
Paolo Ferretti: vi racconto come può l’acqua essere al centro di un progetto artistico
di Silvia Parmeggiani
12.12.2012: oltre i Maya anche “Perceptions_liquide” alla galleria S. Andrea a Parma. Un progetto espositivo del parmense Paolo Ferretti che si prende una pausa dalla pittura e si concentra su nuove forme di espressione. <<Per la prima volta ho voluto uscire dal discorso pittorico -spiega l’artista- perché sento fortemente la necessità di esprimere i miei concetti ad un numero maggiore di persone>>. In via Giordano Cavestro 6, sede della galleria, saranno presentate cinque tele 130×130, una tela 250×200 e tre assemblaggi di cui uno (posta_atomique_2) verrà presentato in anteprima a Pasqua nella stessa galleria S. Andrea in occasione della collettiva soci Ucai “Concetti, Forme e Colori” con 6 gigantografie fotografiche, due installazioni, video, suoni, assemblaggi. Perceptions_liquide è una mostra personale (dove nulla è in vendita perché la maggior parte delle opere appartiene già a collezioni private) con la collaborazione di fotografi internazionali le cui foto verranno utilizzate nella realizzazione di un installazione e di un videoclip. Anche se, anticipa Ferretti, al momento non si esclude la partecipazione di qualche videoartist.
Ci chiediamo però cosa sia “perceptions_liquide” e perché l’acqua sia al centro dell’intero progetto.
<<L’idea di Perceptions _ liquide nasce nei giorni che seguono lo tsunami in Giappone. Ricordo che davanti alle immagini che venivano continuamente trasmesse dai media provai subito orrore, poi con l’accavallarsi di notizie sempre più drammatiche con cifre enormi come l’immensità dell’acqua che ininterrottamente ci passava davanti agli occhi, ho provato il desiderio di fare qualcosa. Ricordo un’immagine e forse è proprio quell’immagine da cui è partita l’idea: un sopravvissuto sul tetto della propria casa, completamente circondata dall’acqua come fosse unica isola nell’oceano della distruzione, che allunga le mani ad un soccorritore appeso ad un elicottero che gli porge una bottiglia d’acqua.
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Perceptions_liquide dunque vuole essere un evento artistico (perché è proprio attraverso questo linguaggio che riesco meglio ad esprimermi) per attirare l’attenzione sull’elemento Acqua la sua importanza per la vita su questo pianeta. Da ragazzino ero molto appassionato di racconti di fantascienza e proprio in uno di questi ricordo che molte zone del pianeta erano sommerse per lo scioglimento delle calotte polari in quella New York del 2012 (il romanzo degli anni sessanta, si intitola Deserto d’acqua di G. J. Ballard serie Urania con una splendida copertina di Karel Thole) dove solo la punta dei grattacieli emergevano come antiche guglie di cattedrali gotiche i pochi sopravvissuti si ammazzavano per una tanica di acqua potabile. Queste due immagini hanno senza dubbio influenzato la nascita di Perceptions_liquide.
La mostra inaugura il 12.12.2012 e termina il 21.12.2012, il termine rovescia la data d’inizio.
<<Trovo che queste date siano estremamente affascinanti, come l’elemento spazio-temporale. La data di termine rovescia la data di inizio innescando un meccanismo infinito, come di moto perpetuo. Per chi crede in Dio potrebbe anche significare l’eternità. Poi c’è l’aspetto che secondo l’antico calendario Maya il 12/12/2012 rappresenterebbe la fine di un’era (le ere Maya hanno durata di 12 mila anni) ma che qualcuno vuole interpretare come la data della fine del mondo (sto trattenendo a stento una risata). Volendo, potremmo anche fare un lungo discorso sulla cabala ed il tetraktis, simbolismo e magia dei numeri. In realtà (e forse qui la deluderò e me ne dispiace) la scelta di queste date come nelle migliori operazioni di marketing deve servire ad attirare interesse all’evento>>.
“Perceptions_liquide” è attualità ma sembra collegarsi ad eventi catastrofici.
<<Non necessariamente un evento catastrofico, ma fondamentalmente una testimonianza delle conseguenze presenti e soprattutto future causate dall’assoluta mancanza di prevenzione da parte dai maggiori governi e delle multinazionali nei confronti delle popolazione più deboli. Non vorrei dilungarmi qui in elenchi e situazioni note a tutti ma stranamente ignorate. Cosa non va oggi nel mondo? Semplice, disarmante: esattamente quello che non andava ieri cioè l’uomo o meglio una parte dell’umanità.
Credo che uno dei maggiori problemi di oggi sia l’assoluta mancanza dell’equa distribuzione delle risorse del pianeta (acqua compresa). Perché la famiglia del contadino cambogiano che produce il riso che mangiamo vive ancora in capanne senza energia elettrica ed i suoi figli “godono” di una mortalità infantile a livelli del nostro Medioevo e la sua vita media non supera i 45 anni?
Perché i bambini della periferia di Mumbai sopravvivono setacciando tonnellate di rifiuti della ricca Mumbai city?
Perché i bambini della Somalia muoiono di sete quando a poche centinaia di km scorre uno dei più grandi fiumi della terra? (molti degli acquedotti costruiti dai romani oltre 2000 anni fa funzionano ancora!). Forse è utopia pensare ad un benessere equo e sostenibile? Continuiamo pure a spendere milioni di euro/dollari in superbombardieri e droni che ci permettano di fare guerre il più lontano possibile da casa camuffandole da nuove crociate per portare la pace!
Con quale diritto ci intromettiamo in culture antiche di millenni pretendendo di insegnare il bene ed in male se non per scopi di sfruttamento a bassissimo costo? Col cazzo! (mi conceda il termine).
Cambogiana seduta tra i suoi sacchi di riso al mercato
Cosa si può fare? E’ molto semplice. Nell’immediato poco o nulla, nel prossimo futuro molto. Tutto questo cosa vuol dire che bisogna partire dai bambini perché sono loro la nostra (come genere umano) salvezza. Bisogna educarli al rispetto. Educarli a capire i meravigliosi meccanismi della natura, a caprine la loro importanza e saper usarne quanto basta e mai di più. Bisogna fargli capire il limite tra necessario e spreco. Io credo che solo attraverso l’educazione delle nuove generazioni potremmo sperare in un cambiamento e tutto questo in maniera totalmente disinteressata (quando loro saranno grandi comunque noi saremo morti). Ho sentito spesso dire “cazzo me ne frega a me di lasciare un mondo pulito a quelli che verranno dopo di me”. L’umanità è sempre sopravvissuta grazie alle nuove generazioni, a noi fornirgli i mezzi per riuscirci anche questa volta>>.
L’arte può sensibilizzare su temi sociali, ambientali e politici?
<<Credo di aver in parte risposto a questa domanda, in ogni caso oggi l’arte o meglio quella libera ed indipendente, quella che non stiamo guadare cosa ne pensa il Dr.Sgarbi e soci, quella che nasce prima che sulle tele o sui computer nella mente quella soprattutto fatta di idee, come la si può utilizzare? Creando eventi che servano ad attirare l’attenzione della gente comune (alla fin fine è quella che poi vota) e a sensibilizzare la classe politica/dirigente (che è quella che poi viene votata) a prendere finalmente decisioni consapevoli e sostenibili quindi prive di personali interessi>>.
Cosa ci sarà di diverso in questo progetto dal percorso che, come artista, ha intrapreso fino ad oggi?
<<Le sperimentazioni (foto, assemblaggi,suoni, installazioni) prodotte in Perceptions_liquide non credo vadano interpretate come una vera e propria svolta artistica. Questo progetto è semplicemente la naturale evoluzione di una certa ricerca che, in futuro, mi porterà sicuramente a dedicarmi maggiormente ad altre forme di espressione diverse dalla pittura>>.
Paolo Ferretti artista. Quali progetti?
<<Non mi piace parlare del passato, preferisco parlare dei miei progetti futuri ma se questo può servire a mettermi a fuoco va bene.
Senza partire da troppo lontano, con POP To SHOT nel 2008 (20 tele 130×130) inizia un percorso di ricerca di simbolismi comunicativi, opere dove il colore passa decisamente in secondo piano per lasciare spazio al tratto, il segno dell’uomo all’origine della comunicazione, tracce quasi cancellate dal tempo, graffiti, pitture rupestri, rune, geroglifici, ideogrammi, primordiali tentativi di linguaggio scritto. “voglio essere ricordato nella prossima era come un glaciale geroglifico, come un bassorilievo, come un graffito inesplicabile perché del tutto inutile … E il pensiero sarà un colore, il colore sarà un suono, il nostro suono un battito…” mi piace il testo di questa canzone di Ivano Fossati (il battito/ L’arcangelo 2006) perché parla della comunicazione e della difficoltà appunto dei linguaggi.
Con CONTAMINAZIONI nel 2009 (19 tele 130×130 una 200×200 + un installazione) i segni e simboli finalmente si traducono in linguaggio vero e proprio permettendo all’uomo di comunicare, di scambiarsi idee, pensieri, informazioni sino ad arrivare all’inevitabile contaminazione (tema trattato in queste opere dove ancora una volta il tratto è elemento predominante sul colore). Una ricerca quasi minimale, essenziale, di un nuovo decodificatore per decontaminare il contaminato. Nelle tele si sviluppa il codice: il cerchio simbolo dell’infinito senza inizio né fine, la linea che unisce due punti, il cuneo a cui basta la minima fessura per iniziare un processo di penetrazione, anche un minimo spiraglio attraverso cui porre o sottrarre codifiche, informazioni, dati, metadati, codici.
Con CROMOS nel 2010 (quindici tele 130×130 ed una installazione) il linguaggio simbolistico si mescola ai segni primordiali. E’ rielaborato un codice che finalmente si riappropria del colore, un linguaggio quasi celebrale telepatico, empatico.
Esauriti questi tre progetti dedicati alla comunicazione umana, nel 2011 nasce SYNERGIE METROPOLITAINE. Grazie ad un gruppo di fotografi (Parma Fotografica, in particolare la vulcanica Giovanna Ziveri) vengo invitato a partecipare ad una mostra dedicata alla parte nascosta e meno frequentata della città. Dopo un veloce scambio di idee mi incaricano di curare l’allestimento e di coniare il titolo della mostra (invito a nozze per i miei antichi sogni di scenografo). Decido di trasformare la Galleria d’ Arte S. Andrea (antica chiesa rinascimentale) in un immenso cantiere da cui tra teli da imbianchino ed attrezzi vari faccio emergere le mie opere e quelle dei fotografi. Come imballate, accatastate, pronte per un eventuale trasloco e quasi nascoste agli occhi del visitatore ma che, fuse con galleria stessa, creano una simbolica sinergia tra passato, presente e futuro sino a realizzare una grande estemporanea installazione: SYNERGIE METROPOLITAINE appunto>>.
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E in futuro?
<<Dopo perceptions _ liquide mi dedicherò al nuovo progetto “R “ dedicato al riciclaggi>>.
Perceptions_liquide
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