
Foglio d’album
Singolari doti di galleggiamento di un erudito napoletano del ‘700
di Diego Landi
(fonte immagine: Toni Frissell)
Nell’introduzione a un compendioso trattato settecentesco, Della teoria, e pratica dello scafandro, ossia della Barca dell’Uomo, scritto dal sig. De La Chapelle, delle Accademie di Lione, di Rouen e della Società Reale di Londra, si legge delle straordinarie doti di un erudito napoletano del ‘700. Come si sa il corpo dell’uomo, scrive l’autore, è, generalmente parlando, più pesante dell’acqua. «S’è detto generalmente parlando, poiché v’hanno degli uomini specificamente più leggieri dell’acqua. È nota la proprietà dell’erudito sig. D. Paolo Moggi Prof. in Napoli, che entrando nell’acqua di mare, resta in parte fuori dall’acqua, né può interamente nell’acqua tuffarsi se non accresce il proprio peso. Coloro che veduto l’hanno dicono essere egli un uomo pingue e naturalmente sottile d’ossa. Probabilmente altri uomini di simil conformazione avranno la proprietà medesima».
Delle strane capacità dell’erudito napoletano fu spettatore il principe Colonna che nel 1756 ne testimoniò al De La Chapelle in una lettera in «tersissimo latino»: «Che strana cosa veggiam noi, che raccontata da altri terremmo forse in conto di favola. Come mai un uomo di 52 anni non uso al mare, stassi nell’acqua, senza muovere pié né mani, or incubo, or supino, or su fianchi sdraiato, or diritto? E così galleggiando tai cose egli fa per le quali il più esperto nuotatore sommergerebbe. E sta nell’acqua, come se su morbido letto giacesse, o’l terreno calcasse. Intanto con noi lietamente ragiona, né ha faticoso il respiro; e ben potrebbe colà sì agiatamente mangiar, bere, come noi su la sponda faremmo. Ciò avviene» – conclude il Colonna nella lettera – «come poi se ne accertò coll’esperimento il chiar. Prof. Niccolò Martini, per essere il di lui corpo specificamente meno grave dell’acqua».
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