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Scusi, per l’acqua del sindaco?

di Silvia Parmeggiani

 


Sono 42 i distributori d’acqua pubblica che Iren -nata dalla fusione con Iride ed Enìa- ha installato ad oggi nelle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. La prima città ad aver aperto i rubinetti è stata Piacenza, nel 2004, ma è la provincia di Reggio Emilia che si aggiudica il primo premio per il numero di installazioni. 100 mila la media dei litri d’acqua erogati al giorno, 66 mila le bottiglie risparmiate ad oggi. Questo significa che circa 2.300kg di plastica e 4.600kg di Co2 necessarie alla loro produzione non sono state utilizzate.

 

In specifico, per fare un esempio, i distributori della provincia di Reggio Emilia, installati dal 2009, hanno consentito di evitare complessivamente l’utilizzo più di 9 milioni di bottiglie, pari ad oltre 315 tonnellate di plastica, con una riduzione di circa 820 tonnellate di Co2 ed un risparmio di circa 600 tonnellate di petrolio. I dati sui distributori attivi nella provincia di Piacenza a partire dal 2004 indicano la riduzione di oltre 19,5 milioni di bottiglie, pari a circa 680 tonnellate di plastica, con un risparmio di circa 1.750 tonnellate di Co2 e di circa 1.300 tonnellate di petrolio.

 

Per il territorio di Parma, dove i primi distributori sono stati installati da pochi mesi, i dati sono già allineati a quelli delle altre province; dati certamente superiori alle nostre attese iniziali e che confermano la sensibilità dei cittadini al tema della qualità dell’acqua. E questo è possibile perché “esiste una fiducia da parte dei cittadini verso l’acqua dell’acquedotto e verso le sue caratteristiche”. E’ la deduzione di Eugenio Bertolini, ingegnere e coordinatore del settore idrico Iren Emilia. “A questo si accompagna una disponibilità ad impegnarsi in azioni concrete per l’ambiente. Il nostro progetto “acqua pubblica” ha infatti due obiettivi: quello di valorizzare l’acqua di rete e quello di diminuire la produzione di rifiuti. Due obiettivi senza dubbio raggiunti”.

 

Ma, acqua di rubinetto/acqua del sindaco: cosa cambia?

Nulla. L’acqua dei distributori è assolutamente identica a quella che sgorga dal rubinetto dell’abitazione. Il senso del progetto è di far riscoprire al cittadino l’acqua potabile, di farlo tornare a riempire la brocca da portare in tavola con acqua del rubinetto, e questo incentivandolo attraverso un prodotto che ha un piccolo valore aggiunto: l’addizione di gas. In alcuni casi particolari l’acqua distribuita è prelevata direttamente dal pozzo che alimenta la rete e pertanto priva di clorazione.

 

Se facessimo un confronto con il numero di popolazione, in quale Comune viene erogata più acqua?

Non ci interessa creare una classifica tra i comuni. E’ un dato, poi, difficile da calcolare con certezza. Esistono, infatti, distributori amati ed utilizzati anche da cittadini di altri comuni per ragioni di comodità. Se vediamo i dati storici è innegabile che l’utilizzo dei distributori del Gruppo Iren si trasforma con il tempo in una consolidata abitudine. Il dato di Piacenza, dove siamo presenti da sei anni lo dimostra. Il dato più significativo rimane il favore con il quale i cittadini hanno risposto. Al di là dai confini comunali.

 

L’acqua del sindaco è diventato un vero e proprio fenomeno. Anche sociale. Quali sono le motivazioni che spingono ad un consumo così alto?


Per individuarle con precisione ci vorrebbe un sociologo. Se una grande catena di distribuzione come la Coop decide di mettere in campo una campagna pubblicitaria che parla esplicitamente in modo positivo dell’acqua del rubinetto, vuole dire che qualcosa si è mosso. Alcune risposte si possono certamente trovare nelle caratteristiche dell’acqua che viene erogata. E’ un’acqua sicura, buona ed ecologica. A “chilometri zero”, usando una definizione di moda. Sicura, perché controllata con attenzione da noi gestori, come dalle autorità sanitarie; buona, perché possiede caratteristiche naturali che la rendono innegabilmente gradevole; ecologica perché il suo utilizzo permette di fare qualcosa di positivo per l’ambiente in termini di riduzione dei rifiuti e delle emissioni. Sono caratteristiche che i cittadini evidentemente apprezzano.

 

L’erogazione è gratuita. Questo periodo di crisi può aver inciso sul consumo? Si sa quale è la categoria che ne fa più uso?

Il fatto che sia gratuita sicuramente ha inciso. Per le famiglie è, infatti, un buon risparmio. Si calcola una media di 200 euro anno. Il dato economico è importante, ma non crediamo che sia il preponderante. Non abbiamo ancora fatto una indagine a tappeto tra i consumatori e quindi non possiamo affermare se vi sia un categoria più presente delle altre. Frequentando i nostri distributori ci verrebbe da dire che tutte le categorie, le età e le classi sociali sono presenti.
Ogni distributore ha orari d’erogazione e regole da rispettare tra cui quella di non portarsi a casa più di 6 bottiglie d’acqua da un litro.

 

Queste regole tutelano il consumatore ma moderano anche il consumo spropositato d’acqua?

Le regole sono state messe per ridurre le file e per permettere a tutti di riempire i propri contenitori con velocità e comodità. Sono regole basate sul buon senso e la buona educazione.

 

Iren, insieme ai Comuni, promuove di questa iniziativa.

Il Gruppo Iren raccoglie l’eredità di aziende da sempre attente al valore dell’acqua. Aziende che tra le prime in Italia si sono impegnate in campagne di sensibilizzazione per il risparmio idrico e in attività gestionali a minore impatto ambientale. Si tratta quindi di una tradizione forte che si rinnova nelle nuove strategie del Gruppo. Crediamo, poi, che l’uso dell’acqua di rete sia una abitudine ecologicamente positiva.

 

Il gruppo Iren non guadagna nulla? Per il comune che installa un distributore, invece, ci sono contributi? Pare ovvia questa equazione: visto che l’acqua del rubinetto si paga in base al consumo, anche l’acqua del erogata da ogni distributore ha un costo. Come vengono ammortizzati questi costi?

Il progetto si declina in modo diverso nei tre territori. In alcuni casi esiste un contributo da parte dell’ATO, in altri vi è pure l’intervento della Regione Emilia Romagna. Una parte dei costi spetta anche ai Comuni sia per l’impianto che per l’acqua erogata. Per quanto riguarda il Gruppo Iren si tratta di un investimento per valorizzare il proprio impegno. Ci sono aziende che puntano su gadget o campagne pubblicitarie martellanti: il Gruppo Iren per l’acqua ha preferito costruire fontane in sintonia con quanto richiesto dagli Enti Locali che insieme a noi hanno reso possibile questo progetto. Il nostro non è quindi un obiettivo economico.

 

Un erogatore ha bisogno di manutenzione, controlli periodici. Anche in questo caso: chi paga?


La manutenzione è normalmente a carico in parte al Comune e in parte ad Iren. Non ci saranno aumenti nelle bollette per i cittadini per coprire questo progetto. Purtroppo non sono previsti incentivi statali. Le scelte che gli Enti Locali compiono in un ottica eco-sostenibile sono spesso totalmente a carico loro e dei cittadini.
Se adesso non ci sono costi, in un futuro ce ne saranno?


In altre parti d’Italia si è iniziato a fare pagare ai cittadini l’acqua frizzante, ma non noi non abbiamo ancora preso in considerazione questa possibilità per “Acquapubblica”.


Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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