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Scoprire il Dna? Io lo faccio a casa

di Daniela Asaro Romanoff

 

L’esperimento che illustrerò ha bisogno dell’utilizzo dell’acqua. Potrebbe sembrare che sia assolutamente al di fuori della nostra portata la capacità di saper estrarre da soli il nostro Dna, invece, come vedremo, l’esperimento non è affatto difficile.

Con molta attenzione e prudenza si può procedere all’estrazione del Dna anche a casa propria. E’ sufficiente avere un piano d’appoggio igienizzato, qualche contenitore, acqua, olio, alcool, sale, colorante per alimenti blu, un sottile bastoncino in legno, quelli che si utilizzano per gli spiedini, detersivo per piatti chiaro, un contagocce, occhiali per la sicurezza, guanti in gomma, quelli utilizzati per lavare i piatti. Il Dna è una molecola complessa, che si trova all’interno delle cellule. La molecola è molto piccola e non è possibile vederla ad occhio nudo. Bisogna raccogliere un grande numero di molecole per poterla vedere. Nel nostro caso preleveremo la saliva.

 

Indichiamo tutto quanto è necessario avere, per svolgere l’esperienza, specificando la quantità che va adoperata.

-500 ml di acqua ( si può utilizzare l’acqua che fuoriesce dal nostro rubinetto)

– 1 contagocce

-1 beuta, oppure un contenitore di vetro che si restringe all’imboccatura

-1 cucchiaio di sale da cucina

– 125 ml alcool ispropilico usp 70%

– 2 gocce di colorante per alimenti

– 1 goccia di detersivo per piatti

– 1 bastoncino in legno (quelli che si adoperano per gli spiedini)

– 1 paio di guanti in gomma

 

Si raccomanda la massima attenzione nell’adoperare l’alcool, è necessario indossare gli occhiali per la sicurezza e va adoperato in un ambiente ben ventilato. Si deve tenerlo lontano da fiamme, scintille, fonti di calore e, ovviamente, non va ingerito.

 

Fase 1 Versiamo il cucchiaio di sale nel contenitore in cui ci sono 500 ml di acqua. Mescolare bene, fino a quando il sale è completamente disciolto.

 

Fase 2 Fare dei gargarismi con tale acqua salata, non ingoiare l’acqua, ma sputare il tutto nella beuta, che ora, oltre all’acqua salata, conterrà anche la nostra saliva.

 

Fase 3 Immergere il bastoncino sottile in legno nella goccia di detersivo e poi inserire delicatamente il bastoncino nella beuta, mescolare poco, per tre volte al massimo, è bene non avere troppa schiuma nel contenitore.

 

Fase 4 Aggiungere due gocce di colorante per alimenti all’alcool e mescolare con cura, così si potrà distinguere l’alcool dall’acqua.

 

Fase 5 Lentamente, utilizzando il contagocce, inserire l’alcool colorato all’interno della beuta, in modo che acqua ed alcool non si mescolino. L’alcool colorato deve rimanere sopra l’acqua, formando una colonna di due centimetri.

 

Fase 6 Se tutto è stato eseguito con accortezza e nel massimo igiene, a questo punto si vedranno i filamenti sottili del Dna, che si collegano e congiungendosi tra loro formano reti di Dna.
Avendo eseguito tale meravigliosa esperienza e avendo visto i filamenti del Dna, vi chiederete cosa sia accaduto. La saliva e le cellule della pelle all’interno della nostra bocca sono state rimosse con i gargarismi che abbiamo fatto. E’ stata utilizzata l’acqua salata perché è simile ai fluidi che ci sono nel nostro corpo. Le nostre cellule sono protette da ‘mura’, che sono in realtà uno strato di grasso chiamato membrana. Quando è stata inserita la goccia di detersivo, proprio quella goccia di liquido per piatti ha rotto la membrana cellulare e il Dna è stato rilasciato nell’acqua. Con l’aggiunta dell’alcool colorato, si è formata una colonna di due centimetri sopra l’acqua, i filamenti del Dna sono migrati fino a quello strato, riunendosi con altri filamenti. Dal momento in cui inizieranno ad essercene tanti, il Dna sarà ben visibile. Soffermatevi a riflettere molto e guardate con attenzione quei filamenti: lì ci sono tutte le informazioni che fanno di ognuno di noi un essere umano unico e assolutamente originale.

 

 

 

 

Si raccomanda di rimettere tutto a posto, pulendo bene i contenitori usati, gli strumenti, e il piano di appoggio sul quale è stato eseguito questo esperimento. La prima buona qualità che deve avere un ricercatore scientifico è l’amore per l’ordine e la pulizia. Non bisogna demandare ad altri tali compiti. Già nelle scuole primarie i bambini dovrebbero essere educati in tal senso, e soprattutto dovrebbero essere educati al rispetto per il lavoro utilissimo degli addetti alle pulizie. Di solito queste preziose persone, purtroppo, vengono sottovalutate, anche noi adulti dimentichiamo di frequente che in una città sporca non potremmo proprio abitare, quindi vivere, ma senza le partite di calcio potremmo anche vivere, non sono così fondamentali per la nostra esistenza come le pulizie. Una domanda sorge spontanea, perché l’addetto alle pulizie viene considerato figlio di un dio minore, mentre il calciatore è un idolo strapagato? Storture della nostra società superficiale e consumista. Scusate la digressione, ma anche chi si occupa di esperimenti scientifici deve avere una coscienza civica, che spesso manca oggigiorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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