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Acqua pubblica o privata?

A Cremona si muovono cittadini e sindacato

di Giorgia Cipelli


(fonte immagine)

Acqua pubblica o privata? Il dibattito è aperto. Politici, media e cittadini si stanno dedicando al tema con grande interesse, schierandosi dalla parte dell’uno o dell’altro fronte. Ma anche il mondo sindacale si muove. E vuole far sentire la propria voce.

Marco Arcari, responsabile Filcem-Cgil di Cremona, vuole precisare la posizione della sua sigla sindacale. Privatizzazione sì o privatizzazione no? La risposta è no. Anche se le aziende della zona sono fondamentalmente sane e non correrebbero alcun rischio. Perché allora questa opposizione? «Parlare di privatizzazione è sbagliato – sostiene Arcari – perché ciò che si vuole dare ai privati è la gestione del servizio, da affidare a società che possono essere cedute fino a un massimo del 40% delle azioni. Questo non significa essere aprioristicamente contrari ai privati. Ma, ovviamente, chi entrerà nel settore lo farà allo scopo di guadagnare. Chi investe risorse proprie nell’azienda, alla fine imporrà dove dirottare gli investimenti e lo farà nella direzione che garantisce maggiori entrate. È naturale che sia così».

D’altro canto, proprio la ricerca dei profitti potrebbe dare l’input ad apportare migliorie. «Sì, i modelli di gestione sono perfettibili, ma il servizio erogato finora su tutto il territorio provinciale è di qualità. Si può sicuramente migliorare il sistema ma senza cederlo ai privati».

Sul tema dell’acqua si tornerà a parlare ancora molto nei prossimi anni. Nella sola provincia di Cremona sono previsti 500 milioni di euro da spendere in trent’anni. Per questo motivo «dobbiamo rilanciare il ruolo dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale – conclude il sindacalista della Cgil – per dare ai 115 Comuni della provincia una concreta possibilità di partecipazione democratica che consentirebbe di stabilire come condurre in porto gli investimenti. Sull’acqua si giocherà una partita molto importante a livello locale e ritengo debba essere sempre tenuto presente il vero obiettivo, ovvero soddisfare l’utente finale. Si aprirà la strada ai privati: noi chiediamo chiarimenti, vogliamo sapere perché, con quale scopo e in base a quale utilità per i cittadini».

Ma a Cremona anche dai cittadini si leva la protesta. Qui si è formato il Comitato Acqua Pubblica, che ha avviato una campagna di sensibilizzazione e raccolta firme nelle strade più frequentate del centro città: «Contro questo autentico scempio di democrazia – tuonano – chiamiamo a raccolta i cittadini per proseguire, anche nella nostra città, la mobilitazione ormai avviata in tutta Italia. Per riaffermare che il servizio idrico integrato è un servizio privo di rilevanza economica, perché l’acqua non è una merce e, come tale, non può essere sottomessa alle leggi di mercato e della concorrenza».

I membri del Comitato Acqua Pubblica rincarano: «Le esperienze italiane ed estere di privatizzazione si sono rivelate dei fallimenti per la qualità del servizio e per le ‘mazzate’ economiche con pesanti ricadute sui portafogli dei cittadini. Con la nostra azione, vogliamo riaffermare che la proprietà delle reti e la gestione del servizio devono essere totalmente pubbliche e devono competere esclusivamente agli enti locali tramite enti di diritto pubblico, che prevedano forme di partecipazione democratica attiva dei cittadini».

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