
La rosa riposa, il tulipano lavora
di Vita
Tempo di bilanci nel giardino d’autunno. Le rose, quest’anno, sono andate piuttosto bene, vista l’abbondanza d’acqua della prima parte dell’anno. La calura estiva però non ha tardato a far sentire tutto il suo ardente bollore, specialmente alle piante in vaso, come la rosa Papi Delbard, una rampicante dall’aria sfacciatamente aristocratica, che vive da tre anni in un capiente vaso presso il porticato della mia casa. Resistente alle condizioni più disagiate e siccitose, come promesso dal catalogo del vivaista, è copiosamente fiorita in maggio, concedendo un bis verso fine settembre. Un turbine di arancio, giallo albicocca, pesca, colore in evoluzione con l’apertura di fiori stupendi debordanti di petali. Il caldo ha tiranneggiato la Papi Delbard, imponendo la sola durata giornaliera ai fiori. Peccato! Si dovrà attendere il prossimo maggio per deliziarsi con il loro odoroso cocktail fruttato.
Anche il lettore, complice la stagione favorevole, può preparare questa delizia per il suo terrazzo oppure per un gazebo in piena terra: Papi Delbard è l’ideale per gli ingressi, accoglie gli ospiti con colori caldi e un profumo fresco e indimenticabile. Insomma, promesse mantenute da questa stupenda rosa francese creata di recente – solo nel 1995 – dauno dei più prestigiosi rosaisti che l’ha dedicata al patriarca della sua famiglia di giardinieri. Mi si farà notare che non si tratta di una rosa storica, ma a volte il progresso è utile anche alla botanica, che ringrazia con fioriture più abbondanti o fiori più grandi. E poi il suo ibridatore la vede ideale per un English Cottage Garden: certamente sarebbe piaciuta a Victoria Sackville West. Oltre alla passione per i viaggi e la scrittura, adorava le rose francesi, e ha segnato un vero primato nell’innovazione del giardino all’inglese.
Ora che anche la Papi Delbard sta rilasciando le foglie, non c’è più molto da fare in giardino: nei prossimi giorni dovrò proteggere il vaso con una materassino di lana di roccia o del feltro e rincalzare il colletto della pianta con del terriccio asciutto, per difenderne le parti più delicate dal rigore delle gelate padane. Poi buonanotte: la rosa riposa fino a primavera.
C’è spazio ora per pensare al futuro del giardino. Se si desidera il risultato di una primavera artistica garantita e servita sul vassoio d’argento, il consiglio è di votarsi alle bulbose. Ora è il momento giusto per metterle a dimora. Ce ne sono di tutti i tipi, precoci, tardive, colorate, tenui, alte, basse. Si tratta di bucaneve, campanellini, crocus, narcisi, muscari, allium, iris, freesie, ma soprattutto tulipani. Più che la natura, sui tulipani, come per le rose, si è sbizzarrita la creatività umana e la capacità di generazioni di ibridatori che dalle specie botaniche hanno ottenuto bulbi di tutti i tipi e colori, una vera tavolozza da cui attingere per dipingersi un giardino su misura. Una multiforme policromia che vira dal candido White Emperor al tetro Queen of night. Nel mezzo tutte le tonalità umanamente immaginabili!
Con le bulbose, poca fatica sul campo e risultato pressoché garantito. Se i bulbi acquistati sono di buona qualità, se la dimora scelta è in posizione soleggiata, con un terreno abbastanza morbido e drenato, perfino in vaso o in giardini rocciosi, le bulbose inizieranno subito a lavorare, fabbricando radici nel mondo infero per darsi stabilità e innalzare germogli carnosi verso il mondo etereo. Ogni bulbo racchiude potenzialmente tutte le sostanze necessarie per arrivare al fiore: come trova di che nutrirsi il superbo giglio marittimo (Pancratium maritimum) sull’arida duna sabbiosa lungo la spiaggia mediterranea? Semplicemente conserva nel suo bulbo, dalla stagione scorsa, ciò che serve per poter giungere di nuovo al fiore; se poi anche la stagione in corso è generosa, fornirà nutrimento da immagazzinare per il prossimo anno. Questa bella bulbosa spontanea e mediterranea, la cui esistenza è minacciata dalle violenze perpetrate dall’uomo all’ambiente in cui vive, si comporta esattamente come le bulbose da giardino: si tratta di piante-cammello dove la gobba è il bulbo, un ingrossamento del fusto che permette di trattenere sostanze nutritive per l’anno successivo.
Ma se è meglio lasciare alla natura e agli esperti la coltivazione delPancratium maritimum, i giardinieri nostrani possono rivolgersi al mare di bulbi in commercio. Il consiglio è di non affidarsi ai corrivi miscugli di bulbi, del tipo centobulbidiecieuro. Occorre il tempo per procedere con più grazia e maggiore ricercatezza. Si osserva, si annota di ogni bulbo l’epoca di fioritura, l’altezza della pianta adulta, il colore: solo così e con un po’ di pazienza è possibile una vera progettazione a tavolino delle aree che verranno piantate a bulbi. Si posizioneranno poi nel luogo più vicino all’osservatore i bulbi di piante più basse, abbinando i colori in modo da dipingere come veri artisti la propria bordura, scegliendo uno o alcuni colori in modo armonico o complementare. Il miglior risultato lo si ottiene piantando bulbi che fioriscano in successione: da febbraio in poi, ogni giorno di primavera sarà un continuo sbocciare e un risveglio di tutto il giardino con gli abbaglianti o romantici colori delle bulbose.
Gertrude Jekyll, celebre giardiniera inglese e vera artista nella progettazione di bordure, ha chiaramente indicato nella sua letteratura il trattamento da riservare alle bulbose: una volta appoggiati i bulbi dormienti sul fondo della buca predisposta, scrive Gertrude, vanno ricoperti e pressati col tallone dello stivale. Un maltrattamento salutare che richiede al bulbo una pronta risposta. In cambio, questo da inizio al lavorio per la vita, in vista della primavera.
Se si piantano tulipani, occorre ricordarsi che questi bulbi sono appetiti dai roditori, che sanno scavare per estrarli e cibarsene. Allora un piccolo trucco che fungerà da deterrente antiratto (a meno che il lettore appartenga a quella fortunata razza che possiede un giardino in luoghi incontaminati dove oltre alle pantegane vivono altri più graziosi roditori), è quello di piantare gustosi bulbi di tulipano alternati a bulbi di narciso, che essendo velenosi, allontanano i commensali. Come a dire… non c’è trippa per… ratti!
A questo punto non resta che sfogliare il catalogo di qualche buon vivaista, frequentare qualche fiera a tema, magari quelle che propongono le varietà antiche o rare. Alla passione per il giardinaggio si sommerà quella per la storia delle bulbose, specie per quella del tulipano. Pare infatti che in Olanda alle soglie del XVII secolo avvennero le prime importazioni dalla Turchia, suo paese d’origine. In breve il tulipano divenne bene di lusso, un must per ogni bravo olandese middle class. Si arrivò a scambiare un bulbo Semper Augustus per terreni o capi animali, oppure a venderlo per vere fortune. Bulbi di tulipano erano contrattati nelle borse valori di molte città olandesi. Dove c’è borsa c’è speculazione: in molti fecero fortuna, tant’è che si parla di una vera e propria bolla speculativa. Le bolle esplodono: quella del tulipano in Olanda lo fece verso la metà del secolo, mandando in rovina moltissimi ‘investitori’ dell’epoca. Che dire… Tulipa docet!
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