provincia di Piacenza e di promuovere iniziative per preservare il patrimonio naturale degli alvei e delle aree limitrofe. In particolare, il coordinamento si oppone al progetto regionale sull’intubazione delle acque locali perché, oltre al danno ambientale, nessun vantaggio in termini economici ed occupazionali ricadrebbe sulle popolazioni locali.

«No tube» è molto presente sul territorio e grazie alla raccolta di numerose firme ha potuto conseguire notevoli risultati. Un’importante vittoria del comitato è stata l’approvazione, il 23 settembre 2008, da parte del Consiglio regionale, della mozione presentata dai gruppi politici Verdi, Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica e Partito Democratico su proposta del coordinamento. La mozione chiede che gli impianti siano localizzati dove l’impatto ambientale sarebbe minore, come strutture già esistenti e canali artificiali, e che il progetto non entri in contrasto con il piano regionale di tutela delle acque che pone obiettivi di miglioramento per ogni corso d’acqua. Una delegazione del comitato è stata anche ricevuta dal Presidente dell’Assemblea regionale, segno forte della volontà di vigilare sulla mozione presentata e accolta e sulla conseguente adozione di una direttiva che effettivamente rispetti il suo testo.

A questo scopo è stata consegnata all’assessore regionale all’Ambiente e allo Sviluppo sostenibile, Lino Zanichelli, una mappatura riguardante la provincia di Piacenza in cui il gruppo tecnico del comitato individua le zone ritenute idonee, cioè quelle in cui gli impianti provocherebbero il minor danno all’ambiente, e quelle non idonee, cioè le zone in cui gli impianti andrebbero a incidere in maniera irreparabile sull’ambiente e sull’ecosistema fluviale.

Dall’ottobre 2008 «No tube» è diventato regionale: oltre a quello di Piacenza, infatti, sono nati altri comitati che hanno gli stessi scopi e si sono riuniti sotto il nome «Comitato difesa fiumi Emilia Romagna». Il suo compito in prospettiva sarà comunque sempre lo stesso: controllare le deliberazioni degli organi istituzionali competenti circa la difesa dei fiumi Trebbia, Nure e Aveto e di tutte le tematiche ambientali e del territorio locali.

Per chi volesse saperne di più, il sito internet del comitato è www.notube.it.

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