
Nerino Vincenti: Gli uomini del fiume, memorie di un barbaro
di Luigi Griva
Nerino Vincenti, detto Nero, è oggi un attivo ottantenne,con la memoria prodigiosa. La utilizza per ripescare dalla sua lunga esperienza di lupo di fiume ricordi e sensazioni . Cresciuto a San Leone di Governolo, sulle rive del Mincio, comincia a navigare da ragazzo, nel 1941, con il padre e lo zio. La barca di famiglia, la Nelli, è una gabarra in legno, una imbarcazione tradizionale da trasporto. Caricano tavole di legno presso Cremona, a Borgoforte vengono agganciati dal rimorchiatore Generale Faini e di qui proseguono sino a Pontelagoscuro. Poi – tramite la conca – a San Giorgio di Ferrara, dove dopo 15 giorni di navigazione scaricano. Il legname – siamo all’inizio della Seconda Guerra mondiale – serve alle truppe tedesche. Ai vicini cantieri di Governolo ( attivo sino al 1961) e di Mirasole, Nero vede al lavoro marangoni e galafas ( carpentieri e calafati ), esperti nella costruzione delle barche del Po: battelli, rascone, gabane, magani: gli stessi tipi navali che più tardi lui stesso riprodurrà in modello. La guerra accelera la scomparsa dei tipi navali tradizionali: gli ultimi molini natanti sul Po, quelli di Melara e Bergantino, sono mitragliati e poi distrutti dagli spezzoni incendiari dei bombardieri alleati, per impedire ai Tedeschi di attraversare il fiume.
Nel dopoguerra, con la ripresa delle attività economiche, si sviluppano i trasporti di merci sul fiume, ormai con imbarcazioni in ferro: sono chiatte trainate da rimorchiatori e bettoline adattate a cisterne, per il trasporto di olio combustibile alle centrali termoelettriche. Nel 1955 Nero è allievo pilota sulla bettolina Concordia 1: trasporta grezzo da porto Marghera alla raffineria di Frassino di Mantova. Nel 1973 si diploma CapoTimoniere : guiderà per quasi vent’anni le draghe del Genio Civile, poi ARNI, per lo scavo dei canali navigabili. Il libro di Nerino Vincenti è stato curato da Edgardo Azzi, Giovanni Bernardi e Valerio Sometti ed è pubblicato dall’Editoriale Sometti di Mantova. E’ ricco di illustrazioni in bianco e nero e contiene anche un glossario fluviale che raccoglie le varianti mantovane dei termini usati sul Po: sono interessanti le analogie con i termini del dialetto veneziano; davvero l’influenza lessicale di Venezia è ancora presente, sino a Torino, sulla cultura padana.
Così , con i suoi modelli ed i ricordi di lupo di fiume, il barcaro Nero Vincenti ci lascia – a futura memoria – preziosi materiali per la storia.
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