
Lampedusa all’Università di Parma. Il primo libro di Fabio Manenti
di Attilio Maria Frazzetta
“Cristo si è fermato a Lampedusa”. È il primo libro della neonata collana “ Traguardi” che proporrà tesi di laurea particolarmente brillanti del corso di laurea in Giornalismo e cultura editoriale dell’Università di Parma. Il libro dell’ex studente di giornalismo Fabio Manenti è stato presentato nei giorni scorsi, con la partecipazione del rettore Loris Borghi, dell’editore Antonio Battei e di una nutrita rappresentanza di docenti del corso presieduto da Annamaria Cavalli. Introdotto e intervistato dal suo curatore, il giornalista Maurizio Chierici, Manenti ha raccontato la sua Lampedusa. Non tanto quella degli immigrati, delle cronache e della morte, ma piuttosto quella, “a metà tra giornalismo e antropologia” come ha sottolineato Chierici, scaturita dalla particolare prospettiva scelta per raccontare un’isola bella e tragica come poche.
L’autore si è infatti recato a Lampedusa nel periodo invernale, non solo perché in quel periodo non ci sono turisti e gli sbarchi sono rari, ma soprattutto “per cogliere la vera anima dell’isola, per viverne la quotidianità, per capire chi sono i lampedusani” come egli stesso ha affermato.
I temi toccati dal dialogo tra Manenti e Chierici sono stati diversi, e non sono mancate le curiosità e l’interesse del dettaglio, come ad esempio quando la domanda è stata “come ci si innamora a Lampedusa?”, con la risposta dell’autore che ha evidenziato “lì ci si conosce più o meno tutti, ed essendo pochi anche quello dell’amore può essere un problema” e ha proseguito “ci si innamora degli stranieri, di chi vive al di fuori dell’isola, specialmente di militari, guardie. E poi si va via da Lampedusa, e spesso non si ritorna”.
Anche il futuro spaventa a Lampedusa, visto che “c’è solo un Liceo e chi lo frequenta ha già in programma il suo spostamento verso la Sicilia o altrove, perché chi rimane nel posto non ha motivo di studiare, non è necessario” ha raccontato con non poca amarezza, proseguendo “i lampedusani sono arrabbiati con i resto dell’Italia, si sentono abbandonati, esclusi, lontani, e l’incertezza del futuro aumenta il rancore”.
Il soggiorno del giovane scrittore è stato piacevole, nonostante al suo arrivo non avesse trovato il calore della gente che si aspettava. “All’inizio ho notato un po’ di diffidenza, ero un viso nuovo, sconosciuto, e a stento riuscivo a scambiare qualche parola” ma poi la situazione è cambiata e “non ho più cenato da solo, ho conosciuto tantissime persone splendide con le quali ancora mantengo i contatti, vivendo un’esperienza meravigliosa”.
Manenti è riuscito a parlare con tantissimi abitanti, e ha individuato oltre che nel sindaco, nel parroco una sorta di guida spirituale dell’isola, il quale non solo conosce meglio di chiunque altro la gente del paese, ma è anche il primo a offrire il proprio aiuto in caso di difficoltà: come ricorda Fabio “E’ stata la persona più restìa ad aprirsi – ha ricordato l’autor- ma è anche la persona più attaccata a quella terra, e farebbe di tutto per risollevarla. Inoltre si adopera come pochi nell’aiuto degli immigrati offrendo loro ospitalità e tutto il necessario per salvaguardarne la dignità”.
Quello dell’immigrazione è un tema che ovviamente il testo affronta, ma non è l’argomento dominante del libro, nel quale invece ampio spazio è dedicato al tema della malattia e della morte. “Chi si ammala di tumore è costretto ad andarsene da Lampedusa, perché è impossibile curarsi, e anche chi ha bisogno della dialisi doveva farlo fino a poco tempo fa perché soltanto adesso è stato aperto un centro dialisi” e sul tema della morte invece rivela “il cimitero è affollatissimo, e la cosa più triste è vedere lapidi senza nome, perché i ritrovamenti in mare sono frequentissimi e non è facile dare un nome a quei corpi straziati”.
All’intervista sono seguiti i commenti dei docenti presenti, in particolare Annamaria Cavalli ha avuto parole di elogio per il suo ex allievo, affermando “è veramente un libro mozzafiato, e dopo tanti anni di esperienza mi sento di poterlo consigliare, perché la scrittura è fresca, brillante e il tema più che mai attuale” e con un sorriso ha aggiunto “siamo sotto le feste, è un’ottima idea regalo” invitando i presenti all’acquisto anche perché “è il primo esperimento della nuova collana editoriale dell’Università e abbiamo bisogno di visibilità per proseguire su questa strada e offrire ai nostri neolaureati un’opportunità in più”.
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