
Barche e biciclette anziché auto e camion. Per la consegna della posta. La lezione di Amsterdam
di Alberto Selvatico
Quante volte vi è capitato di trovarvi immersi nel caos Milanese? Intrappolati in quelle interminabili marce a singhiozzo quasi nauseanti? Immagino tante, visto che da uno studio recente dell’Ansa, Milano si troverebbe al 12esimo posto in una graduatoria mondiale che analizza quanto siano frequenti all’anno questi rallentamenti.
Vi sarete sicuramente chiesti quanti problemi e ritardi questa congestione di mezzi provochi in tutti i settori della mobilità urbana. Fortuna che però in certi paesi sanno come ingegnarsi, riducendo così i gravi problemi di traffico e inquinamento.
É quello che è successo ad Amsterdam, quando le autorità olandesi hanno avviato un nuovo sistema di consegna degli articoli postali.
Il Ministro dei trasporti ha deciso di supportare l’iniziativa predisposta da DHL Worldwide Express, un’azienda internazionale che si occupa di trasporti espressi. DHL è stata una delle prime azienda in Olanda e nel resto d’Europa, che ha iniziato a consegnare la posta mediante barca e biciclette e pertanto a ridurre l’uso dei veicoli su strada. Amsterdam, come molte altre città europee, è soggetta a un volume di traffico molto elevato che indebolisce molte la viabilità cittadina; senza contare la fisionomia stessa della città, costituita da corsie piccole e strette, che sono più facilmente soggette a questi ingorghi. Per alleviare l’afflusso di veicoli si era già pensato di utilizzare i mezzi pubblici per il trasporto delle merci, ma DHL ha scoperto che i canali di Amsterdam potevano offrire migliori possibilità di trasporto non solo in termini ambientali ma anche economici.
Fin dal 1997 i canali di Amsterdam erano utilizzati per il trasporto turistico, ma questa regola è stata cambiata per questa iniziativa.
È nata così la “DHL Floating Distribution Center” un imbarcazione specificatamente creata per il trasporto di merci e posta nei canali della città. Parecchi corrieri in bicicletta si tengono in contatto con la barca attraverso un sistema radio. Il loro compito è quello di consegnare e ritirare lettere e pacchi e di incontrarsi con la barca in determinati punti di approdo per effettuare lo scambio degli articoli postali.
Il risparmio in termini di diminuzione di mezzi per le strade, consumo di carburante e inquinamento è notevole. Basta pensare che la DHL ha potuto ridurre di dieci i veicoli che ogni anno erano addetti al trasporto delle merci e questo si traduce in una riduzione annua di 150.000 km percorsi prima dai furgoni della DHL e un risparmio di circa 12.000 litri di gasolio.
A parlarci di come sia realmente vivere in una città che da così importanza alla sua identità urbanistica e all’ambiente è Matteo Verdelli, studente fuori sede delle facoltà di architettura del Politecnico di Milano.
Dopo aver vissuto per anni il caos milanese dovuto soprattutto ad un eccesso di automobili, veicoli a motore, tram e altro; come è ritrovarsi in una città molto diversa che utilizza anche queste ingegnosità per il trasporto di merci e della posta?
Uno dei motivi che mi ha spinto a partire per Amsterdam è la mia passione per la bicicletta, non posso negarlo. Devo ammettere che rispetto a Milano si respira un’aria diversa, e non mi riferisco soltanto alle polveri sottili. È una questione culturale, un’atmosfera di rispetto e un rovesciamento di gerarchie che pone l’elemento più debole, pedone o ciclista che sia, come entità principale nella strada.
Cosa ne pensano gli stessi olandesi dei loro sistemi di trasporto?
Parlavo giusto ieri con un compagno di corso. Mi sono sentito in difetto ad ammettere di possedere tre macchine in famiglia a Milano. Lui invece, dopo aver preso la patente quasi per sfizio tre anni fa, si ritrova a guidare l’unica macchina di famiglia, di preciso la macchina del nonno, una volta ogni sei mesi quando proprio non né può fare a meno. Certo, la presenza delle infrastrutture aiuta. Da studente di urbanistica e pianificazione territoriale, non posso non ammettere che la presenza capillare di piste ciclabili, spesso separate dalla strada e protette da alberature e spartitraffico, ti fornisce quel senso di sicurezza e quella facilità di movimento che ti porta a preferire sempre la bicicletta rispetto alla macchina. Al contrario, le strette e intricate strade di Amsterdam, l’enorme numero di turisti e la presenza di ponti e canali da attraversare rendono il muoversi in macchina un vero inferno.
Quindi sei convinto che il sistema di trasporti ideato dalla DHL sia pienamente in accordo sia con l’identità urbana della città e con lo stile di vita degli olandesi?
Certo. Prova a immaginarti un camioncino addetto alla posta dover districarsi per le vie del centro, rallentato da pedoni, biciclette e autoveicoli rivali. Un’impresa eroica, spesso fallimentare. Da qui l’idea: perché non usare l’acqua per muoversi più agevolmente lungo i canali? È bastato trasformare un battello turistico in un piccolo vascello postale, organizzare alcuni punti di raccolta in cui trasferire la posta dall’acqua alla terraferma e fornirsi di giovani ragazzi in bicicletta per la consegna ultima di pacchi e corrispondenze.
E gli abitanti della città apprezzano questa iniziativa?
Gli olandesi sembrano apprezzarla. Perché qualsiasi cosa riguardi la bicicletta e la riduzione del traffico in modo da incoraggiare la sostenibilità ambientale e una migliore qualità di vita, rientra nella cultura e nel loro modo di vivere.
Da studente di urbanistica cosa ne pensi se un progetto del genere fosse fatto anche a Milano? A tuo modesto parere è una cosa troppo utopica?
Concordo che possa sembrare utopico pensare di applicare progetti simili a Milano e cambiare di colpo una città che vive più di storia e di tradizioni che di reale innovazione e voglia di mutamento. Tuttavia la città così come la sua cultura e i suoi abitanti, sono elementi dinamici, che cambiano nel tempo. Io credo che progetti di questo tipo siano piccoli passi che stimolano un cambiamento, soprattutto culturale e specialmente rivolto ai giovani, elementi fondamentali per l’innovazione urbana ma troppo dimenticati nelle politiche urbanistiche milanesi. In fondo, la recente introduzione dell’Area C a Milano dovrebbe essere valutata anche sotto questo punto di vista. Può servire a risolvere problemi di traffico e congestione lungo le principali arterie stradali, su questo non ci piove.
Detto questo, non ci resta altro da fare che aspettare che Milano raccolga tutti gli stimoli che le vengono lanciati, soprattutto in vista dell’imminente appuntamento con l’EXPO del 2015, per ottenere un ribaltamento culturale che possa cambiare le abitudini non solo della città ma anche delle persone e che porti i viaggiatori a valutare possibili alternative rispetto al loro tradizionale modo di muoversi.
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