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The liquid stage: storie fotografiche di uomini e acqua

ROMA. C’è tempo fino al 23 ottobre per vedere la collettiva “Liquid stage” con fotografie di Bruno Zanzottera, Alessandro Gandolfi, Sergio Ramazzotti, Davide Scagliola, Gianmarco Maraviglia, Francesco Alesi, Luigi Baldelli, Simone Cerio. Un viaggio nel mondo in 38 scatti, dall’Egitto al Cile, dalla Tunisia al Bangladesh, dalla Russia alla Thailandia, dal Brasile alla Nigeria, dal Congo alla Mongolia, dagli Stati Uniti all’Italia.

 

Quando parliamo di un uomo in acqua, diciamo che “non è nel suo elemento naturale”. Eppure, spesso inconsapevolmente, viviamo in un mondo liquido. La maggior parte delle confessioni religiose narra un mito fondatore o ri-fondatore (come il Diluvio Universale) basato sull’acqua, e per milioni di accoliti di tutte le fedi l’acqua -di un fonte battesimale, del Gange, dell’alveo di un lago sacro in terre animiste o delle vasche di abluzione sul retro di una moschea- è l’elemento base dei riti di purificazione e di ricongiungimento col divino. Più di una guerra, fra quelle che hanno funestato l’ultimo secolo, si è combattuta per l’acqua, e altre se ne combatteranno: quando ha sete, anche l’uomo più mite è disposto a imbracciare un fucile per placarla. Il mare, anche se ogni giorno è più povero di vita, è fonte di sostentamento per centinaia di milioni di persone.

 

Il rapporto fra l’essere umano e l’acqua è indissolubile: ne nascono storie delicate, poetiche e drammatiche, che in certi casi hanno in sé la grandezza di un’epica. L’acqua, dolce o salata, corrente o stagnante, pura o avvelenata, contenuta in una piscina, un’acquasantiera o nel letto di un fiume, l’acqua che sostiene la chiglia di un peschereccio e quella divenuta strato di ghiaccio durante un lungo inverno boreale, è la ferriera dove bambini lavorano per smantellare vecchie navi e il bacile nel quale ci si bagna per perpetuare un rituale vecchio di due millenni. È, come nella Libia della rivoluzione, un campo di battaglia e una via di salvezza, è l’orizzonte sul quale i giovani di Gaza cercano un surrogato di libertà, è una palestra, un parco giochi, è un mare che fu nostrum ma oggi è un muro, per valicare il quale migliaia di giovani sono disposti ad affrontare la morte in un’impossibile traversata verso nord. L’acqua diventa allora un palcoscenico liquido, sul quale vanno in scena, in infinite repliche sempre uguali e sempre diverse, la commedia e il dramma dell’umanità. (s.p.)

 

CHI: Liquid stage collettiva fotografica. A cura di Gianmarco Maraviglia, in collaborazione con agenzia fotografica ParalleloZero.

DOVE: Palazzo delle Esposizioni, Spazio Fontana

QUANDO: fino al 23 ottobre. Domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle 10 alle 20 ; venerdì e sabato dalle 10 alle 22.30.

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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