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E’ proprio vero. Non ci sono più le mezze stagioni

E’ proprio vero. Non ci sono più le mezze stagioni

Niagara ghiacciate

di Serena Avezzù

La morsa di gelo  che ha investito recentemente gli Stati Uniti ha colpito soprattutto gli stati con grandi laghi (Michigan, Illinois, Minnesota, e Wisconsin). La situazione peggiore si è registrata nello stato del Montana, dove il termometro è precipitato a -53 °C. Ha fatto così freddo in Kentucky che un uomo, Robert Vick, 42 anni, scappato domenica da un carcere di minima sicurezza, è entrato in un motel, il giorno dopo, chiedendo di chiamare la polizia per poter tornare in carcere (notizia confermata dalla polizia di Lexington). Ma questa ondata di gelo che ha creato numerosi disagi causando altresì la morte di 21 persone (per cause connesse alle rigide temperature) ha sortito anche alcune spettacolari conseguenze. Il “vortice polare” ha innescato una serie di inusuali ricadute nel mondo naturale, la più fotografata delle quali è – in questi giorni – il repentino cambio d’aspetto delle cascate del Niagara. Gli imponenti salti d’acqua sono ghiacciati, in alcuni punti, prima che le rapide siano riuscite a completare il loro tuffo nel vuoto: la conseguenza? Una spettacolare cattedrale di ghiaccio che sta attirando turisti da tutto il mondo.

Ma quale la causa di questa ondata di gelo? La causa è da ricercare nel “vortice polare”, interessato da una anomalia. Il vortice polare è una circolazione di venti generalmente presenti sopra il Polo Nord, che si muovono da est verso ovest. Questi venti fanno ruotare aria molto fredda che però rimane molto compatta, sopra l’Artico. Talvolta però, il vortice si “indebolisce” e l’aria tende a scendere verso sud andando ad interessare il Canada e gli Stati Uniti e talvolta (come successe nell’inverno 2012-2013) l’Europa. Questo mix di situazioni fa sì che l’aria che arriva sugli Stati Uniti sia non solo molto fredda, ma anche ricca di umidità che si trasforma in neve dando origine anche alle “snowmageddon”, ossia alle nevicate da “fine del mondo”.

Ma se il freddo di questi giorni vi infastidisce, pensate che ci sono luoghi, anche sul nostro pianeta, dove si sta molto molto peggio. Pochi giorni fa il National Snow Data Center americano ha confermato i valori relativi alla più bassa temperatura mai rilevata sulla Terra: -93,2 °C: è successo in Antartide nell’agosto del 2010, quando al polo Sud è pieno inverno. A temperature così basse sopravvivere è impossibile e l’aria è così fredda che non può nemmeno essere respirata, perché causerebbe il congelamento praticamente istantaneo di trachea e polmoni. Gli scienziati che lavorano a quelle latitudini, durante l’inverno si trovano ad affrontare temperature anche di -73 °C: per respirare utilizzano speciali boccagli che passano lungo le maniche delle loro tute termiche e che scaldano leggermente l’aria prima che venga inalata.  Nella classifica dei luoghi più freddi c’è spazio anche per le città, villaggi (o comunque luoghi abitati per tutto l’anno) in cui vengono registrate le temperature più rigide. In questo caso, le città di Verkhoyansk e Oimekon, in Siberia, hanno registrato le temperature di -67, 8 °C rispettivamente nel 1892 e nel 1933. Il freddo record però  è stato catturato dai sensori dei satelliti della NASA e se ne è parlato diffusamente nel corso del meeting annuale della American Geophisical Union tenutosi a San Francisco. «Sono temperature che solitamente si registrano in estate ai poli di Marte» spiega TedScambos, ricercatore del National Snow and Ice Data Center e responsabile dello studio.

Ma cos’è un’ondata di gelo?  In meteorologia un’ondata di freddo, è un periodo di tempo durante il quale la temperatura dell’aria è insolitamente bassa rispetto alle temperature medie usualmente sperimentate in una data regione nello stesso periodo e con caratteristiche tipiche di persistenza. Il termine non ha dunque significato assoluto, ma è relativo ad una regione (o, meglio ad un clima locale) e ad un preciso intervallo temporale nel senso che ciò che è percepito dalla popolazione come una temperatura eccessivamente bassa in un clima temperato può non esserlo in un’area dal clima maggiormente freddo come ad esempio il clima transiberiano o in un altro periodo dell’anno.

In senso stretto l’ondata di freddo negli Stati Uniti d’America è un fenomeno atmosferico caratterizzato da un rapido raffreddamento dell’aria. In particolare, nel significato col quale il termine è utilizzato dal National Weather Service, una ondata di freddo è una rapida diminuzione delle temperature all’interno di un periodo di 24 ore che richiede uno stato di protezione supplementare per l’agricoltura, l’industria, il commercio e altre attività sociali. Il criterio preciso per determinare un’ondata di freddo è basato sulla velocità con cui la temperatura scende e sulla temperatura minima a cui arriva. Questa temperatura minima dipende dalla regione geografica e dall’ora. Sebbene un’ondata di freddo possa presentarsi in qualunque parte dell’anno in relazione alle temperature medie del periodo interessato, risultano particolarmente rilevanti le ondate di freddo che colpiscono le latitudini temperate di ciascun emisfero nella rispettiva stagione invernale.

Al pari delle forti ondate di caldo, forti ondate di gelo costituiscono un rischio serio per la salute umana in particolare per anziani e bambini e persone che soffrano di patologie croniche (es. cardiopatie e broncopatie) oltre che un rischio diretto per morte da assideramento o ipotermia per senzatetto e indigenti. Inoltre rilevanti sono i disagi e danni che queste ondate di freddo possono arrecare alla società super-industrializzata (spesso anche maggiori rispetto alle ondate di caldo) in particolari a trasporti e viabilità, all’erogazione di energia elettrica, alle scorte alimentari e sui carburanti, con un forte peso sui consumi energetici in generale fino a possibili danni ingenti al patrimonio agricolo (le più a rischio sono le colture dei territori a clima temperato quali ulivovitealberi da frutto e ortaggi) e all’allevamento. (Wikipedia)

Il grande freddo che ha colpito gli Stati Uniti (e il Canada) non è però, in alcun modo, in contrasto con il cambiamento climatico e il conseguente aumento della temperatura media del pianeta registrati dai climatologi. Anzi, tutti i modelli del clima prevedono un aumento dell’intensità e della frequenza dei fenomeni meteorologici estremi. Non solo le «ondate di calore» d’estate o le tempeste, ma anche le grandi gelate.Sembra dunque una contraddizione, ma è l’aumento della temperatura terrestre che può essere causa di inverni molto freddi alle latitudini temperate.  Sono ormai diversi anni che al Polo Nord vi è un forte ritiro dei ghiacci; come conseguenza l’acqua dell’oceano vicino al Polo Nord si prende sempre più spazi. Queste aree libere dai ghiacci durante l’estate inglobano una grande quantità di energia proveniente dal Sole. In altre parole si riscaldano notevolmente. L’oceano restituisce il calore inglobato in estate durante l’inverno. Proprio gli Usa da molti anni a questa parte stanno assistendo a (e stanno subendo le conseguenze di) un incremento della frequenza dei fenomeni meteorologici estremi. Neppure un incremento nel corso di molti anni della frequenza di questi fenomeni meteorologici è però una prova certa dell’inasprimento dell’effetto serra. Ma inizia a essere un forte indizio. Un indizio che, per dirla con Karl Popper, corrobora la teoria dei cambiamenti climatici. Ma allora è vero: non ci sono più le mezze stagioni!

 

 

 

 

 

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