
L’Italia da Salvare. Di male in peggio. Dalla distruzione di un monte all’inquinamento delle falde acquifere
di Nicola Andreatta
Ex-cava Monte Zaccon, ora Centro di ripristino materiali inerti Valsugana
In queste foto si può vedere come l’uomo sia in grado di cambiare totalmente un paesaggio a suon di esplosioni. Si può infatti constatare quel che resta del Monte Zaccon, deturpato dall’estrazione del porfido. Ma nel 2000 è brillato l’ultimo candelotto di dinamite, ed i valligiani cominciarono a pensare che quella zona sarebbe stata finalmente lasciata in pace. Invece è successo il contrario, si è passati dalla padella alla brace. Non molto tempo dopo infatti l’area è stata convertita a deposito di materiale inerte, così da riempire la cava in vista di un improbabile ripristino del paesaggio. Fin qui niente di male, in effetti. Senonché la procura, avvertita dalla popolazione, ha voluto indagare su quello strano traffico di camion che aumentava giorno dopo giorno nell’area dell’ex-cava. Si è così scoperto che in quella discarica erano arrivate oltre 120 tonnellate di rifiuti pericolosi, alcuni perfino cancerogeni. I risultati delle analisi chimiche del suolo evidenziano come gli scarti e i liquami scaricati illegalmente, rilasciando biogas nocivi, potrebbero addirittura causare delle esplosioni. Non solo: i campionamenti effettuati dal chimico Romano Alessandro Iacucci rilevano come i rifiuti presenti nel sottosuolo rilascino nelle sottostanti falde acquifere sostanze metalliche quali antimonio, arsenico, piombo, nichel, manganese ed altre sostanze “aromatiche” in valori ben superiori a quelli indicati per la qualità delle acque. Un vero pozzo di veleno.
In questo caso, insomma, lo scempio paesaggistico è stato il male minore. E quando si arriva ad affermare un simile concetto, si tocca il fondo.
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