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Il ritorno del lupo

di Alessandro Assad

Da qualche anno, in Emilia RTomagna, sono tornati a farsi rivedere i lupi. Quali pericoli e quali danni comporta il ritorno del lupo?

Abbiamo deciso di porre il problema ad un esperto, Marco Levrini, ispettore delle Polizia Provinciale di Modena. Uno che ha a che fare con i lupi piuttosto spesso.

Da qualche anno il lupo è ricomparso sugli Appennini dell’Emilia Romagna. A cosa si deve il ritorno del lupo?

Per nostra fortuna il lupo in Italia non è mai scomparso. Ha avuto una fortissima riduzione numerica e spaziale a partire dal XVI secolo che ha raggiunto in Italia il suo picco negativo fra le due guerre fino alla metà degli anni ’70. Sicuramente era ancora presente nell’appennino centrale e meridionale e probabilmente in alcune zone appenniniche dell’appennino tosco-romagnolo.

A partire dagli anni ’70-‘80, grazie anche alle misure di protezione introdotte a livello nazionale ed europeo, il lupo ha ricominciato a ri-colonizzare i territori perduti sfruttando anche l’abbandono della montagna da parte dell’uomo sempre più urbanizzato ed il forte incremento delle popolazioni di ungulati selvatici.

Oggi, la specie, in Italia e in Europa a mio parere non può più essere considerata in pericolo perché potrà sfruttare una forte presenza di prede, condizioni di habitat favorevoli e una sviluppata sensibilità sociale nei confronti della conservazione faunistica ed ambientale. Attualmente sul territorio nazionale si stimano circa 1000 esemplari concentrati principalmente sulla dorsale appenninica. Altri nuclei di una certa importanza sono sicuramente presenti sulle Alpi liguri e piemontesi, in Lombardia e ultimamente il lupo è ricomparso anche in Trentino. ( se vuoi puoi specificare meglio l’attuale distribuzione). Questo trend positivo per il lupo comporta inevitabilmente anche una serie di problematiche legate alle insofferenze da parte degli allevatori di bestiame, soprattutto pastori, e alla paura del “lupo cattivo” da parte di molte persone.



Nel reggiano, il capogruppo del Pdl Filippi, ha chiesto che ci sia una riduzione della presenza dei lupi nel territorio. Può risultare pericoloso per l’uomo e per gli animali da allevamento?

 Il lupo non è assolutamente pericoloso per l’uomo. L’unico nemico che il lupo ha avuto nella storia della sua evoluzione fino ai giorni nostri è stato l’uomo e da questo pericolo se può si tiene a debita distanza. Inoltre, l’abbondanza di prede che attualmente sono disponibili nei nostri boschi sono più che sufficienti per garantire le esigenze trofiche del lupo.

E’ vero che alcuni documenti sembrano attestare casi di antropofagia nella Padania di inizio Ottocento ed è altrettanto vero che in India recentemente, inizio anni ’80, sono stati accertati attacchi mortali di lupi nei confronti di alcuni bambini ma ritengo fortemente improbabile rintracciare oggi, nei nostri territori, elementi preoccupanti sotto questo aspetto. Non credo che la favola di cappuccetto rosso diventi realtà.

E nello specifico per il caso reggiano?

 Oggi, in Emilia Romagna, per i danni provocati dal lupo è previsto un indennizzo ma ritengo che sia più utile un adeguato impegno politico per migliorare la macchina del risarcimento danni all’allevatore piuttosto che proporre “impopolari” e inopportune misure di abbattimento dei lupi.

Nel Bolognese si segnalano casi di avvelenamento o di spari verso i lupi, di “giustizia fatta in casa”.

 La conflittualità tra allevatori e lupi è storicamente nota. Per quanto riguarda i cacciatori, invece, vedono nel lupo un competitore diretto e responsabile nel ridurre il numero di capi disponibili per la propria attività.

Credo sia sbagliato, però, colpevolizzare un intera categoria. Chi spara ad un lupo non è un cacciatore ma un bracconiere che commette un reato contro la fauna selvaggia.

 Il problema della coesistenza del lupo con l’uomo potrà essere superato e affrontato proficuamente solamente attraverso una sana e laica cultura ecologista dove, agricoltori, cacciatori, ambientalisti e cittadini convivono con le idee, gli interessi, le passioni degli altri nell’interesse comune della conservazione e della gestione del patrimonio faunistico e ambientale.

“Life Lupo 2000” è un progetto dell’Unione Europea finalizzato alla convivenza tra zootecnia e lupo in Appennino. In cosa consiste?

 In Emilia Romagna il “Progetto life lupo 2000” ha essenzialmente l’obiettivo di fornire gli strumenti e le conoscenze adeguate per elaborare delle strategie gestionali adeguate e finalizzate alla riduzione e alla soluzione dei conflitti tra lupo ed attività economiche dell’uomo, nell’ottica più generale di creare le condizioni per una convivenza pacifica tra il predatore e l’uomo e le popolazioni locali.

Il lupo è un animale protetto dal 1977 e attualmente se ne contano circa 600-700, cosa puoi dirci di più su questo animale?

 Ormai sul lupo esiste una documentazione bibliografica e scientifica molto vasta dalla quale si possono estrapolare moltissime informazioni in merito alla sua biologia ed ecologia.

Voglio però terminare dicendo che altri due splendidi animali sono in forte pericolo in Italia e che mancano nei nostri boschi, ma nessuno ne dice mai nulla: l’orso e la lince. Una possibile conseguenza della presenza dell’orso sarebbe sicuramente quella di una forte riduzione dei raccoglitori di funghi nei nostri splendidi boschi dell’Appennino.

 

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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