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Acqua e musica: l’organo idraulico

di Daniela Asaro Romanoff

 

 

Già all’epoca dei Faraoni dell’antico Egitto esistevano degli organi idraulici. La società egiziana, come ben sappiamo, aveva grandi conoscenze tecnico-scientifiche; per quanto riguarda la musica, gli egiziani già conoscevano che c’era una relazione tra l’altezza del suono e la lunghezza di una corda vibrante.

E’ famoso l’Hydraulos, l’organo idraulico ideato da Ctesibio, ingegnere greco di Alessandria. Tale organo funzionava ad aria, e si basa sul principio dei vasi comunicanti. Da molti storici della musica l’Hydraulos viene considerato il primo organo musicale ad acqua, adoperato nelle feste, a scopi ludici, ecc. Era l’anno 250 a.C., quando questo strumento venne messo a punto dall’ingegnere greco.

L’acqua aveva lo stesso compito dei mantici, per mantenere la pressione dell’aria costante. Azionata una pompa, l’acqua saliva nel contenitore mobile a fori, che stava in una piccola cisterna. L’acqua invadeva la cisterna, ed essendo questa collegata con il somiere, l’aria veniva spinta verso le canne, mantenendo una pressione costante. Nell’epoca romana l’organo fu perfezionato. Anche gli arabi cercarono di superare l’inconveniente della non continuità del suono. Le canne vennero alimentate da due recipienti che funzionavano in alternanza.

 

 

 

Nel XVI secolo, a Villa d’Este, due francesi, Luc Le Clerc e il nipote Claude Venard, progettarono un organo geniale, rivoluzionario rispetto agli altri esistenti in tale epoca. Quando l’organo venne costruito stupì le Corti di tutta l’Europa, destando il grande interesse di quanti amavano la musica. Il suono veniva emesso tramite un complesso sistema idraulico. Un flusso d’acqua arrivava fino alla fontana e veniva inserito in un recipiente rettangolare, nel quale si generavano intensi vortici. L’aria veniva catturata dai vortici e si mescolava con l’acqua.

La miscela di acqua e aria scendeva lungo un tubo verticale per giungere in un cavo stagno, denominato camera eolia.

Nella camera eolia l’acqua, con grande velocità, cadeva su una pietra, l’aria liberata nell’impatto dell’acqua con la pietra, saliva nella parte alta della camera eolia e, attraverso un tubo, veniva condotta allo strumento. Il rapporto di aria e acqua era pari a 5-10 litri di aria per ogni litro di acqua,

La ruota idraulica dava il moto ad un rullo dentato, che permetteva l’apertura e la chiusura delle valvole delle canne d’organo. Quando il macchinario fu modificato e immerso nell’acqua, ben presto si deteriorò. Tramite disegni e appunti ritrovati, l’organo è stato restaurato, l’opera di ristrutturazione dell’organo e anche dei giardini della Villa non è stata di certo facile, ma è stata eseguita in tempi record e ultimata nel 2005.

 

 

Arrivando ai tempi attuali, un’opera che ci stupisce è il capolavoro architettonico e musicale ideato dall’architetto croato Nikola Basic. In lingua croata l’organo marino musicale è denominato: orgulja morske. L’opera ha vinto il Premio europeo per gli spazi pubblici urbani a Barcellona.

 

All’esterno la struttura si presenta a gradoni bianchi, all’interno c’è un meccanismo di tubi che trasformano in suono l’aria spinta dalle onde. La magnifica struttura architettonica diventa un grande strumento musicale, la cui melodia è infinita. Una serie di tubi di polietilene, di differente diametro, sono connessi ad una galleria che sta sotto la piazza.

Con la forza variabile delle onde, l’acqua penetra nella parte inferiore dei tubi e viene spinta fino alla galleria sotterranea, che raccoglie l’acqua e la restituisce al mare. In questo processo, l’aria che si trova all’interno delle condutture, è convogliata verso delle aperture che fanno comunicare la galleria con la superficie della piazza, generando vibrazioni.

 

 

Ci sono 35 tubi, raggruppati in sette sezioni, che si susseguono. Un ascoltatore che sia in un punto ben preciso può sentire il suono di cinque o sette tubi al massimo. I gradoni si estendono per settanta metri. Si alternano due accordi differenti tipici della musica croata.

Va tenuto presente che le canne hanno inclinazione e dimensione differenti, pertanto il suono sarà ogni volta diverso, considerata l’intensità sempre differente delle onde e lo sfasamento delle creste d’onda.

 

 

Un ‘nuovo strumento’: l’Hydraulophones

 

Vent’anni fa uno scienziato e musicista canadese, Steve Mann, ha inventato e costruito quello che lui ha denominato ‘Hydraulophones’. Questo strumento si ispira a quelli già esistenti nell’antichità. Si tratta di particolari fontane, ma, con i getti d’acqua, piccini ed adulti possono interagire e manipolare i flussi, che fuoriescono, per ottenere sempre nuove melodie.

 

I contenitori, in cui l’acqua si trova a varie pressioni, possono avere le forme più bizzarre, per cui sono molto adatti per parchi gioco, giardini, parchi acquatici, ecc.. Possono avere la forma di delfini, di fiori, di ciambelle coloratissime, o addirittura, chi desidera suonare, si può immergere anche in una vasca, ai cui bordi ci sono i getti d’acqua da modulare con le dita. L’inventore suole dire che la gente scolpisce i getti d’acqua, ottenendo delle affascinanti melodie.

 

 

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Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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