
Dimenticati: la bassa modenese 1 anno dopo il sisma

( il centro di Cavezzo)
di Francesco Spelta
Normalmente é in questo modo che le persone ti rispondono quando finiscono un qualsiasi discorso che riguarda il terremoto del maggio 2012 e, ad essere sinceri, effettivamente da dentro si ha questo tipo di percezione, come se dal momento in cui i televisioni e giornali hanno smesso di parlare della situazione tutto sia tornato magicamente al suo posto, come se quelle aziende del biomedicale di Mirandola non si fossero trasferite in Veneto e come se tutte quelle crepe e puntellamenti ci fossero sempre stati.
A dieci mesi dal sisma che ha colpito l’Emilia è questo il sentimento prevalente nella popolazione: se in un primo momento c’è stata una vera e propria gara di solidarietà e interesse mediatico per la zone interessate dal disastro negli ultimi mesi quasi nessuno si è interessato della situazione.
Questo fenomeno è sicuramente imputabile da una parte al modo in cui i media tradizionali lavorano inondando di informazioni, anche talvolta inutili, tutti i canali di comunicazione per un breve lasso di tempo, fintanto che c’è interesse, che la notizia si vende per poi imporre un pesante silenzio rotto solo dal giornalismo locale; dall’altra parte il fatto di essere dimenticati è forse anche legato alla mentalità degli emiliani che invece di compiangersi si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato da subito a ricostruire quello che potevano, in qualunque modo e luogo fosse possibile farlo e cercando per primi quindi di dimenticarsi del terremoto e riprendere una vita il più possibile vicino alla normalità.
Seguendo gli articoli pubblicati da Laura Benatti “Terremoto in Emilia, il punto della situazione. Parte seconda” l’intenzione è quella di far seguire una “parte terza” rispondendo alla domanda: qual è la situazione dei paesi terremotati a quasi un anno dal sisma?
Partiamo analizzando la situazione dei centri storici dato che oltre ad essere stati effettivamente tra le zone urbane più colpite molto spesso sono stati trasformati nella copertina di giornali e telegiornali; poche settimane fa sono state riaperte le famigerate “zone rosse” di Cavezzo e Rovereto, due dei paesi più colpiti dal sisma, anche se il termine “riapertura” è relativo se consideriamo che in queste zone gli edifici si dividono tra crollati o demoliti da una parte e inagibili in attesa di restauro dall’altra.
Per quanto riguarda gli esercizi commerciali presenti in queste aree la situazione non è invece sostanzialmente migliorata poichè le attività che, come riportato negli articoli precedenti si erano trasferite in container e prefabbricati sono, per il momento, rimaste al loro posto e ormai parlando con i proprietari dalle loro parole emerge da una parte un senso di rassegnazione nei confronti di una situazione che non sembra destinata a cambiare a breve termine e dall’altra la speranza di ritornare a una vita normale.
Diversa è invece la situazione relativa alle tendopoli per cui i mesi invernali sono stati decisamente importanti: dal mese di ottobre si è cominciato con la chiusura delle aree di accoglienza e allo spostamento dei 5000 sfollati rimasti in centri d’accoglienza stabili come previsto dall’ordinanza n.23 e dando in contemporanea il via alla riparazione degli alloggi classificati ‘E’ leggere ovvero agli edifici ad uso abitativo che hanno subito danni significativi ma non eccessivamente gravi.
Un’altro punto d’interesse è anche lo slittamento della proroga di sospensione dei pagamenti delle tasse da parte dei contribuenti colpiti dal terremoto, il 6 ottobre 2012 il governo, accogliendo questa richiesta avanzata dalla regione Emilia-Romagna, ha emanato un decreto in cui sono state mantenute le date di scadenza già previste per i pagamenti, ma le aziende riceveranno dalla Cassa Depositi e prestiti un finanziamento per la somma equivalente, con interessi a carico dello Stato e Il contribuente dovrà restituire la somma solo a partire dal giugno 2013 e a rate.
Veniamo quindi ad una questione più spinosa ovvero alla destinazione dei fondi raccolti dai vari enti, istituzionali e non, sulla quale molti cittadini pretendono trasparenza: Il Decreto legge 74 ha previsto 2,5 miliardi per il triennio 2012 (500 milioni), 2013 (1 miliardo) e 2014 (1 miliardo), per la prima assistenza e per le opere e i servizi pubblici e tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre sono arrivati i primi 321.775.000 euro previsti per le aree terremotate i quali sono la prima parte dei 475 milioni stanziati per il 2012 a favore dell’Emilia-Romagna, e serviranno per poter avviare gli interventi programmati e decisi con ordinanze dal Commissario per la ricostruzione, Vasco Errani, assieme al Comitato istituzionale composto da sindaci e presidenti delle Province interessate anche se i tempi di avviamento di questi interventi sono legati alle richieste avanzate dai diversi comuni e che quindi verranno sbloccati gradualmente.
(Rovereto)
Diversa è la situazione per quanto riguarda i 10 milioni di euro per l’organizzazione temporanea delle attività produttive e commerciali infatti l 11/10/2012 la Giunta regionale ha approvato la graduatoria che mette a disposizione risorse a fondo perduto per far ripartire le attività commerciali, in attesa della sistemazione definitiva.
Buone notizie arriva anche dallo sblocco del CAS il contributo per l’autonoma sistemazione (cioè ai fondi destinati alle famiglie con abitazione inagibile), istituito con l’ordinanza n.24, che è attivo dal 1/1/2013 e dall’approvazione di 27 progetti utili a cui saranno destinati i fondi raccolti grazie alla telefonia mobile.
Percorrendo le vie centrali di paesi come Cavezzo e Rovereto ma anche Novi, Carpi, Concordia e Mirandola è ormai chiaro che anche se i soldi alla fine arriveranno la ricostruzione sarà lenta e progressiva, ci si comincia quasi ad abituare a percorrere una strada alternativa, a recarsi alle poste o fare la spesa in grande container, a passare accanto a edifici puntellati e recintati da mesi e ciò rende sfiduciati i più negativi; nonostante questo sia l’atteggiamento prevalente bisogna dire che tra chi ha perso tutto c’è anche chi non ha perso tempo come la famiglia Bruschetta di Rovereto la quale, a dieci mesi dal terremoto, inaugurerà a giorni la prima casa antisismica costruita interamente in legno dopo che la precedente abitazione è stata completamente rasa al suolo. Come questo esempio ce ne sono tanti altri, di persone che alla frustrazione per aver perso quello che magari avevano costruito in una vita hanno risposto con la voglia di reagire e ricostruire nonostante anche qualche inevitabile momento di depressione. Questo è quello che dovrebbe ancora “fare notizia” un esempio di Italia che non si arrende e che alle difficoltà risponde con la voglia di fare, di ripartire e di ricostruire tanto più nel periodo storico che stiamo attraversando. In conclusione per rispondere alla domanda iniziale su quale sia l’attuale situazione mi piacerebbe rispondere citando un anziano signore di Rovereto che ha visto la sua casa crollare davanti ai suoi occhi e al quale ho posto la stessa domanda, lui mi ha guardato e in dialetto mi ha risposto:”Nonostànt tùt a sommia ancorà che!”(nonostante tutto siamo ancora qua).
Fonti:
http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/terremoto_emilia_2012.wp
http://www.regione.emilia-romagna.it/terremoto/dati-e-numeri-dalla-protezione-civile
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