
Termovalorizzatore di Piacenza. Polemiche sulla proposta di aumentarne la portata
di Sofia Mingarelli
Termovalorizzatore sì, termovalorizzatore no. C’è chi difende a spada tratta questo sistema di smaltimento di rifiuti, c’è chi invece lo denigra senza ammetterne nemmeno i più evidenti vantaggi. A Piacenza si è discusso lungamente della questione senza arrivare ad una risposta soddisfacente e univoca. Ma vediamo cos’è davvero il termovalorizzatore che si trova nella periferia sud della città. I dati parlano chiaro, lo smaltimento dei rifiuti è un grave problema e col passare degli anni lo diventa sempre di più; nel 1991 si producevano 100.000 tonnellate di rifiuti mentre nel 2011 si è arrivati alle 192.370 tonnellate.
L’emergenza è stata affrontata dalla città con un sistema integrato di gestione che prevede tre principali obiettivi: primo fra tutti è quello di cercare di ridurre la produzione dei rifiuti alla radice, sensibilizzando le persone sul problema dello smaltimento. In secondo luogo si cercherà di potenziare le iniziative di raccolta differenziata nella città, per favorire il riciclo dei materiali in grandi quantità. A questo proposito ogni lunedì mattina passano dei camion che svuotano i bidoni della raccolta differenziata esposti vicino ai portoni di ogni casa; in particolare vengono ritirati quelli contenenti carta, plastica e barattolame. Inoltre alla consegna dei piccoli bidoni era stato fornito un elenco in cui si spiegava quali oggetti potessero andare in un contenitore, quali in un altro, cosicché all’occorrenza chi avesse avuto un dubbio, avrebbe potuto consultare il foglio informativo. Questa iniziativa può essere considerata tra quelle atte a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del riciclo dei materiali. Ultima linea guida, ma non per questo meno importante, è il recupero energetico per mezzo del trattamento dei rifiuti non riciclabili. Questo punto è stato messo in pratica grazie a impianti tecnologicamente avanzati. Tra questi possiamo citare il termovalorizzatore presente nella periferia di Piacenza. Tecnoborgo S.p.A. è un’organizzazione che si occupa dello smaltimento dei rifiuti; essa ha proposto l’utilizzo di questo termovalorizzatore in quanto, oltre che a garantire un’alta qualità di servizio, si occupa di curare anche il rispetto per l’ambiente e per la salute dei lavoratori che operano in questo contesto.
Innanzitutto Tecnoborgo si propone di offrire un servizio costante e serio, cercando di massimizzare la produzione di energia derivante dallo smaltimento dei rifiuti. Tra gli obiettivi della Società è presente anche quello della sensibilizzazione dei cittadini nei confronti del tema dei rifiuti e in particolare si sono ipotizzati incontri con la popolazione piacentina ma anche attività nel contesto scolastico. In questo modo i ragazzi vengono educati al rispetto dell’ambiente e viene riportata l’attenzione su uno dei temi più importanti per il comune di Piacenza.
Alle critiche che vengono mosse al sistema di smaltimento di rifiuti ed in particolar modo alla domanda «i termovalorizzatori soddisfano i requisiti di tutela ambientale?», la risposta che viene dall’azienda di Teconborgo è chiara ma non del tutto soddisfacente: «Nel corso degli ultimi anni si è investito molto sullo studio di sistemi ed approntamenti tecnologici mirati a minimizzare l’impatto ambientale dei termovalorizzatori, in particolare per quanto riguarda i sistemi di abbattimento presenti nella linea di trattamento dei fumi generati. Sono state sviluppate misure di contenimento preventivo delle emissioni, ottimizzando le caratteristiche costruttive dei forni e migliorando il processo di combustione» e continua: «I dati registrati da enti pubblici di controllo presso termovalorizzatori in esercizio presentano valori molto inferiori ai limiti imposti dalle leggi locali e dalle direttive dell’Unione Europea. Studi effettuati per valutare il contributo che l’impianto di Tecnoborgo ha sulla massa totale di ossidi di azoto (NOX) (inquinante particolarmente importante nell’area della Pianura Padana) presenti nell’area di influenza dell’impianto (la città di Piacenza e il territorio limitrofo) hanno dimostrato che questo è pari allo 0,17% rispetto al contributo di altre sorgenti». I requisiti di tutela ambientale sono dunque rispettati ma questo non significa che questo sistema non inquini l’ambiente.
Tecnoborgo prevede inoltre attività di formazione e di addestramento per il personale che lavora nell’impianto tecnologico sui temi del rispetto dell’ambiente. Si propone poi di tenere costantemente sotto controllo gli impatti delle attività del termovalorizzatore, impegnandosi anche a ricercare un continuo miglioramento sui temi ambientali e della lotta all’inquinamento. I report che monitorano l’aria, effettuati dall’ARPA, sono presenti sul sito di Tecnoborgo e consultabili dai visitatori. Questa facoltà è indice di una politica di trasparenza molto apprezzabile.
Numeri alla mano, andiamo a verificare quanto realmente il termovalorizzatore produce annualmente: la produzione netta di energia elettrica è di circa 65.000.000 Kwh. L’energia viene portata sulla rete elettrica nazionale gestita da GRTN S.p.A. (Gestore Rete Trasmissione Nazionale). La quantità di energia copre il consumo di circa 30.000 famiglie, il fabbisogno della città di Piacenza.
Bisogna specificare che sono state tante le proteste piovute sull’attività di questo termovalorizzatore; possiamo ricordare che nel 2010 l’Idv (Italia dei Valori) creò un banchetto di protesta nei confronti della proposta di Tecnoborgo di aumentare la potenza dell’impianto di smaltimento dei rifiuti. Nel luglio del 2011 invece la città di Piacenza si diceva disposta ad accogliere parte dei rifiuti di Napoli per aiutare i connazionali in difficoltà davanti all’emergenza rifiuti; molte sono state le critiche a questa mossa che a tanti piacentini è sembrata azzardata.
Anche Legambiente si è schierata contro l’utilizzo ma soprattutto contro l’aumento della portata del termovalorizzatore di Piacenza: «Quando nel 2005 fu chiesta una proroga temporanea per portare da 105mila a 120mila tonnellate annue la capacità dell’impianto, si addusse la motivazione della repentina chiusura di una discarica nel Pavese e si prese l’impegno di risolvere definitivamente il problema, nei due anni successivi, attraverso il raggiungimento degli obiettivi del Piano provinciale, sia per quanto riguardava la diminuzione della produzione dei rifiuti che l’aumento considerevole della raccolta differenziata» spiega l’associazione ambientalista, e continua: «l’Agenzia d’ambito, di cui Reggi è presidente ha prorogato il termine al 2008, mentre non sono stati sviluppati opportuni percorsi per la diminuzione dei rifiuti prodotti. Pertanto, visto il mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione e raccolta differenziata ed il costante aumento della produzione, la richiesta di ulteriore potenziamento dell’impianto rappresenterebbe, in termini di “politica dei rifiuti”, un fallimento di quel percorso virtuoso previsto dalle direttive europee, dalla legislazione nazionale e dalla pianificazione territoriale». Interessante è specificare che l’aumento del 30% dei rifiuti inceneriti una significativa crescita dell’inquinamento ambientale della zona.
Tra coloro che si sono schierati contro il potenziamento del termovalorizzatore bisogna citare anche il MoVimento 5 stelle: Andrea Gabbiani, esponente del movimento, ha dichiarato: «noi sappiamo per certo che Piacenza è un’area molto inquinata, la più inquinata dell’Emilia. Sono dati del 2005, quando l’inceneritore non era ancora stato costruiti. Noi chiediamo proprio questo: che i dati vengano rifatti». Quindi ciò che innanzitutto il MoVimento 5 Stelle chiede è una maggiore chiarezza sulla questione ambientale. (Video dell’intervista disponibile a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=lnPOgNH2WkY). Una protesta è stata indetta dallo stesso movimento nel 2010: «un’imprenditrice ha trovato un sistema dove lavora i rifiuti a freddo e fa business economico, quindi non incenerendoli ma rivendendo il prodotto finito all’agricoltura, alle imprese e alla grossa distribuzione» spiega Andrea Gabbiani (video della notizia disponibile a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=E5Wsvu-wyu8)
Anche l’Ordine del Medici dell’Emilia Romagna si è dichiarato contrario alla tecnica di smaltimento di rifiuti tramite l’utilizzo del termovalorizzatore; durante la presentazione dello studio Moniter è stato dichiarato: «Non vi è dubbio come il futuro dello smaltimento dei rifiuti non potrà essere quello dell’incenerimento, perché gli inceneritori non danno garanzia di sicurezza. Questo studio conferma alcuni aspetti. Nessuno studio può essere conclusivo, ma questo dimostra che i nati pretermine sono bambini che nascono prima perché le mamme hanno vissuto vicino agli inceneritori. Quindi c’è una conferma di alcuni esiti».
Nonostante il disappunto verso questa nuova tecnologia che permette di produrre energia tramite lo smaltimento dei rifiuti, Tecnoborgo continua a lavorare con costanza e serietà. Tuttavia non possiamo permetterci, nel 2013, di evitare, ancora una volta, la questione ambientale che è sempre più urgente; la domanda che dobbiamo porci è: preferiamo, noi cittadini di Piacenza ma anche d’Italia e del mondo interno, smaltire grandi quantità di rifiuti con “poche preoccupazioni” oppure è più importante pensare alla nostra salute e a quella dell’ambiente che ci ospita? E ancora: non sarebbe meglio, invece di aumentare la potenza del termovalorizzatore, cercare di produrre minori quantità di rifiuti ? Le domande, forse, sono retoriche. Certo è che non possiamo più fare finta di niente. Restare sordi di fronte ai lamenti dell’ambiente. Non si può più rimandare. E’ ora di agire.
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