
Dalle stelle alle… rose
di Vita
Passando per il famoso viale di una grande città, accanto ad un grande centro giardinaggio, uno striscione pubblicitario invitava i clienti alla sensazionale presentazione dei «nuovi ciclamini brevettati»: non saprò mai quale tipo di fiore, forse fosforescente, possa aver indotto l’ibridatore a brevettare i suoi «nuovi ciclamini». Non sono forse scesi a sufficienti compromessi con l’uomo, i comuni ciclamini, fiorendo fuori periodo in ambienti ostili come le nostre case e rinunciando al profumo? Non sono abbastanza pompati da non resistere a quattro gocce d’autunno, se posti in esterno?
Al centro giardinaggio, però, lo striscione pubblicitario di dicembre brulicava già di Poinsettie in tutte le tinte, le comuni Stelle di Natale (Euphorbia pulcherrima). Singolare esperienza la visita a questi megacentri per giardinaggio e compendi, dove squali dei mari del sud soggiornano inconsapevoli accanto a piante pseudo-caraibiche travestite da babbonatale.
Amenità a parte, una Stella di Natale non può proprio mancare in questo periodo dell’anno. Ma facilmente, a meno che il lettore non sia un esperto, la osserverà con mestizia cedere le foglie una ad una, poco dopo le feste, anche perché risulterà impensabile esporla ai rigori degli inverni di pianura. Una Poinsettia immigrata in Valpadana, si sa, diviene specie d’appartamento e inoltre piuttosto esigente. Umidità, una certa dose di buio, sono ciò che desidera, tutto il contrario delle nostre case d’inverno. Si dovrà attendere la stagione più temperata per esporla in giardino, ma sarà difficile ottenere una nuova fioritura accettabile per il Natale successivo: vuole un sapiente dosaggio di luce e buio, da lasciare ai vivaisti. Pare provenga dal Messico, dove produce arbusti alti anche 5 metri. L’impronunciabile nome di «Cuetlaxochitl» della lingua indigena, nasconde riferimenti al sangue sacrificale espresso dal rosso delle sue brattee (le foglie cremisi che circondano i piccoli insignificanti fiori gialli): conosciamo tutti le truculente abitudini religiose azteche!
Tale Joel Robert Poinsett, ambasciatore statunitense, apprezzò la fiammeggiante bellezza di questi falsi fiori, usati come decoro natalizio della chiesa nel convento francescano di Taxco: ne portò in dono agli amici giardinieri al suo rientro in USA, dando origine all’invasione mondiale di questa pianta, che per gli occidentali da allora prese il nome del suo ottocentesco scopritore.
Dopo aver rapinato ai messicani i potenziali guadagni dalla diffusione mondiale di questa pianta associata all’uso consumistico del Natale, gli ibridatori occidentali ne hanno ricavato anche interessanti varietà bianche e rosate ma, diciamocelo: che Natale sarebbe con una Stella di Natale rosa?
Cosa avrebbero mai fatto i lettori giardinieri in assenza di questa rossissima natalizia delizia? Forse si sarebbero rivolti alla rustica e candida meraviglia di Helleborus Niger, una bella ranuncolacea dai grandi fiori bianchi e dalle eleganti foglie palmate che, si veda un po’, fiorisce proprio attorno a Natale. La «Stella di Natale» europea, si chiama comunemente «Rosa di Natale», pianta spontanea, rara e protetta, che possiamo incontrare nelle Alpi orientali e nell’Appennino del centronord. Poche piante da esterno fioriscono in questa stagione, pertanto Helleborus Niger viene anche coltivata per i giardini, dove resiste al gelo e all’ombra parziale. Pianta estremamente velenosa secondo l’uomo odierno, da evitare per il difficile dosaggio dei suoi principi attivi, veniva invece usata nella Grecia antica per curare le malattie mentali, tanto che il termine «elleboriao», usato per esprimere la pazzia coincide con quello che denomina la pianta, all’epoca spontanea in Anticira di Focide.
Meno pericolosa secondo la tradizione inglese: ridotta in polvere e sparsa davanti al cammino, pare renda invisibili come il manto magico di Harry Potter! Il lettore potrà quindi scegliere tra una comune caraibica Stella di Natale o una nostrana, magica e insolita Rosa di Natale.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.