
Tre giorni di tempesta. Ma con tre farine nella cambusa
di Malù Pagani
Ad est della Spezia sulla scogliera che racchiude il suo golfo, su di un tratto di essa chiamata Maralunga, c’è una casa di amici che ogni anno mi ospita per svariati giorni; giorni in genere bellissimi di luce,di mare,di sale,di sole già tiepido anche se in gennaio,di profumi,di verde,di silenzi accompagnati solo dal regolare flutto che s’infrange sui grigi scogli che la proteggono . Quest’anno però sono incappata in tre giorni di tempesta totale:clouds bursts(bombe d’acqua)si rovesciavano sulle imposte abbassate spinte da un vento incredibile che fischiava attraverso ogni grata e ogni fessura lamentoso ed incessante, di notte e di giorno. Cielo fosco, marosi che s’innalzavano minacciosi fino ad infrangersi spesso a metà giardino, a cinque metri dalla casa . Il loro fragore più cupo e potente dovuto ad una risacca arrivata più in profondità sotto gallerie e cunicoli della scogliera .Tre giorni consecutivi senza sosta alcuna . In zona, smottamenti, frane, strade impraticabili, collegamenti interrotti . E allora che si fa ? Ci si occupa d’altro .
Prima cosa controlliamo la cambusa e siamo tranquille: prosciutto, formaggio. Manca il pane, ma abbiamo tre farine importanti così ci dividiamo i compiti . La farina bianca viene assegnata alla riminese che confezionerà piadine, purtroppo senza strutto perché manca la farina di cec,i alla spezzina che confezionerà farinata o panelle ed alla parmigiana quella di castagne per confezionare “pattone” alte e riempitive . In più una fanatica dell’orto ha portato due belle verze di sua produzione . Le bianche foglie interne verranno consumate in insalata, tagliate finissime (ci vorrebbe il lardo soffritto con aceto caldo,ma questa mania di demonizzare i grassi animali fa si che ogni dispensa ne sia sprovvista). Le foglie esterne invece verranno usate per un piatto inventato dalle tre suddette. Ne risulta un piatto ottimo da ricordare, di seguito la ricetta. Ma ora finalmente un piccolo specchio formato dal sole che si riflette nell’acqua .Timido e pauroso, spunta dietro punta Corvo. Io , dal mio finestrone aperto, sto a guardare il suo avanzare, incredula .Gli Spiaggioni ,Tellaro, Fiascherino, Eco del mare, Maramozza, Maralunga e da ultimo entra nella nostra insenatura, detta Baia degli Angeli, ad illuminare il bel paese di Serra, arroccato e scrutatore .Quindi in pieno davanti al mio finestrone a scaldare i visi e gli animi.
Verza della tempesta . Cipolle, una bella grossa meglio se dorata, quattro patate medie, verza cinque o sei foglie . Conserva di pomodoro, sale, pepe e alloro q.b. Soffriggere la cipolla a fette in un poco d’olio, aggiungere le patate a grossi tocchi poi la verza a strisce . Dopo poco gli altri ingredienti e se occorre un mestolino d’acqua. Portare a cottura coperto. Mangiate sole con un bel pezzo di pane fanno cena.
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