
Greenpeace: “We must save Amazzonia”
di Silvia Parmeggiani
In azione da 24h nel porto Sao Luis (Brasile): gli attivisti di Greenpeace sono pronti all’azione per impedire ad un cargo di ghisa, destinato agli Stati Uniti, di lasciare il Rio delle Amazzoni.
E’ questo il nuovo atto di una denuncia -sul lavoro schiavile e la deforestazione- che sembra non voler terminare a breve e che arriva pochi giorni dopo l’approvazione, da parte del Congresso Brasiliano, delle modifiche al codice forestale, correzioni che rischiano di mettere in ginocchio l’Amazzonia e gli impegni presi dal Brasile per porre fine alla deforestazione e mitigare i cambiamenti climatici.
Per produrre la ghisa le fonderie brasiliane consumano enormi quantità di carbone da legna, combustibile che -come denuncia il nuovo rapporto di Greenpeace (http://www.greenpeace.org/international/driving-destruction/) – provocherebbe gravi ripercussioni ambientali all’Amazzonia. E le modifiche al codice forestale non fanno altro che accelerare questo processo. Ad usare il combustibile anche alcune tra le più grandi aziende del settore automobilistico tra cui Ford, Gm, Mercedes e Bmw a cui Greenpeace chiede di implementare nuove politiche in grado di escludere l’uso di qualsiasi prodotto legato alla deforestazione e al lavoro schiavile.
<<Dilma Roussef deve proteggere l’Amazzonia e le persone che da essa dipendono vietando la deforestazione, la schiavitù e l’invasione delle terre indigene>>. La denuncia parte dall’attivista brasiliano Elissama Menezes de Oliveira, incatenato all’ancora della “Speranza Clipper” la nave che si apprestava a caricare la ghisa di proprietà di Viena, una delle società denunciate nel nuovo rapporto di Greenpeace. Fino a quando l’attivista non abbandonerà la sua postazione, sarà impossibile per la nave entrare in porto ed effettuare il carico della ghisa incriminata. A sostenerlo anche Chiara Campione, responsabile campagna Foreste di Greenpeace Italia. <<La presidente brasiliana Roussef dovrebbe fare ciò che milioni di brasiliani le chiedono da mesi: porre un veto a questa legge pericolosissima per l’Amazzonia. Può farlo entro il 25 maggio>>.
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