
Moby Ducks: in mare 30.000 paperelle…di gomma
di Anna Pedroni
Immaginate di tornare bambini e di giocare con la vostra paperella di gomma durante il bagnetto, mentre la mamma strilla perché non ne volete sapere di smettere di giocare. Adesso immaginate che la vasca da bagno sia grande come l’oceano e che contenga non una, ma 30.000 paperelle gialle; è quello che accade dal 1992. La notizia non è di certo fresca di stampa, ma è tornata a cavalcare le pagine dei giornali dopo che, a metà febbraio, viene ritrovata una papera di gomma nella pancia di una balena spiaggiata, sulle coste dell’Australia.
Tutto inizia nel 1992: il 10 gennaio un cargo proveniente da Hong Kong e diretto verso le coste settentrionali degli Stati Uniti, è scosso da una tempesta, a ridosso del 45° parallelo. La tempesta è talmente forte che la nave si inclina di 50°: tre container cadono in mare, e la forza dell’acqua li apre. Il contenuto? 28.800 “Friendly Floatees”: rane verdi, tartarughe blu, castori rossi e, naturalmente, paperelle gialle. Dopo l’inaspettato tuffo in mare, la compagnia di pupazzetti approfitta della corrente circolare subpolare, viaggiando tra Alaska e Siberia, e popolando la fantasia di milioni di persone con storie e avventure. E’ proprio in Alaska che concludono il loro viaggio, circa dieci mesi dopo, i primi animaletti: approdati tra rifiuti e altri oggetti portati dal mare, vengono ritrovati nella sabbia dai beachcombers, i “setacciatori”, che battono le spiagge alla ricerca di stranezze e particolarità. Un ritrovamento a dir poco singolare, tanto che la notizia giunge all’orecchio dell’oceanografo Curtis Ebbesmeyer.
Anche se in pensione, l’istinto dello studioso prevale: scoperta la provenienza delle paperelle, ipotizza anche le tappe future del loro strano viaggio. Con un monitoraggio costante nel corso degli anni, Ebbesmeyer individua esattamente il percorso della flotta di plastica: due terzi avrebbero galleggiato verso sud, fino a Indonesia, Australia, Sud America. Le altre, invece, si sono dirette verso nord: attraversando lo stretto di Bering, giungono sulle coste dell’Oceano Atlantico dove, nel 2000, si registrano i primi avvistamenti. Paperelle inconfondibili, che portano ancora ben visibile il marchio “The First Years”, la ditta americana cui erano dirette nel lontano 1992. Curtis Ebbesmeyer è un appassionato di questo genere di studi: oltre alle paperelle, infatti, segue anche il percorso di 34.000 guanti da hockey su ghiaccio, persi dalla nave Hyundai Seattle nel 1994. Tra paperelle e guantoni, lo studioso non si è fatto mancare nemmeno il più romantico degli oggetti portati dal mare, quello che tutti sognano un giorno di raccogliere tra la sabbia: una bottiglia contenente un messaggio. Il ritrovamento risale al 1991, ma lo studioso, che indaga sul percorso dell’oggetto con il collega universitario Richard Strickland, ipotizza che sia stato affidato al mare addirittura nel 1980.
Il viaggio delle paperelle, intanto, continua: in mare e nella fantasia. La casa produttrice First Years offre una ricompensa di 100 $ a chiunque ritrovi e restituisca una papera, oppure una tartaruga, un castoro, una rana. Nel frattempo gli ignari pupazzetti diventano famosi, anche grazie a due libri per bambini – uno intitolato, pensate un po’, “Moby Ducks” – che raccontano la loro storia. La vicenda dei “Friendly Floatees” però, oltre che bizzarra e curiosa, rappresenta un’opportunità per gli studiosi di analizzare dettagliatamente le correnti, rendendo possibile la pianificazione di interventi per la tutela del mare. Non solo: la vicenda ha sensibilizzato l’attenzione sui problemi ambientali e sulle delicate relazioni uomo-natura, ma ci ha anche insegnato che ogni cosa ha una storia da raccontare, anche una piccola paperella di plastica.
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