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100 orti in Africa in 100 giorni. Appello di Slow Food

slow food orto

Vogliamo realizzare 100 orti in Africa in 100 giorni. Per farlo ci serve il tuo contributo. Sostieni la grande sfida di Slow Food!100 giorni per 100 orti Le comunità di Terra Madre stanno coltivando 1000 orti nelle scuole, nei villaggi e nelle periferie delle città di 27 paesi africani. A oggi ne sono stati adottati quasi 800. Ma noi vogliamo che il nostro sogno diventi ogni giorno più grande e più vero. Vogliamo realizzare 100 orti in Africa in 100 giorni. Per farlo ci serve il tuo contributo. Sostieni la grande sfida di Slow Food! 100 giorni per 100 orti. 100 giorni per raccogliere 90.000 € e dare vita a 100 orti in Africa. Sono tanti? Ti sembra una cifra troppo ambiziosa? Non lo è: se seminiamo tutti insieme, euro dopo euro, il raccolto sarà ricco e straordinario. Il progetto è nostro. Nel senso che è anche tuo, se vuoi entrare a farne parte. Slow Food lo ha creato, ma solo grazie a te può farlo crescere: perché crowdfunding significa che solo se siamo tutti insieme siamo in grado di fare la differenza e di dimostrare che le scelte individuali possono trasformarsi in grandi cambiamenti collettivi.

Per il futuro di tutti. Lo sai, noi ci crediamo da sempre: portare cibo buono, pulito e giusto in un luogo significa portare lavoro, sviluppo, pace. Significa seminare la cultura del vivere con dignità e del ben-essere. Per farlo, per noi è importante mettere in comune quello che abbiamo. Se fossimo tutti contadini, baratteremmo gli uni con gli altri i prodotti della nostra terra. Ma la Terra non è fatta tutta di contadini. Eppure, anche noi che abitiamo in città disponiamo di piccoli semi per far germogliare gli orti del mondo: la nostra partecipazione, il nostro ascolto, il nostro sguardo. E il nostro sostegno economico. Piccolo o grande non conta. Perché 100 giorni? Perché ci sono un luogo e un tempo per ogni viaggio. Il nostro parte da Bra, da Cheese, un evento che ci sta a cuore e in cui ritroviamo i nostri amici di sempre. E inizia il 20 settembre, giorno di inaugurazione di Cheese, per concludersi il 29 dicembre. Il tempo giusto per raccontarti la storia del progetto, appassionarti e convincerti non solo a partecipare, ma anche a parlarne agli amici, a condividerlo sui social media o a raccontarlo “dal vero”, di fronte a un caffè o a un buon bicchiere di vino. In cento giorni possiamo renderne partecipi tanti e convincere tantissimi a realizzare questo sogno comune. Col tuo aiuto, tutto questo è possibile.

Orti scolastici in Uganda/©Paola Viesi «Crowdfunding significa che tutti insieme possiamo farcela. Possiamo restituire agli africani il diritto al cibo e alla sovranità alimentare. L’Africa rappresenta un osservatorio strategico in cui si concentrano le pressioni che stanno mettendo in crisi il nostro pianeta: le colture estensive per l’esportazione, le multinazionali, l’urbanizzazione. Ecco perché è importante che chi come noi crede che un mondo diverso sia possibile sostenga questa iniziativa. Ognuno con quello che può, non è importante la cifra, è importante esserci». Carlo Petrini – presidente di Slow Food Cosa puoi fare: semina un orto e dissemina conoscenza Ci sono molti modi per sostenere un orto. La cosa più diretta? Semina insieme a noi. Scegli che importo puoi offrire e non pensare che pochi euro non facciano la differenza. Per ringraziarti abbiamo creato delle “ricompense” che saranno il segno tangibile della tua partecipazione. Guarda nella colonna a destra e scegli la tua. Altrimenti puoi fare l’offerta che preferisci, indicando anche che non vuoi ricevere nulla in cambio. Per pagare, puoi scegliere il metodo che ti torna più comodo: carta di credito, carta prepagata, bonifico bancario, paypal. E poi dissemina conoscenza: parlane a tutti. Se il progetto ti piace e ti convince, raccontalo. È un modo semplice e diretto di moltiplicare il valore della tua offerta. Scopri il progetto: A tre anni dal lancio del progetto Mille orti in Africa, portato avanti dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, sono stati avviati mille orti nel continente africano. 27 Paesi, 50 coordinatori e 30.000 persone che hanno coltivato, innaffiato, raccolto, segnando la strada verso un futuro sostenibile, non disegnato dalle grandi istituzioni internazionali ma dalle persone che hanno avuto il coraggio e la capacità di agire per costruire un domani più ricco, più bello, più condiviso. Di storie da raccontare ne abbiamo già tante.

Ecco alcune delle nostre preferite: MALI-MAURITANIA / Gli orti della rinascita In Mauritania, a 18 chilometri dalla città di Bassikounou, nel sudest del paese, a soli 60 chilometri dalla frontiera col Mali si trova il campo profughi di Mbera che – insieme ai campi del Burkina Faso e del Niger – nei mesi scorsi ha accolto sempre più maliani in fuga dal loro paese. Almahdi Alansari – Himba, per tutti – è scappato da Timbuctu con la propria famiglia. Amico di Slow Food da sempre, in Mali Himba lavorava con le produttrici del Presidio della pasta katta e coordinava il progetto. Lasciando il Mali ha portato con sé in Mauritania il suo bagaglio carico di esperienza. Con le sementi arrivate da Gao, ha iniziato a coltivare il primo orto accanto alla sua tenda. Non si è perso d’animo. Ha parlato con le donne, ha coinvolto gli uomini. E oggi circa 50 persone lavorano con lui, hanno avviato piccoli orti, coltivano in modo tradizionale le sementi che arrivano dal nord del Mali. Coltivare un orto non è facile: manca l’acqua, la sabbia sollevata dal vento soffia in continuazione, l’umidità è altissima e bisogna difendersi dalle zanzare e dai volatili. Ma tutti insieme, in Mauritania, ce la stanno facendo: le donne si impegnano molto e anche i bambini, che hanno piccoli spazi per loro, sono fieri del loro pezzetto di terra. Ma gli orti sono molto di più che seminare, innaffiare, coltivare e raccogliere: grazie agli orti, infatti, si è verificato un importante cambiamento nella mentalità delle persone e si è fatto un primo passo verso il recupero della cucina tradizionale che, forse, garantisce un po’ di sicurezza alimentare in più.

KENYA / Coltivando s’impara: orti a colazione In Kenya le famiglie benestanti si distinguono dalle meno abbienti anche per la scelta dei pasti. A colazione, ad esempio, bevono il tè, considerato un prodotto più moderno e adatto alla loro classe sociale rispetto al porridge, elemento base del primo pasto di molte famiglie locali. Fino a qualche anno fa, i genitori degli alunni della scuola di Michinda insistevano affinché la mensa scolastica offrisse una colazione a base di tè. Inoltre, non volevano che i loro figli fossero coinvolti nell’orto scolastico: l’agricoltura in Kenya, come in molti altri paesi africani, è considerata l’ultima spiaggia per chi fallisce a scuola e nel lavoro. Per iniziare a invertire questa tendenza ci voleva l’intervento di insegnanti appassionati, che hanno iniziato a spiegare ai ragazzi l’importanza di una dieta equilibrata, coinvolgendo anche una nutrizionista che durante le lezioni ha preparato con gli alunni piatti locali. Dalla teoria si è passati alla pratica: nell’orto sono stati coinvolti soltanto gli alunni con i voti più alti, come premio per il loro impegno. I genitori si sono presto resi conto che una colazione nutriente aiuta i figli a concentrarsi in classe e studiare, e che fare l’orto è un buon esercizio per imparare a scegliere consapevolmente il proprio cibo quotidiano. Nel giugno del 2011, 60 coordinatori africani si sono incontrati a Nakuru, per un seminario di formazione, e hanno visitato l’orto scolastico di Michinda. Gli alunni hanno mostrato ai visitatori la compostiera, l’aiuola dove si sperimentano i vari metodi di protezione del suolo, le varietà coltivate. Su una lunga tavola hanno sistemato vari prodotti, presentando le tecniche tradizionali per la conservazione del cibo: con miele oppure con sale, attraverso il raffreddamento per evaporazione… Hanno offerto in degustazione piatti e bibite, come l’irio (una polpetta preparata con mais, patate, russian comfrey, foglie di zucca, ortiche), il pane chapati, succhi di frutta…. Orti scolastici in Uganda/©Paola Viesi

SOMALIA / Gli orti e la ricostruzione Negli ultimi 20 anni, la Somalia ha vissuto una delle crisi più gravi al mondo: lunghi anni di anarchia, guerre civili e tribali, banditismo e calamità naturali hanno piegato il paese. Il compito difficile che spetta ai somali di oggi è quello di ricostruire un’economia distrutta. Per farlo, molti si sono resi conto di come partire dall’agricoltura sia non solo necessario, ma fondamentale. La regione del Basso Shabelle, ad esempio, da sola potrebbe fornire mais, legumi e olio a tutto il paese. In Somalia, dunque, siamo ripartiti dagli orti, facendone percepire l’importanza per la dieta e per la salute. La Fondazione Slow Food per la Biodiversità con il suo bellissimo progetto ha avviato 15 orti (8 familiari e 7 comunitari) in altrettanti villaggi del paese. Si tratta di un numero irrisorio rispetto alla quantità di orti che bisognerebbe creare, ma in Somalia sono questi i modelli che servono e che spesso funzionano molto meglio delle teorie e degli insegnamenti. La nostra speranza è che nei prossimi anni gli orti si moltiplichino contribuendo alla ricostruzione di una terra che ha molto sofferto. ©Alberto Peroli

Supporta il progetto e ricevi la t-shirt esclusiva “Siamo tutti africani” by Slow Food Per saperne di più: www.fondazioneslowfood.it http://100x100orti.org/

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Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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