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Un nuovo medagliere europeo per la gestione dei rifiuti

di Bruno Fusilli

 

 

Ogni anno nell’Unione europea buttiamo via 2,7 miliardi di tonnellate di rifiuti, di cui 98 milioni sono pericolosi. In media solo il 40% viene riutilizzato o riciclato, il resto è messo in discarica o è destinato all’incenerimento. All’interno dell’Unione, la produzione totale di rifiuti è stabile, ma è in aumento quella di alcuni flussi, come i rifiuti da costruzione e demolizione, i fanghi di depurazione e i rifiuti marini. In generale, alcuni Stati membri ne riciclano oltre l’80%, a dimostrazione di come sia possibile trasformarli in una risorsa fondamentale. Questo è l’obiettivo primario che l’UE si pone: il miglioramento della gestione dei rifiuti contribuisce, infatti, a un miglior utilizzo delle risorse, può aprire nuovi mercati e creare posti di lavoro, favorendo una minore dipendenza dalle importazioni di materie prime e consentendo di ridurre gli impatti ambientali. Inoltre, la combinazione delle varie politiche dei singoli membri contribuirebbe alla creazione di una vera economia europea del riciclaggio: entro il 2020 i rifiuti dovranno essere gestiti come una risorsa. Janez Potočnik, commissario per l’ambiente, ha dichiarato: “I rifiuti sono troppo preziosi per essere semplicemente buttati via: con una gestione oculata è possibile re-iniettarne il valore nell’economia”. In quest’ottica, si creerebbero anche industrie fiorenti e numerosi posti di lavoro.

Affinché l’UE riesca, nella sua interezza, a raggiungere gli obiettivi previsti in materia di rifiuti, la Commissione si impegnerà a creare nuovi strumenti per tutti gli Stati membri e si sforzerà di coordinarne le politiche in materia di riciclo. Improrogabile diventa, quindi, coerentemente con queste linee guida, un monitoraggio articolato sullo smaltimento dei rifiuti a livello nazionale: è proprio quello che si è proposta la Commissione europea, incaricando la BiPRO GmbH di Monaco di realizzare un rendiconto sulla gestione dei rifiuti urbani nei singoli Stati membri, nell’ambito del progetto europeo di sostegno al miglioramento della gestione dei rifiuti stessi. La nuova relazione, pubblicata il 7 agosto 2012, rileva la presenza di profonde differenze all’interno dell’Unione, con particolare riguardo al loro trattamento a livello comunale. In essa, per operare una classificazione dei 27 Stati, vengono utilizzati 18 criteri, scaturiti da un modello di riferimento che ha tenuto in considerazione le direttive europee in materia. I requisiti fondamentali, che sono alla base dei criteri di valutazione prescelti, comprendono: l’allestimento di una chiara gerarchia nella gestione delle fasi operative dello smaltimento rifiuti; la predisposizione di strumenti giuridici ed economici per operare concretamente; il raggiungimento di livelli di sufficienza sia nelle strutture di trattamento dei rifiuti, sia nella qualità della progettazione gestionale; il conseguimento degli obiettivi prefissati e le eventuali violazioni della normativa europea.

Il risultato del monitoraggio e della classifica degli Stati membri, sulla base dei criteri elaborati, ha portato alla costruzione di una tabella di punteggi e all’attribuzione di bandiere verdi, arancioni e rosse per voci quali, il totale dei rifiuti riciclati, le tariffe dello smaltimento rifiuti, le violazioni della normativa europea. Riguardo al peso dei punteggi attribuiti, per ogni criterio, si va da un massimo di 2 punti – bandiera verde, ad un minimo di 0 punti – bandiera rossa, passando per un punteggio intermedio pari a 1 – bandiera arancione. I criteri 1.3, 1.4 e 1.5, ovvero la quantità di rifiuti urbani riciclati (riciclaggio dei materiali e altre forme, compostaggio compreso), la quantità di rifiuti urbani recuperati (con produzione di energia) e, infine, la quantità di rifiuti urbani smaltiti (conferimento in discarica a cielo aperto o interramento e incenerimento senza recupero di energia) vertono sulle prestazioni effettive degli Stati membri in termini di risultati conseguiti, pertanto il loro punteggio vale doppio (D). Il totale complessivo del punteggio massimo raggiungibile è 42. Tale tabella non rappresenta, nell’ottica della Commissione, una classificazione fine a se stessa, ma uno strumento per aiutare gli Stati membri a migliorare le proprie prestazioni in materia. Guidano la classifica Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia, nessuno dei quali ha più di due bandiere rosse.

La situazione si capovolge tuttavia all’altro estremo della classifica, dove le bandiere verdi scarseggiano. Tra gli Stati membri che presentano i maggiori deficit di attuazione (Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia) spicca anche il nostro paese che si connota, dunque, per politiche deboli o inesistenti di prevenzione dei rifiuti, assenza di incentivi alle alternative al conferimento in discarica e inadeguatezza delle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti. Il sottoutilizzo sistematico di scelte più adeguate nella gestione dei rifiuti, riutilizzo e riciclaggio, in paesi come il nostro, è causa del ricorso massiccio al conferimento in discarica, cui si associa il rischio dell’insorgenza di situazioni di grave emergenza, come quelle verificatesi a Napoli e in Sicilia. Per contro, Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia dispongono di sistemi completi di raccolta dei rifiuti, meno del 5% dei quali finisce in discarica. Vantano sistemi di riciclaggio ben sviluppati, una capacità di trattamento sufficiente e buone prestazioni riguardo ai rifiuti biodegradabili. Le loro politiche di gestione sono il prodotto di una combinazione efficiente di strumenti giuridici, amministrativi ed economici. Vari Stati membri hanno compiuto rapidamente progressi, passando dal conferimento generalizzato in discarica alla sua quasi eliminazione.

Tuttavia, la Commissione osserva che anche gli Stati all’avanguardia su questo fronte, si trovano comunque a dover fronteggiare nuove sfide come il rafforzamento di politiche di prevenzione e la questione della sovraccapacità d’incenerimento, che potrebbe ostacolare il riciclaggio e indurre a importare rifiuti per alimentare gli inceneritori. Questo monitoraggio sarà utilizzato dalla Commissione per stilare tabelle di marcia indirizzate ai dieci Stati membri, tra cui l’Italia, i quali hanno registrato i risultati peggiori. Nel prossimo autunno, a partire dal 19 settembre a Praga, si svolgeranno, infatti, seminari bilaterali con le autorità nazionali maggiormente interessate per discutere sulle migliori pratiche da perseguire, tenendo però conto delle peculiarità che contraddistinguono i vari paesi, nell’obiettivo di migliorare la gestione dei rifiuti con adeguati strumenti economici, giuridici ed amministrativi e grazie ai fondi strutturali dell’UE.

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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