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Bologna, città d’acqua e di misteri.

di Laura Benatti

 

 

Canale delle Moline

Canale delle Moline

 

Il simbolo della città di Bologna è la fontana del Nettuno, dio delle acque. E l’acqua sin dal Medioevo è stata per Bologna fonte di ricchezza e sviluppo economico, rappresentando per secoli l’energia essenziale per alimentare le attività manifatturiere e commerciali. Pochi lo sanno, ma il capoluogo emiliano nasconde una fittissima rete di canali, che oggi sono quasi completamente interrati e continuano a scorrere sotto le strade del centro. Esistono però alcuni suggestivi scorci che fanno riscoprire l’anima acquatica della città.

Passeggiando in via delle Moline, strada che già dal nome rievoca i canali dell’antica città, all’incrocio con via Capo di Lucca si può sentire forte e chiaro il rombo dell’acqua che scorre, in prossimità del “salto” del canale, la cui energia un tempo veniva sfruttata per muovere le macine. Proseguendo su via delle Moline, si imbocca a sinistra via Oberdan, e ci si trova davanti ad un incantevole affaccio sul canale; poco più avanti, svoltando in via Piella si giunge in un luogo davvero affascinante: da un lato si trova la finestrella sul Canale delle Moline e sull’altro lato il ponte, entrambi con affaccio sull’acqua.

 

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Finestrella di via Piella

 

Sotto le vie del centro, poi, scorre l’Aposa, l’unico torrente naturale che attraversa Bologna, anch’esso oggi completamente interrato. Il torrente per molti anni è stato abbandonato a se stesso, fino ad essere quasi completamente dimenticato ed inaccessibile. Le cose cambiarono a partire dal 1995, quando iniziarono i lavori di risanamento dell’alveo del corso d’acqua. Allora si poteva entrare da una porta alla quale si accedeva dalle cantine di un palazzo di via dell’Inferno, nell’antico Ghetto ebraico. Nel corso dei lavori furono ricavati altri accessi lungo il tracciato, due dei quali sono stati attrezzati per il pubblico che vi può accedere, grazie a visite guidate organizzate periodicamente, da Piazza Minghetti e da Piazza San Martino. Lungo il corso del torrente è visibile, tra l’altro, l’antico ponte romano della via Emilia, situato sotto l’attuale via Rizzoli.

Ma la realtà sotterranea di Bologna è molto più ricca: oltre ad un reticolo di 67 km di canali, sotto le vie brulicanti di vita della città felsinea si possono trovare centinaia di gallerie, acquedotti, rifugi antiaerei, antiche ghiacciaie, cunicoli; la maggior parte di questi luoghi, ricchi di fascino e mistero, sono accessibili dagli scantinati delle antiche case del centro, e da strette porticine e passaggi che passano inosservati nel traffico e nella confusione bolognese. Un mondo nascosto, abbandonato per anni, e che pian piano viene riscoperto e valorizzato. Il 7 gennaio il Comune di Bologna, con una delibera in cui si legge che «il valore storico, urbanistico, ambientale della città ipogea impone l’adozione di una adeguata strategia di promozione e di tutela dei luoghi», ha deciso di affidare per la prima volta ad un gestore questo patrimonio sotterraneo, per recuperarlo e riconsegnarlo a bolognesi e turisti. Torrente Aposa, Canale delle Moline, Canale di via della Grada, Bagni di Mario, Casa del Ghiaccio, Chiusa di San Ruffillo e molti altri siti verranno affidati per sei anni ad un privato tramite un bando, attualmente allo studio dei tecnici comunali. Palazzo D’Accursio finanzierà i lavori per l’agibilità dei canali mentre al nuovo concessionario spetterà la messa in sicurezza e la creazione di una sorta di “museo ipogeo” che permetta a tutti di riscoprire l’antica Bologna, città d’acqua e segreti.

 

Info per visite guidate: www.amicidelleacque.org

 

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