
Referendum sull’acqua: quale futuro?
di Valentina Maria Teresa Fiume
In questi giorni, purtroppo, si aggirano varie voci, negli ambienti politici italiani, circa la validità del referendum abrogativo sull’acqua che il popolo italiano ha deliberatamente votato nel giugno del 2011, esprimendosi contrario alla gestione privata del settore idrico nazionale.
Oltre al già grave mancato passaggio per il quale il paese si è pronunciato, mascherato dietro motivi futili e ingannevoli, alcuni politici hanno messo in discussione la scelta di milioni di italiani. “E’ un mezzo imbroglio” ha dichiarato il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo nella trasmissione “Agorà” del 10 gennaio. Un’affermazione gravissima, oltre che un vero e proprio insulto ai 27 milioni di cittadini che hanno combattutto e si sono espressi in una determinata direzione e, se una simile dichiarazione risultasse vera, sarebbe proprio la fine della credibilità dello Stato e la rottura totale del popolo nei confronti di chi lo guida.
Adesso tra le varie liberalizzazioni prese in considerazione dal governo tecnico compare ancora una volta l’acqua, come se la questione non fosse stata nè affrontata nè conclusa.
Il sottosegratario alla Presidenza, Antonio Catricalà, ha annunciato, infatti, nella puntata di “Porta a Porta” del 9 Gennaio, che le liberalizzazioni riguarderanno anche il sistema idrico con “modifiche che non andranno contro il risultato referendario”. Ma se così fosse il governo tecnico andrebeb contro al voto di giugno, piena espressione democratica della volontà popolare.
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