
Isabella Dalla Ragione «Premio Mimosa d’oro 2011»
«Lavorare sulle piante vuol dire mantenere in vita la nostra cultura»
(fonte immagine: GEO.de / Thomas Ernsting)
Da oltre 25 anni recupera e coltiva piante e frutti antichi evitandone l’estinzione, tanto che qualcuno l’ha già ribattezzata «la cacciatrice di piante». Isabella Dalla Ragione, agronoma perugina, autrice, tra i tanti saggi, di Frutti ritrovati. 100 varietà antiche e da recuperare, è stata insignita lo scorso 5 marzo del «Premio Mimosa d’oro 2011», riconoscimento che l’Ado, l’Associazione Donne Ambientaliste, le ha consegnato per «l’appassionata devozione in difesa della biodiversità e dei sapori antichi», come recitava la motivazione ufficiale.
Un premio «dal sapore particolare – conferma la stessa Dalla Ragione – perché riconosciutomi da altre donne e perché dimostra che tutto quello in cui ho sempre creduto in questi anni di attività ha un valore importante per molta gente». Parlando di sé, la dottoressa Dalla Ragione sottolinea quanto sia importante e fondamentale «lavorare con la terra. Spesso metto le mani in tasca perché non ho le mani curate come altre donne, visto la mia professione, ma non importa. Nei miei giorni in campagna, sotto il sole, ho raggiunto il giusto contatto con le mie radici, che poi sono quelle di tutti noi. È questo il messaggio che spero tutti riescano a far proprio».
Qual è il fattore più importante della sua lunga ed intensa ricerca?
«Sicuramente il valore storico di quelle portate a termine. Studiare le piante significa ottenere dati, documenti che ci permettono di ricostruire la vita di una varietà enorme di frutti che in passato avevano un ruolo fondamentale per l’uomo, il quale oggi, troppo spesso, se ne dimentica. Inoltre, tutto questo, significa studiare anche le nostre radici, la nostra memoria. La cultura rurale, spesso ritenuta una cultura di serie B, non ha molti documenti scritti, ma si tramandava oralmente ed è per questo che il mio impegno è quello di creare una documentazione che possa conservare certi saperi, certe conoscenze che altrimenti rischiano di andare perdute. Se si smarrisce tutto questo, potrà essere per sempre e la mia sfida sta nell’evitare che accada.»
Nel suo libro fa una rassegna di piantagioni ritrovate da Nord a Sud del Paese. Quali sono le zone che richiedono una maggiore attenzione o che vantano specifiche colture importanti per l’uomo?
«In realtà non c’è una regione con più o meno piante particolari, in quanto l’Italia è uno straordinario scrigno che racchiude un’incredibile varietà di colture. Certamente ci sono zone che hanno saputo o potuto fare un lavoro di salvaguardia migliore rispetto ad altre, ma in generale non si possono segnare enormi differenze tra l’una e l’altre. Il mio lavoro è stato quello di una grande corsa al salvataggio, appunto da Nord a Sud di un Paese dalla grande ricchezza quanto a diversità di culture e colture. L’obiettivo è continuare su questa strada e cercare di trasmettere tale interesse a tutte le generazioni.»
E lei pensa sia un obiettivo che si può raggiungere?
«Io credo di si. Alcune cose si possono ancora salvare, ma si deve essere consapevoli che per farlo c’è bisogno di pazienza, perché spesso le soddisfazioni non arrivano nell’immediato, ma anche dopo diversi anni. C’è la necessità di rivolgendosi molto di più alle giovani generazioni, facendo capire loro che certi segni della natura legati al passato,anche non lontanissimo, sono estremamente importanti per la solidità del loro futuro, una sicurezza per il loro futuro. È importante che lo facciano proprio, perché fa parte del patrimonio dell’intera nazione.»
In lei come mai è nata questa dedizione?
«Io ho iniziato molto giovane. Ho avuto la fortuna di capire l’importanza di tale memoria grazie a mio padre, con il quale, prima della sua scomparsa, ho fatto numerose ricerche e creato pubblicazioni. Importante lo era per me così come, mi auguro, lo sia per le generazioni più giovani.»
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.