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Scorci di una città sotterranea: Rieti e l’acquedotto romano

di Serena Fusacchia

 

 

Più antica di Roma, Rieti deriva il proprio nome da Rea, madre di tutti gli dei, ed è stato il più importante centro sabino sin dal VII secolo a.C.. L’antica Reate era collegata a Roma in modo diretto tramite la via Salaria, l’antica via del sale che, una volta raggiunto il centro, vi entrava attraverso un ponte sul fiume Velino. La consolare Salaria dopo aver superato il fiume Velino, attraverso il solido ponte in pietra dove sono ancora visibili i profondi solchi lasciati dalle ruote dei carri utilizzati per il trasporto del sale, raggiungeva il foro, situato dove si estende l’odierna piazza Vittorio Emanuele II, e piegando a destra sulla via Garibaldi formava gli antichi cardo e decumanus.

 

La sua è una storia ricca di avvenimenti, riconducibili al legame con Roma, fatta da papi, condottieri e sovrani.  Conquistata nel 290 a.C. dal console Manio Curio Dentato divenne un importante gastaldato appartenente al Ducato di Spoleto e successivamente, nel 1198 come Comune guelfo passò sotto l’autorità di Innocenzo III. Ospitò numerosi pontefici che si rifugiavano in città per sfuggire alla cruente lotte tra papalini ed imperiali, guadagnandosi l’appellativo di “fidelissima semper”. In questa città impregnata del lavoro dell’uomo, forti sono i ricordi del “poverello” di Assisi che rivivono nei quattro santuari francescani.

Aggrappati a scoscesi dirupi, perle incastonate nel verdeggiante paesaggio, corona alla conca reatina, conservano intatta l’atmosfera di pace e quel senso di vicinanza alla natura tanto cari a San Francesco. Citata più volte nelle fonti classiche fu paragonata da Cicerone alla valle di Tempe nella Tessaglia, nota al tempo per la sua ubertosità.

Per visitare Rieti bisogna andare adagio, passeggiare lentamente alla scoperta degli angoli più suggestivi, lasciarsi cullare dalla tranquillità che avvolge il centro storico rimanendo incantati dalla bellezza dei luoghi.

 

 

 

Rieti nasconde tuttora tracce del suo passato nel sottosuolo: i resti di un antico e monumentale viadotto romano costruito nel III sec. a.C, come conseguenza della conquista romana ed affiancato all’opera di bonifica della piana, su cui poggia parte della nuova città, custoditi nei sotterranei di alcune considerevoli case nobiliari reatine. Costruito in blocchi di travertino squadrati, si presenta come un emozionante spettacolo, in perfetto stato di conservazione, ancora carico della sua imponenza e della sua forza. La struttura, inglobata nei sotterranei di alcune nobili dimore reatine, è formata da grandiosi fornici costruiti con enormi blocchi squadrati di travertino caverno, a sostegno del piano stradale. Questo manufatto, superando il fiume Velino, permetteva alla Via Salaria, l’antica via del sale, di raggiungere la città evitando allagamenti ed impaludamenti, assumendo così un ruolo di estrema importanza per la reate romana che necessitava di un diretto collegamento con l’Urbe.

Oggi una particolarità di questa opera risiede nel fatto che le sue poderose arcate pur sostenendo ancora la principale strada di accesso al centro cittadino (Via Roma) non sono assolutamente visibili se non penetrando (con guida autorizzata) nei sotterranei degli antichi palazzi che fiancheggiano la via stessa. Questo complesso di ambienti – che si trova pertanto sotto il livello stradale – risulta accessibile da una via parallela a via Roma; qui si osservano, oltre alle arcate del viadotto, i vari adattamenti e riutilizzi medioevali delle strutture romane, costituendo una vera e propria suggestiva Rieti Sotterranea. Di questo ponte permangono dei resti ancora visibili in pieno centro: un’ affascinante traccia di storia che resiste allo scorrere del fiume.

 

Casa Sciarra, Casa Parasassi, Casa Rosati-Colarieti, e infine Palazzo Napoleoni: è nei loro locali sotterranei che è possibile ammirare ampi spazi, locali incastonati nei poderosi archi che sostenevano il viadotto.

“E’’ una bella città e di struttura aristocratica”, osservava Guido Piovene nel suo viaggio in Italia. “Dalla cattedrale romanica al duecentesco Palazzo dei Papi, dai potenti archi gotici ai quartieri con viuzze , scalinate esterne, torri mozze ed archivolti, dalla Loggia del Vignola alle molte dimore nobiliari, la città aduna un nucleo di aristocrazia romana e ne porta l’impronta” commentava lo scrittore negli anni Cinquanta.

 

 

In particolare via del Porto, che anticamente era una via fluviale, deriva il suo nome dal porto fluviale di Rieti, che le ha fatto meritare il nome di “Venezia d’acqua dolce”. Con accesso sempre sulla via del Porto è poi interessante visitare il magazzino di casa Parasassi ed i sotterranei di Palazzo Rosati Colarieti dove è rintracciabile parte del viadotto con fornici seminterrati e dove un imponente muro mostra il piano di inclinazione della via consolare dalle rive del fiume Velino fino alla rupe di travertino dove si era sviluppato il primo nucleo abitativo della città.

Proprio a partire dal ponte romano il WWF ha realizzato un percorso lungo il fiume che porta il turista ad ammirare alcuni degli angoli più belli di Rieti: immersi nel verde dell’ambiente e nella naturalezza del Velino, un mondo affascinante ed eccezionale, testimone del passato della città di Rieti.

 

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

3 Commenti

  1. leandro

    La prima foto non é riferita a RIETI ma VITERBO Palazzo dei Papi.

  2. Mirella

    Un articolo scritto davvero bene: avvincente e mai scontato!

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