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Casette dell’acqua: a Carpi l’acqua si paga e al cittadino sta bene

di Laura Benatti

 

 

Torniamo ancora una volta sull’argomento delle casette dell’acqua. Ormai in moltissimi comuni dell’Emilia Romagna si possono trovare questi piccoli edifici, da cui tutti i cittadini possono prelevare acqua potabile proveniente dall’acquedotto del proprio territorio, che viene refrigerata e offerta sia naturale che addizionata con anidride carbonica. Si tratta di un’iniziativa ormai apprezzata ovunque sia per il risparmio che essa porta ai cittadini, che rinunciano ad acquistare l’acqua al supermercato, sia per l’ambiente, poiché si riduce sensibilmente la quantità di bottiglie di plastica che dopo l’uso diventano rifiuti.

 

Andando però ad osservare il fenomeno più da vicino, si scoprono delle differenze tra i vari territori in cui sono sorte le casette. E non si tratta di differenze da poco. Ad esempio, nelle province di Parma e Reggio Emilia (in cui il gestore della rete idrica è Iren Emilia) l’acqua delle casette è completamente gratuita; il cittadino arriva, apre il rubinetto, preleva acqua naturale o frizzante nella quantità desiderata (avendo solo l’accortezza di non superare i 6 litri per volta, come richiesto dal regolamento della casetta, per non creare file) e se ne va.

 

Ma non è così ovunque: nella vicina provincia di Modena, i comuni che hanno installato i distributori d’acqua hanno fatto una scelta diversa. Qui l’acqua si paga, anche se solo pochi centesimi al litro, e con modalità diverse fra i vari comuni; nel territorio gestito da Hera, che comprende Modena città ed i comuni a sud della provincia, l’acqua delle “Sorgenti urbane” è gratuita per quanto riguarda la naturale, mentre invece costa 5 centesimi al litro se si desidera quella frizzante. Invece nei comuni della bassa modenese, in cui il gestore della rete idrica è Aimag, l’acqua si paga tutta allo stesso modo: 2 centesimi al litro, sia per la naturale che per la frizzante.

 

Questo è esattamente ciò che avviene nella casetta dell’acqua di Carpi, il comune più grande e popoloso (circa 70.000 abitanti) tra quelli gestiti da Aimag in provincia di Modena. Abbiamo rivolto alcune domande a Simone Tosi, assessore all’Ambiente del comune di Carpi, per cercare di capire i motivi della scelta di far pagare l’acqua della casetta.

 

Innanzitutto, quando è stata installata a Carpi la casetta dell’acqua?

 

Il 18 aprile 2011. Quindi è ormai un anno esatto.

 

I cittadini come hanno accolto l’iniziativa?

 

Abbiamo una media di accessi di 300 cittadini al giorno, per 3000 litri al giorno, più o meno, prelevati. Quindi, in media, ognuno preleva 10 litri alla volta.

Questa risposta dei cittadini ha superato ogni nostra più rosea aspettativa.

 

In ragione di questo successo, pensate di installare altre casette sul territorio comunale?

 

Stiamo verificando come poterle installare, perché comunque sia l’installazione che la manutenzione hanno dei costi, e dobbiamo capire come trovare le risorse eventualmente, visto che questi costi non possono essere coperti interamente da chi usufruisce del servizio.

 

A differenza di Parma e Reggio Emilia, qui in provincia di Modena l’acqua delle casette si paga, anche se una cifra di pochi centesimi al litro. Quali sono le ragioni di questa scelta?

 

Perché l’acqua ha un costo. Nel senso che se uno vuole l’acqua gratuita, va a prelevarla ad una fontana pubblica, quindi questa è garantita. Nel momento in cui ti viene fornita gasata, fredda e passata agli ultravioletti, questo sistema ha un costo. E questo costo ci sembra logico e naturale che venga imputato, in parte, a chi poi usufruisce del servizio, partendo dal presupposto che stiamo parlando della cifra di 2 centesimi al litro, contro i circa 30 centesimi al litro di un’acqua in bottiglia.

Siamo comunque all’interno del costo al litro stabilito anche dall’ato provinciale, più o meno tra 1,5 e 2 centesimi al litro, per la distribuzione dell’acqua ai cittadini. Cioè, se io apro il rubinetto di casa mia e riempio una bottiglia da un litro, più o meno spendo 2 centesimi.

 

Quindi, nelle province di Parma e Reggio, che offrono l’acqua delle casette gratuitamente, come pensa siano coperti questi costi?

 

Io non so quale sistema usino questi comuni. Parto dal presupposto che il ragionamento che abbiamo fatto noi è un ragionamento che dice che l’acqua è un bene, e come tale va considerata. Il rischio di fornire questo servizio gratuitamente è poi anche quello degli sprechi. Mentre invece occorre sottolineare che si tratta di un bene che ha un grande valore. Il trasporto, la depurazione, la captazione, poi, hanno un costo.

 

La decisione di far pagare qualcosa è stata presa a livello provinciale, oppure ogni comune ha deciso in autonomia?

 

Questa decisione è stata presa da quella che era l’ato provinciale, che adesso poi è stata sciolta, aprendo al suo posto un’ato regionale. L’ato è l’assemblea di tutte le amministrazioni locali che stabilisce quali sono gli investimenti, e di conseguenza le tariffe, sui servizi idrici e di gestione del servizio integrato dell’acqua, e sulla gestione del servizio integrato dei rifiuti. Quindi è l’assemblea dei Sindaci che decide dove si estende la rete idrica, dove si estende la rete fognaria, eccetera. Questi investimenti ricadono poi nella tariffa che ogni cittadino paga nel suo ambito territoriale; ed è proprio questa assemblea che ha stabilito di fare degli investimenti sulle casette dell’acqua, ovviamente partendo da quattro case, in modo sperimentale: una nel centro di Modena, una a sud (Fiorano) e due a nord della provincia (Carpi e San Felice sul Panaro).

I primi ad installarla siamo stati noi, a Carpi. Poi hanno seguito Modena, San Felice e Fiorano.

L’ato di Modena ha deciso quest’anno, prima del suo scioglimento, di installarne altre quattro: due nell’area di Modena e sud di Modena (gestite da hera), e due nell’area gestita da aimag, a nord, la prima delle quali verrà inaugurata il 28 aprile prossimo a Novi di Modena.

 

Quanto costa installare una casa dell’acqua?

 

Più o meno una casa dell’acqua costa 30.000 €. Si fanno delle gare d’appalto, ma più o meno la cifra per l’installazione è questa. Questi costi vengono scaricati sui cittadini tramite la tariffa dell’acqua, poiché si tratta di un investimento deciso dall’ato. Poi ci sono le spese di gestione annua, all’incirca di 15-20.000 €, e questi noi contiamo, in parte significativa, di coprirli con il pagamento dei 2 centesimi di chi va a prelevare l’acqua.

 

Il gestore della rete idrica cosa c’entra in tutto questo?

 

All’Aimag noi abbiamo chiesto di fare la gara per i Comuni, e di gestire la casa dell’acqua. Dal momento che ci è stato impedito, a suo tempo, di vendere l’acqua ai cittadini, dobbiamo operare tramite un consorzio o un’azienda, perché di fatto con le casette avviene una vendita di acqua. Di conseguenza abbiamo bisogno di un gestore, che faccia questo tipo di vendita. Il nostro gestore è l’Aimag, per quanto riguarda la rete idrica, fognaria, ed i rifiuti, dunque l’abbiamo incaricata di gestire per nostro conto anche le casette dell’acqua.

Tuttavia si tratta di un sistema a parte rispetto al resto della rete dell’acquedotto; ogni casa dell’acqua della provincia di Modena, infatti, ha un contatore proprio che registra quanta acqua viene prelevata, ed alla fine del primo anno di sperimentazione sapremo con certezza se le spese di gestione si riescono a coprire interamente con il pagamento di chi usufruisce del servizio.

 

Qual è lo scopo dell’installazione di queste casette dell’acqua?

 

L’idea di costruire la casetta è quella di promuovere la cultura dell’acqua per l’uso umano (non solo per annaffiare l’orto o lavare la macchina, per intenderci) e per ridurre l’impatto ambientale della produzione di rifiuti in plastica. L’abbiamo fatto esclusivamente in quest’ottica, infatti quando ci hanno proposto di installare all’interno della casetta dei sistemi di microfiltraggio, abbiamo rifiutato: si tratta della stessa acqua che esce dai rubinetti delle nostre case, senza nessuna differenza, a parte ovviamente per quella frizzante, a cui viene addizionata anidride carbonica.

Se tutto andrà bene, proveremo ad installare altre casette da qui a due anni, entro la fine del mandato amministrativo; sapendo però che servono 30.000 € iniziali, più 15.000 € circa all’anno. Quindi dovremo fare un bilancio di questo primo anno per capire poi come proseguire questa esperienza. Anche perché siamo a saturazione: la casa dell’acqua non può servire più di quelle 300 persone al giorno che la utilizzano adesso. La gente è perennemente in fila, e di conseguenza oggi il nostro tema è proprio installarne altre per permettere a più persone di usufruire del servizio.

 

 

 

In effetti, il problema dell’affollamento davanti alla casetta dell’acqua di Carpi esiste, ed è molto sentito dai cittadini.

Siamo andati a raccogliere qualche opinione sul tema del pagamento dell’acqua tra le persone in fila alla casetta, ed il coro di voci è stato pressoché unanime: «Non ci interessa pagare o meno i 2 centesimi; piuttosto servirebbero più distributori, magari in altre zone della città. Le file chilometriche che si formano ormai non sono più sostenibili». Altri sottolineano il fatto che «viene fornito un servizio alla comunità: per cui è giusto il pagamento dei 2 centesimi».

 

Una coppia afferma che paga volentieri, perché l’acqua della casetta è di qualità migliore rispetto a quella del rubinetto; ma una volta informati del fatto che in realtà l’acqua è esattamente uguale a quella di casa e non subisce alcun processo di filtraggio o di modifica delle caratteristiche fisico-chimiche, la signora rivaluta un po’ la propria affermazione iniziale e dice che a quel punto, allora, non è giusto il pagamento; mentre il marito ribadisce che il sapore è migliore (probabilmente ciò dipende dal tipo di tubature in cui scorre l’acqua), e si dice convinto del fatto che comunque, anche a casa, spenderebbe più o meno la stessa cifra per prelevare l’acqua dal rubinetto.

 

Un elemento è ribadito da tutti con fermezza: servono più casette, perché le file troppo lunghe disincentivano la fruizione del servizio. Ma riguardo al pagamento, sembra proprio che il Comune abbia fatto la scelta giusta: le tante persone che bevono l’acqua del Sindaco prelevata dalla casetta accettano di buon grado di pagare per un bene che, a ragione, è considerato sempre più prezioso.

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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