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Editoriale

di Giorgio Triani

«Quasi, quasi mi faccio uno shampoo»: cantava Giorgio Gaber. E quel refrain canoro viene riproposto nella nuova rubrica che inauguriamo in questo numero: Navigazioni. Ovvero notizie che andremo a cercare sulla rete. Forti della convinzione che su Internet c’è e si trova di tutto e di più. Però troppo. Perché i siti sono ormai milioni. Perché quelli che erano i limiti della scarsità, della penuria sono diventati quelli della sovrabbondanza, dell’eccesso. Ma il risultato, paradossalmente è lo stesso: non avere ciò che serve o di cui si ha bisogno. Sentirsi smarriti. Naturalmente questo è un problema che attraversa nella sua interezza e complessità l’intera società. Ma noi, qui, cercheremo solo di individuare e selezionare fatti e notizie degni di essere sottratti all’enorme e incessante fluire dell’informazione on-line. E in quest’opera di filtraggio facciamo conto anche sulla collaborazione di chi ci legge.

E questo è il secondo punto che ci sta a cuore: fare di Water(on)line un giornale sempre più condiviso: nello spirito migliore della community. Fateci sapere, comunicateci ciò che pare a voi degno di essere segnalato e fatto conoscere: si tratti dell’iniziativa istituzionale di un Consorzio o di un Ato, di una mostra o di un ristorante dove si mangia molto bene e si spende il giusto. Anche perché in questo caso siete perfettamente sintonizzati con lo spirito di una rubrica che faremo partire nel prossimo numero: «Pescato in città» , ossia ristoranti e trattorie che propongono menù di pesce degni di essere segnalati. Se di solito andate o vi siete imbattuti casualmente in un locale, di grande città o piccolo paese, dove si mangia dell’ottimo pesce (anche d’acqua dolce) ricordatevi di noi. Mandateci 15/20 righe, magari con la foto e le informazioni essenziali: dove, menu e prezzo.

Sempre nello spirito della community si situa la rubrica «Il giornale dei giornali». Anche qui se, nei e sui giornali che di solito leggete o che casualmente vi capita di leggere, vi trovare di fronte ad articoli a vario titolo interessanti mandateci una segnalazione. Soprattutto se si tratta di notizie locali, sulle quali abbiamo serie difficoltà ad accedere, nonostante siano per noi importanti. Considerato che nel giro di quattro numeri abbiamo messo assieme un pubblico che si distribuisce sull’intero territorio nazionale. E non solo, visto che abbiamo cominciato a mandare l’email di presentazione del numero in uscita ad associazioni e istituzioni europee. Anche per questo dal numero scorso essa è in italiano e in inglese. Mentre dal prossimo numero Water(on)line conterrà anche titoli e sintetici sommari degli articoli in inglese.

Un’ultima serie di considerazioni servono anche a rispondere a quanti ci dicono che dovremmo essere più o meno specialistici. Come sempre il mondo è bello perché è vario e contrario. Il tema dell’acqua infatti ci obbliga a essere fedeli alla mission editoriale originaria.Ma è altresì vero che parlando d’acqua si può parlare di tutto. Come peraltro abbiamo già fatto e come faremo. Visto che se non mancano grandi temi specifici, come le privatizzazioni dell’acqua pubblica o il dissesto idrogeologico del paese, culminato nella recente tragedia del messinese. Ma nemmeno mancano manifestazioni di costume che toccano grandi questioni politiche o temi cruciali della convivenza e del dialogo fra culture diverse. Nel primo caso vien da pensare alle vicende delle escort infilatesi nella residenza romana del nostro presidente del consiglio. Giovani e belle donne che come prova della loro presenza hanno fotografato e si sono fatte fotografare in bagno. Nei lussuosi bagni di Palazzo Grazioli. Uno scandalo deflagrato con Annozero di Santoro, che ha fatto scrivere a Filippo Ceccarelli, brillante notista di costumi politici su la Repubblica: «Bagni di folla e bagni presidenziali, debitamente violati. Servizi igienici e servizi segreti, a vuoto. Cessi, ecessi e riflessi di una scena chiusa a chiave, però visibile a tutti».

Il caso invece delle donne islamiche a cui è stato vietato di bagnarsi in una piscina di Verona perché indossavano il burkini sollecita una molteplicità di questioni. A partire dalle assonanze fra burkini e bikini, che pure designano due costumi da bagno agli antipodi, per approdare alle somiglianze che ci sono fra la bagnante islamica d’oggi e la bagnante occidentale e italiana d’inizio secolo scorso. Entrambe sono infatti ‘vestite’ da bagno. Si può ovviamente riflettere sul secolo che le separa, praticamente da ogni punto di vista, anche ideologico. Ma se non ci si limita ai luoghi comuni e alle evidenze più immediate, la riflessione sui corsi e ricorsi storici può diventare molto interessante. Se qualcuno vuole cominciare esprimere le personali opinioni… siamo pronti a ospitarle.

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