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Acqua e Alpi: una storia agli sgoccioli?

di Alberto Rugolotto


Nei prossimi anni l’acqua diventerà un bene sempre più prezioso. In alcune circostanze lo è tuttora. Molti dei torrenti e dei fiumi dell’arco alpino sono a rischio siccità a causa del cambiamento climatico e dell’utilizzo spropositato delle risorse idriche per la produzione di energia elettrica, per l’agricoltura e per il turismo. La situazione è particolarmente grave sul versante meridionale della catena montuosa.

L’acqua è da sempre uno degli elementi caratteristici e imprescindibili dei paesaggi montuosi di ogni tempo e di ogni luogo. Chi non ha mai ammirato stupefatto i torrenti che scorrono nei meandri delle pareti alberate per poi espandersi e rilassarsi nella vallate sottostanti. Chi non è mai rimasto impietrito di fronte ai vortici impetuosi e fumosi di piccole e grandi cascate. Chi, più semplicemente, non è mai andato a sciare durante i weekend lontano dal trambusto di città e lavoro. Chi non ha mai rimirato da lontano le cime imbiancate da neve e ghiacciai.

Bene, questa storia d’amore tra montagna e acqua potrebbe incrinarsi fino alla rottura. Almeno sulle nostre care Alpi italiane. A lanciare l’allarme è la Convenzione delle Alpi a Bolzano, che nella sua relazione dedicata all’acqua spiega la necessità di un deciso cambiamento di rotta nella gestione delle risorse idriche alpine. Molti torrenti e fiumi sono a rischio siccità a causa del cambiamento climatico e dell’utilizzo spropositato delle risorse a disposizione. Marco Onida, segretario generale della Convenzione, ha tracciato le linee di una situazione che non è drammatica, ma che senza le giuste contromisure potrebbe diventarlo. Ha citato ad esempio il caso della Valtellina, dove il 90% dei corsi d’acqua viene sfruttato per la produzione idroelettrica, provocando la ferma opposizione della popolazione locale che ha evitato la costruzione di nuovi impianti lungo i pochi torrenti che ancora conservano condizioni di naturalità.

L’attenzione è stata puntata anche sulla caratteristica delle lpi come fondamentale serbatoio idrico anche per zone che si trovano a centinaia di chilometri di distanza, e di corsi d’acqua, come il Po, che in alcuni periodi dell’anno vedono l’80% delle loro acque provenire da lassù.

Insomma, secondo gli esperti sarà proprio una decisa lotta per le risorse idriche tra agricoltura, turismo e industria a caratterizzare il futuro più immediato: può essere soltanto una gestione integrata e razionale dell’equilibrio idrico dei bacini, comprese le acque dei ghiacciai e quelle stanziate dalle grosse dighe delle Alpi, a poter prevenire o comunque mitigare efficacemente le conseguenze di una scarsità d’acqua che può farsi sempre più costante.

(Fonte: Ansa)

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