
L’Oman, dove deserto e aridità sposano acqua limpida e verdi palmeti

di Natalia Conti
Un territorio arido e brullo macchiato qua e là da verdi distese di palmeti. Un paesaggio quasi lunare che quando meno te lo aspetti lascia spazio a sorprendenti e limpidissime piscine d’acqua naturali.
Tra aspri deserti, “ruvide” montagne e luoghi affascinanti, l’Oman, situato nella parte sud- orientale della Penisola Arabica, rappresenta un perfetto punto d’incontro tra oriente ed occidente, dove modernizzazione e antica cultura riescono a convivere pienamente.
Lasciandoti attonito, sorpreso e quasi spaesato, quando ti sembra che le rocce e la sabbia finissima del deserto facciano da padroni ad un paesaggio senza confini, ecco apparire piscine naturali di acqua calda e cristallina. Circondate e protette dalle montagne, queste grandi “pozze d’acqua” riportano spesso ad antiche leggende e le guide amano raccontare di sconosciute meteore che in un lontano passato, precipitando sulla terra, hanno lasciato enormi buche che la natura ha riempito d’acqua.
Che questo sia vero oppure no, quel che è certo è che lo stupore di fronte a tali realtà, non lascia indifferenti.
Andando alla scoperta della capitale Muscat, delle fortezze sulle Rocky Mountain e dell’antica capitale di Nizwa, attualmente protetta dall’Unesco come parte del Patrimonio dell’Umanità, il fascino dei villaggi sparsi nel deserto e delle piccole città sul mare, rende evidente come la storia di questo paese, la sua cultura e le sue tradizioni, siano ancora vive e ne caratterizzino il presente e il futuro.
Passeggiando tra vecchie torri merlate, villaggi ormai fatiscenti perché creati con fango, argilla e paglia, provando a curiosare nella vita di omaniti elegantemente vestiti con lunghe tuniche bianche e coloratissime galabeje, uno dei tesori più preziosi di questo affascinante paese, sono di certo i Falaj (al singolare aflaj), il sistema di irrigazione che fin dal VI secolo (o prima), veniva utilizzato per fini agricoli o per usi domestici e che ha condizionato e determinato l’intera struttura dei villaggi omaniti. Convogliata dal sottosuolo fino in superficie da canali costruiti appositamente, l’acqua arriva ai villaggi percorrendo un tragitto ben preciso che, nella tradizione, indicava anche il percorso sociale dalla nobiltà alla povertà. Il personaggio più potente aveva l’acqua più pulita, il più modesto, quella meno limpida. All’origine di questo lungo percorso, il forte. Subito dopo, le abitazioni, i lavatoi, gli abbeveratoi per gli animali e infine l’irrigazione dei campi.
A riflettere perfettamente la dipendenza storica che questa comunità ha ancora oggi sul sistema dei Falaj, le numerose torri di avvistamento costruite per difendere i pozzi e le sorgenti d’acqua.
Inutile sottolineare come, in un territorio spesso così arido, abitato ancora da chi non vuole abbandonare il proprio villaggio per la città, l’acqua rappresenti la vita. La vita per gli uomini, per gli animali e per l’agricoltura, ma anche per mantenere intatte e affascinanti quelle sorprendenti distese di verde che macchiano lo sconfinato deserto omanita.
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