
Farm Cultural Park: dal degrado alla rinascita di Favara

di Valentina Sciarrabba
“L’idea, mia e di mia moglie, è stata di utilizzare un mezzo nobile, qual è la cultura e, nel nostro caso l’arte contemporanea, per ridare un’identità a un territorio, per farne parlare, per rimetterlo a posto e per salvare il salvabile”, dice Andrea Bartoli, ideatore e finanziatore, insieme alla moglie l’avvocato Florinda Saieva, del progetto per la costruzione del Farm Cultural Park. Un notaio, con due studi notarili e un’azienda agricola alle spalle, che dopo aver vissuto nelle grandi capitali europee di Londra e Parigi decide di stabilirsi definitivamente a Favara che è il paese d’origine della moglie, situato nella provincia di Agrigento. I due decidono, però, di trasferirsi nel paese senza rimpianti e senza lamentele su quello che potrebbe offrire loro e alle loro figlie un piccolo paesino. Dice Bartoli:”Abbiamo iniziato chiedendoci che cosa potevamo fare per il territorio. Questo secondo me è il messaggio che bisogna trasmettere oggi” e, poi continua “ Abbiamo, così, deciso di investire per la nostra vita e per la collettività”.
Tutto è iniziato dodici anni fa, quando il signor Bartoli e la moglie cominciano ad acquistare alcune case nel centro storico di Favara e, in particolare, quelle che si trovano nel Cortile Bentivegna, meglio conosciuto come i “sette cortili”. Chiamato così perché vi è un grande cortile che fa da corridoio ad altri sei cortili. Anticamente questi erano abitati da una cinquantina di famiglie di origini perlopiù umili: zolfai, agricoltori, allevatori che con l’arrivo del progresso e del boom edilizio hanno lasciato i sette cortili per trasferirsi nelle nuove aree residenziali di Favara. Così, col passare degli anni, come spesso accade ai centri storici delle città italiane, quei sette cortili sono stati abbandonati e lasciati in completo degrado. Per tale ragione il loro prezzo sul mercato immobiliare era diventato modestissimo e inoltre le case erano state considerate inagibili dal comune. Così, dice il notaio Bartoli “Ho investito 350 mila euro in questo progetto, senza aver ricevuto nessun aiuto dagli enti pubblici. Per me è stato un investimento importante ma non impossibile da realizzare. Con questo denaro abbiamo comprato e ristrutturato circa 750 mq di immobili. Abbiamo deciso di non costruire ex novo perché abbiamo voluto mantenere la struttura originaria del luogo simbolo del progetto, ovvero la struttura dei sette cortili”.
Oggi, il Cortile Bentivegna ha assunto un aspetto simile a quello di una kasba, caratterizzata da giardini che richiamano l’atmosfera araba mista al profumo degli agrumi e all’aria mediterranea. Ospita spazi adibiti a mostre e istallazioni artistiche. I sette cortili sono diventati la location ideale per aperitivi, barbecue, mercatini vintage e atelier per adulti e bambini. Ci sono anche luoghi di formazione e spazi di servizi messi a disposizione di tutti, ad esempio un luogo che si chiama “Nsemmula. Orto e giardino”. È uno spazio che si può affittare, anche per festeggiare un avvenimento o un compleanno con amici e parenti, nel quale si può cucinare per i propri invitati e poi quando si finisce, si pulisce e si va via. Inoltre, il Farm possiede anche residenze per accogliere gli artisti provenienti da tutte le parti del mondo.
A tre anni dalla sua nascita, il Farm Cultural Park può vantare un enorme successo che lo ha portato a classificarsi al sesto posto, tra i migliori luoghi al mondo da visitare per gli amanti dell’arte contemporanea, secondo la classifica stilata dal blog britannico Purple Travel. Dunque, la scommessa è stata vinta anche se non è stato facile, soprattutto all’inizio, riuscire a portare e a diffondere idee innovative in un paesino poco conosciuto agli occhi del mondo. Il Farm cultural park c’è riuscito, restituendo in pochissimo tempo al centro storico di Favara quella vitalità che aveva perso da decenni e attirando a sé lo sguardo del mondo.
I coniugi Bartoli affermano:”La sensazione più bella è quella di vedere le nostre bambine crescere, correre e giocare all’interno di uno spazio protetto e vitale”. Oggi, questo luogo, un tempo abbandonato, è diventato una fabbrica d’arte e centro di ritrovo per molti giovani e non solo. È diventato anche una macchina creativa guidata da amici di Bartoli, architetti, designers, artisti e giovani.
Il Farm Cultural Park ha suscitato molto interesse al punto che altri privati cittadini hanno deciso d’investire anche loro in questo progetto. Infatti, negli ultimi tre anni, sono state acquistate da vari imprenditori altre case adiacenti ai sette cortili che sono poi diventate dei locali e, altre che sono ancora in fase di lavorazione ma che saranno destinate a far parte di questo circuito che è stato messo in moto dal Farm.
Un obiettivo futuro di Bartoli è di riuscire a rilanciare il Castello Chiaramonte di Favara che si trova nella piazza principale del paese. L’intento è far diventare il castello il primo centro culturale del paese destinato ad essere centro di un’architettura sostenibile, di un’agricoltura urbana e di design degli spazi pubblici. Last but, not least i coniugi Bartoli vogliono creare un orto in tutte le scuole di Favara e fare rivivere e riqualificare altri luoghi abbandonati.
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