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Acqua store: acqua insolita ed esclusiva

di Giuseppe Labellarte


(fonte immagine)

Accanto al principale mercato delle acque minerali, quello dei marchi di grande distribuzione che siamo abituati a vedere pubblicizzati in tv o ammassati in bellavista negli scaffali dei nostri supermercati, si sta sviluppando un altro mercato dove l’acqua è un prodotto d’élite, alta moda.

Sono infatti sempre più frequenti negozi specializzati in acque minerali provenienti da tutto il mondo, dove l’insolito e l’esclusivo sono denominatori comuni. In questo mercato parallelo si può trovare davvero di tutto, dalle raffinate acque delle sorgenti giapponesi a quelle purissime prelevate dai ghiacciai dell’artico. In questi store, dove il vecchio dilemma tra acqua naturale o gassata suona ormai superato, si può chiedere l’acqua ufficiale del Principe Carlo d’Inghilterra, che sgorga dalle colline scozzesi e i cui proventi vanno in beneficenza, oppure l’unica acqua a scorrere sotto il 45° parallelo, proveniente da un vulcano australiano inattivo.

Ma l’offerta non si differenzia solo per la grande varietà di sorgenti e tipologie, un altro sottomercato, quello più esclusivo, riguarda la forma e la decorazione delle bottiglie, sempre più ricercate ed elaborate. In questo campo la creatività e le stravaganze sono inimmaginabili, le alternative commercializzate vanno da pezzi di vero design, come la linea in cui è imbottigliata l’acqua «Voss»(disegnata dall’ex direttore creativo di Calvin Klein) a confezioni più spregiudicatamente lussuose come quella dell’americana «Bling H2O», con cristalli Swarovski incastonati nel vetro. I vostri ospiti saranno certo stupiti, ma il prezzo? Anche quello è assolutamente esclusivo: 80 euro a bottiglia.

Il fenomeno degli acquastore, ancora di nicchia, è in continua espansione. In Italia il primo negozio specializzato è nato alla stazione Termini di Roma nel 2000, ma presto a questo ne sono seguiti altri in varie parti dello stivale, dal «Water Bar» di Bologna all’«Acquastore» di Chiuro, in provincia di Sondrio. Alla base di questo fenomeno c’è la convinzione che si debba trattare le differenze delle acque, i loro sapori e le loro caratteristiche, come si fa con i vini. Una cultura che già da anni si sta espandendo attraverso la comparsa degli «idro-sommelier» e la nascita di una carta delle acque che, già presente in alcuni ristoranti e del tutto simile a quella dei vini, è creata da esperti per consigliare il tipo di acqua da abbinare ad ogni portata così da esaltarne i sapori e favorire la digestione.

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