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Svezia vs Italia: bioarchitetture a confronto

di Annachiara Cagnazzo

 Hammarby Sjöstad

 

Si chiama Hammarby Sjöstad ed è il quartiere ecosostenibile di Stoccolma, in Svezia. Si tratta di un progetto eco-friendly che, una volta completato nel 2015, conterà 11 mila unità residenziali per più di 30 mila persone. I punti di forza? Creazione di un ambiente basato sull’uso delle risorse ecosostenibili e rinnovabili, con consumo di energia e produzione rifiuti minimizzati, e risparmio di risorse, riuso e riciclo massimizzati.

 

Hammarby Sjöstad letteralmente significa “città sull’acqua”, ed è proprio tale elemento che si erge a fondamentale risorsa energetica nel progetto, considerando anche l’intero quartiere si sviluppa attorno all’omonimo lago. Il calore delle acque reflue trattate è utilizzato per il riscaldamento nel sistema di teleriscaldamento, il prodotto dello scarto usato invece per il sistema di raffreddamento.

 

L’acqua è di certo una delle risorse più preziose per l’essere vivente, ma non è infinita, pertanto i suoi consumi sono stati notevolmente ridotti con l’inserimento di elettrodomestici di classe A e con speciali installazioni che ne permettono il riciclo in ogni modo. L’acqua piovana, ad esempio, viene localmente trattata e raccolta: drenata in speciali bacini – dove rimane per alcune ore – per consentire la sedimentazione dei contaminati, viene poi svuotata nei canali.

 

La fitodepurazione è utilizzata anche per produrre biogas: il materiale organico viene separato, portato ai grandi serbatoi di digestione e il biogas ottenuto in ultima fase viene poi reso disponibile come combustibile per autobus urbani, autocarri dell’immondizia e taxi. In trasporto pubblico è fortemente incentivato, con l’obiettivo di spingere l’80% degli abitanti a utilizzare i mezzi pubblici, la bicicletta e il carpooling (auto di gruppo).

 

Non meno rilevante è l’esempio di come sia stato semplificato il problema dello smaltimento dei rifiuti organici, utilizzati come biomasse per produrre elettricità e riscaldamento. Nulla di sconvolgente per gli svedesi. È infatti molto diffusa nel Paese la pratica di convogliare tutti gli scarichi domestici in enormi cisterne nel sottosuolo, trattarli e trasformarli in liquami, fino a essere riutilizzati come biogas.

 

Il prezioso progetto sorge dalle ceneri di una vecchia area industriale interamente bonificata. Naturalmente per la sua realizzazione sono stati imposti dei rigidi requisiti ambientali sugli edifici, sui sistemi tecnologici e nell’organizzazione del traffico.

 

Il considerevole investimento nel verde pubblico ha poi permesso che parchi e giardini fossero adiacenti alla riserva di Nacka e alla foresta di Arsta, penetrando nel quartiere nella forma di lunghi e verdi corridoi. L’intero disegno architettonico si basa su materiali salutari per l’uomo e sostenibili per l’ambiente: vetro, legno, acciaio, pietra e prodotti eco-certificati fanno da protagonisti, con netta esclusione di materiali tossici.

 

I cittadini di Hammarby non sono necessariamente degli ambientalisti convinti. Le abitazioni hanno già al loro interno le tecnologie necessarie per renderli cittadini eco-sostenibili con pochi sforzi, ad esempio si usano riduttori di flusso per risparmiare acqua in docce e water. “Vivere qui ci spinge a essere un po’ più consapevoli – ha confessato Maria Billinger, residente da qualche anno nel quartiere – e questo non accade in altre zone. Questo è positivo”.

 

Non è un sogno utopistico né un progetto futuristico questo. Tutto questo esiste e non è neppure tanto distante da noi. Tristemente nota risulta però la situazione italiana nell’ambito della sostenibilità ambientale, dell’efficienza e del risparmio energetico. Una recente campagna nazionale di Legambiente ha monitorato 100 edifici in 15 città italiane: ben 89 non hanno superato l’esame. Gli 11 promossi, invece, si trovano tutti a Bolzano, l’unica città al top tra quelle analizzate.

 

Pareti senza isolamento, finestre sottili e montate male, ponti termici tra diversi materiali, serramenti e solai che facilitano la dispersione di calore: gli edifici in cui viviamo e lavoriamo sono responsabili di rilevanti dispersioni di calore, costringendo così a utilizzare condizionatori e riscaldamenti, con gravi ritorsioni non solo sull’ambiente ma anche sui costi in bolletta.

 

Per dimostrare pregi e difetti degli edifici sono state utilizzate immagini termografiche in grado di evidenziare le caratteristiche termiche ed energetiche dei materiali nelle pareti esterne degli edifici. “Con le termofoto – ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente – vogliamo rendere evidente quanto sia importante avere case ben progettate e costruite”.

 

un immagine del futuro palazzo Casanova di Bolzano 

E tutto ben progettato e costruito è certamente nel nuovo quartiere eco-sostenibile di Bolzano, che mantiene alto il primato italiano nell’ambito della bioarchitettura. Si chiama Casanova, sarà completato entro il 2012, prevede 941 alloggi per circa 3.500 persone ed è stato fortemente voluto dal Comune secondo elevati standard di innovazione, mobilità sostenibile, risparmio ed efficienza energetica.

 

“La scelta fatta nel capoluogo – ha spiegato l’assessore della Provincia di Bolzano, Michl Laimer – non avrà ricadute positive solo su coloro che abiteranno nel nuovo quartiere, ma potrà diventare un esempio virtuoso da seguire anche al di fuori dei confini altoatesini. Questa ambiziosa sfida avrà tutto il sostegno possibile da parte della Provincia”.

 

Gli edifici, costruiti in classe A e B, sono dotati di tetti verdi, murature spesse e ben isolate. A livello impiantistico sono stati adottati accorgimenti per ridurre il consumo di energia, quali teleriscaldamento, pompe di calore geotermiche, riscaldamento e raffrescamento a pannelli radianti, e sistema di ventilazione controllata con recupero termico. L’approccio ecologico è inoltre dato dal recupero delle acque meteoriche, utilizzate ad esempio per l’irrigazione e la conservazione di ampie superfici permeabili a verde, capaci di produrre anche effetti favorevoli sul microclima.

 

Neppure la struttura e l’orientamento delle corti è lasciato al caso: compatta e con altezze decrescenti verso sud, viene pensate per evitare ombreggiamenti tra gli edifici, favorire il guadagno solare passivo, la protezione dai freddi venti invernali e l’incanalamento di quelli estivi. Numerosi i percorsi ciclo-pedonali e le linee di trasporto previste, contribuendo così a diminuire la mobilità automobilistica con un sistema viario che, attraverso strade volutamente tortuose, limita l’afflusso del traffico.

 

È fondamentale rendersi conto che noi tutti abbiamo un impatto determinante sull’ambiente, il più delle volte negativo. Per questo occorre partire non dalle grandi iniziative né da parole altisonanti per grandi progettisti, ma da esempi pratici, come la scelta dei modelli di trasporto per arrivare a quelli di consumo.

 

 

 

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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