
Pioggia a richiesta, come il tavolo al ristorante
I ricercatori dell’Università di Ginevra e il loro esprimento a Berlino
di Sarah Flink e Stephanie Mariani
Basta danze tribali. Basta scaramanzie e speranze per il weekend al mare. In futuro la pioggia potrebbe essere a richiesta. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra ha eseguito un esperimento, pubblicato su Nature Photonics: creare la pioggia artificiale. Che potrebbe rivelarsi utile per diverse ragioni, anche di importanza vitale: ridurre il potere di un uragano o porre fine ad una lunga siccità.
Scatenare la pioggia a richiesta è sicuramente un vecchio sogno del genere umano, con un potenziale di benefici socioeconomici molto alto. In questo senso, gli esperimenti fatti negli anni sono controversi perché il primo ambito di ricerca è stato quello militare. Soprattutto durante la Guerra fredda, le ricerche attorno alla modificazione artificiale delle condizioni del tempo sono cresciute hanno subito un notevole acceleramento. Ad esempio, nel conflitto in Vietnam, gli Stati Uniti tentarono di rendere difficili gli spostamenti ai guerriglieri di Ho Chi Min, con lo scopo di trasformare i loro percorsi in strade di fango per rendere gli spostamenti più difficoltosi.
Ancora prima, durante tutto il Ventesimo secolo, simili esperimenti non hanno avuto sosta, senza però ottenere grandi risultati. Ora c’hanno provato nei laboratori di Berlino, anche se gli obiettivi sono tutt’altro che bellici. Prima il tentativo è stato condotto in un laboratorio con un livello di umidità molto alto. I ricercatori hanno usato un laser energetico molto potente per colpire le molecole di gas presenti nell’aria e formare dei nuclei di condensazione nei quali si sono create delle gocce d’acqua. Successivamente l’esperimento è stato ripetuto all’aperto nel cielo di Berlino: benché i risultati non fossero visibili, la densità e le dimensioni delle gocce d’acqua sono aumentate.
In merito ai riscontri dell’esperimento, colossale quanto ad obiettivi proposti, un esperto dell’Isac Cnr di Bologna, Sandro Fuzzi, è stato interpellato da La Repubblica: «La vera difficoltà sta nelle dimensioni del processo naturale che si vuole innescare», ha risposto sulla possibilità di ripetere l’esperimento in futuro. «Il raggio laser agisce su un punto, mentre per ottenere l’effetto voluto bisogna coinvolgere chilometri di nuvola. Siamo ancora lontani da un controllo dell’uomo sul tempo, ma l’esperimento condotto dai ricercatori svizzeri rappresenta un passo avanti per la ricerca.»
«Laser-Induced Water Condensation in Air»
Scatenare la pioggia a richiesta è un vecchio sogno del genere umano, con un potenziale di benefici socioeconomici molto alto. Fino ad oggi, gli sforzi si sono concentrati principalmente sulla creazione di nuvole sfruttando il granulo di sale argentato. I ricercatori vogliono dimostrare che filamenti ionizzati generati da impulsi ultrarapidi di laser sono in grado di produrre una condensa di acqua i una nuvola nello strato della sub-atmosfera. I potenziali meccanismi possono creare anche un processo chimico foto-ossidativo e effetti elettrostatici. Oltre a rivelare il potenziale per influenzare o innescare la precipitazione d’acqua indotta dal laser, l’esperimento fornisce un nuovo strumento per il telerilevamento dei processi di nucleazione nel nubi.
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