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Energia nucleare, acqua, inquinamento e popolazione

di Ugo Zanetti


(fonte immagine)

II Governo ha dettagliato i criteri per l’installazione delle Centrali Nucleari, che dovrebbero situarsi in zone a scarsa densità di popolazione. L’Italia è una penisola circondata da arcipelaghi di piccole isole, scarsamente popolate o completamente disabitate, che potrebbero quindi soddisfare tale requisito. Tramite elettrodotti sottomarini, l’energia prodotta sarebbe facilmente trasportabile verso le coste della penisola, ove sono situate le più importanti agglomerazioni urbane ed industriali.

Le scorie nucleari potrebbero venire interrate nelle stesse isole risolvendo così anche il problema del loro smaltimento. Con l’energia a costo ridotto così prodotta si potrebbero anche alimentare dissalatori per ottenere acqua dolce, contribuendo così alle ‘compensazioni’ previste dal progetto governativo. Eventuali manifestazioni di dissenso o attacchi terroristici sarebbero più facilmente controllabili che sulla Terraferma. Una rete di ‘Centrali marittime isolane’ coprirebbe il fabbisogno dell’intera Penisola.

Infatti da una delle isole dell’Arcipelago toscano si coprirebbero Toscana e Liguria orientale. Dalle Isole ponziane Lazio e Campania. Dall’Asinara la Sardegna (e la Corsica). Da Ustica o dalle Egadi la Sicilia. Dalle Tremiti la Puglia settentrionale, il Molise e parte dell’Abruzzo. Con il clima di Calabria, Lucania e Puglia gli investimenti nell’eolico e nel solare sarebbero poi particolarmente convenienti e e gli inverni nevosi di Molise e d’Abruzzo garantirebbero il rifornimento d’acqua a nuove e vecchie centrali idroelettriche. Avremmo così tutta la parte peninsulare del Paese coperta da energia ‘pulita’, cioè senza emissioni di CO2 da combustibili fossili (petrolio e carbone).

Per le città e l’intensa attività industriale della Pianura Padana, le centrali idroelettriche dell’arco alpino potrebbero essere migliorate ed incrementate, ad esempio con dighe ‘a sbarramento’ (come quella del Chievo sull’Adige). Il basso corso del Po, tra Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, dovrebbe essere rifornito da una mega-centrale in Polesine, unica area poco popolata. Una conversione della Centrale di Porto Tolle verso una alimentazione ‘mista’ (nucleare + biomasse + rifiuti urbani) sarebbe facilitata dall’utilizzo del Po come via di trasporto fluviale sia per le biomasse che potrebbero venir coltivate nei terreni umidi lungo i suoi argini, sia per i rifiuti delle aree urbane di Lombardia, Emilia e Basso Veneto, adibendo la Centrale anche ad ‘inceneritore’ ed utilizzando finalmente come via d’acqua il nostro Grande Fiume.

Se poi i Comuni della Pianura si decidessero a propugnare l’uso di sistemi fotovoltaici, cominciando dalle installazioni pubbliche, come è avvenuto allo Stadio di Verona, otterremmo così una copertura pressocché totale del fabbisogno energetico per l’intera Nazione.

Oltre che la riduzione di CO2 nella nostra Pianura, morfologicamente ‘a catino’ tra le Alpi e gli Appennini, e quindi dell’aria sempre più inquinata, la produzione di energia da fonti ‘diversificate’ ci libererebbe finalmente dalla schiavitù economico-politica dei sovrapprezzi applicati dei Paesi produttori di petrolio oltre che dalla precarietà dei rapporti tra i Paesi lungo il percorso dei pipe-line (Ucraina-Russia o Turchia-Armenia). A seguito della riduzione del passaggio di petroliere verrebbe inoltre ridotta la possibilità di danni alle coste, che sarebbero catastrofici nel bacino mediterraneo.

Speriamo che Popolazioni, Sindaci, Governatori e Governanti sappiano fare la sintesi tra esigenze energetiche e sviluppo sostenibile e prendano la decisione più opportuna per l’Epoca nella quale viviamo!

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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