
Nella morsa del gelo e delle retoriche di sempre
“Nevica governo ladro”. Va aggiornato il famoso incipit politico-meteorologico, che dimostra di essere sempre azzeccato quando si parla nel nostro paese di emergenze metereologiche o climatiche. Nevica infatti, ma non è estate e dunque è normale. Però il paese si trova paralizzato, con i trasporti fermi, i pendolari al freddo in attesa di soccorsi che non arrivano, i politici che fanno lo scaricabarile, Trenitalia che non prova nemmeno più a giustificarsi, i giornali che fanno a gara nel proporre titoli che non se ne può proprio più ( da “Italia nel caos” a “Italia in ginocchio”, da “nella morsa del gelo” a “freddo siberiano sino a metà febbraio”) e la cosiddetta “gente” che s’indigna, protesta, si meraviglia ( come se, appunto, non fosse inverno). L’unica novità, rispetto a un anno fa, è che ora tutti twittano e allora la metereologia diventa metereopatia. Cioè discorsi disturbati e sgangherati che piovono da ogni dove e addirittura tempestano. Anche se nel 90% dei casi ( a essere buoni) non tolgono o aggiungono nulla. Sono inutili. Puro rumore.
In simile contesto da “ la situazione è tragica ma non seria” si erge come assoluto protagonista il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ha confermato la fama di sindaco meno amato dai suoi concittadini (nella classifica nazionale 2011 sul gradimento degli italiani per i pubblici amministratori). Brillando per insipienza amministrativa e biasimevole attitudine a dar la colpa agli altri. Intendiamoci la situazione è stata abbastanza eccezionale, ma una città che si ferma perchè non è stato sparso sale per le strade, i marciapiedi e gli accessi della metropolitana; che ha gomme antineve o catene solo per un quarto dei mezzi pubblici; che chiude le scuole a metà, perché aperte anche se agli studenti è stato raccomandato di stare a casa non è la capitale d’Italia. Bensì una metropoli da terzo mondo, anche nel rimpallo di accuse fra il sindaco e la protezione civile. “E’ colpa vostra”( Alemanno), “No è colpa sua”(Gabrielli). E’ cosi che ci si trova sempre a fare i conti con il misto di improvvisazione e arroganza recentemente emerso nell’affondamento della Concordia. Un disastro enorme che, al di là delle metafore che ha alimentato sul naufragio del paese intero,ha esemplarmente dimostrato come le pressioni sull’ecosistema ( in questo caso del turismo da crociera) siano ormai quasi tutte insostenibili, nel momento in cui anche le più elementari misure di sicurezza sono in balia di interessi economici troppo grandi. Tal che basta anche una leggerezza ( come il bullismo del comandante Schettino) per scatenare disastri epocali. Oltre che un numero di lutti che lasciano ancor più sconvolti per le futili e inconfessabili ragioni che li hanno causati ( dal tradizionale “inchino” diventato prassi per ragioni pubblicitarie alla paura di rivelare il disastro per tempo che avrebbe salvato tutti i passeggeri).
Ma tornando alla neve ( e non è un gioco di parole con nave) dovremmo anche riflettere sul fatto che il “minimalismo” dei politici e amministratori (nell’autoassolversi oppure nello scomparire di fronte alle proteste dei cittadini) è speculare al massimalismo dei mass media, per tornare alla considerazione iniziale. Ed entrambi scaturiscono da un “presentismno” che sembra ignorare che da sempre in inverno nevica e che i freddi siberiani anche alle nostre latitudini sono per niente eccezionali. Basterà ricordare il “nevone” che nel /700/800, ma ancora alla metà del secolo scorso, cadeva sulla pianura padana ( si veda il bell’articolo di A.Ferri e V.Varesi “ Gli anni del nevone” su “Repubblica Bologna del 5.2.2012). Oppure alcune affermazioni di accreditati addetti lavori. «È previsto grande freddo, ma non vedo scenari molto diversi dal solito. Il gelo c’è sempre stato: semplicemente oggi riusciamo a prevederlo», ha detto Luca Mercalli, presidente della Società metereologica italiana (e con ciò colgo l’occasione per segnalarvi che è in uscita una nostra intervista al metereologo diventato famoso per la presenza a Che tempo che fa di Raitre)
Ma non meno, ancorchè più allegramente, inteso a ribadire la tesi che il freddo, anche così intenso, è una tipica caratteristica dell’inverno è Enrico il bagnino, che su Radio Deejay, ogni mattina, prevede come sarà il tempo e che dice: «Papà mi racconta che quando lui era giovane qui a Riccione ogni anno cadeva così tanta neve che facevano addirittura delle buche in terra per raccoglierla. Insomma, a me questo allarmismo fa un po’ ridere: sarebbe preoccupante se facesse freddo a luglio e, allo stesso modo, erano innaturali le temperature troppo alte registrate fino a qualche settimana fa». Aggiungo poi che una altro celebre metereologo mediatico, il colonnello Mario Giuliacci ha ricordato che «Le stesse temperature sono state registrate nel 2005».
Concludo ribadendo che sarebbe auspicabile che i media cessassero di usare toni e linguaggi che ormai, per assuefazione, e nonostante il sensazionalismo che cavalcano in tutte le stagioni climatiche, sono diventati inerti. Se è vero che è la stessa “morsa” che stringe il freddo, quando nevica, come il caldo, quando c’è l’afa. Nondimeno dovremmo tutti meditare su due fenomeni che hanno concretamente modificato il nostro rapporto materiale, vero, diretto con le stagioni e il tempo, non solo meteorologico. Anzitutto che se anche cade un metro di neve il problema non è mai nostro, ma degli altri, delle autorità, dei soccorsi che non arrivano. Prova è che non si vede quasi più nessuno che , almeno davanti a casa propria, si dia da fare con la pala in mano. Il secondo è che non riusciamo più a fare i conti con le stagioni e le congiunture climatiche. Una volta d’inverno quasi tutto e tutti si adeguavano, non solo l’agricoltura, all’arrivo e all’incrudelire del freddo e del gelo. Si mettevano al coperto. Rallentavano le attività. Spesso addirittura si fermavano. Ora invece pensiamo e ci comportiamo come se fosse sempre estate. Piena luce. Temperatura ideale. Giornata splendida. Perciò da affrontare senza pensieri e a tutta velocità.