
Vivere “vegan” si può. Si deve. Intervista a Silvia Petruzzelli

di Veronica Bernardini
A qualcuno la scelta di Silvia Petruzzelli potrà sembrare strana. Dopo un’esperienza pluriennale in svariate multinazionali intraprende una nuova vita all’insegna della decrescita, della sostenibilità, dell’equilibrio e della consapevolezza. Princìpi nei quali crede fermamente e grazie ai quali fonda un’associazione, “Olos” e apre un agriturismo “Il Melograno Nano” nel nord della Toscana. Tiene corsi di cucina, pasticceria, e panificazione macrobiotica e naturale a Milano e su tutto il territorio nazionale. Sembra business ma (a quanto pare) non lo è: vivere “vegan” istruzioni per l’uso.
Come nasce la passione per l’universo “bio”?
“Bios dal greco è vita: nasce dunque dal rispetto per la vita. La via per la salute e la felicità, passa attraverso la consapevolezza e la responsabilità, è prendere la propria vita tra le mani. È imparare ad alimentarsi in maniera sana e naturale, vivendo in armonia con l’ambiente per ristabilire il nostro equilibrio e la capacità di autoguarigione. Come diceva Ippocrate “Non basta prevedere la malattia per guarirla. Occorre insegnare la salute per conservarla”. Questa è la mia missione.
Qual’è il tuo percorso formativo e quali competenze hai acquisito?
Dopo aver conseguito la laurea in Scienze della Formazione presso l’Università degli Studi di Bari, ho frequentato l’istituto di medicina psicosomatica Riza di Milano e sono un’operatrice professionale shiatsu titolo che ho conseguito presso l’istituto di ricerca e terapie energetiche sempre a Milano.
“Il Melograno Nano”. B&B ma non solo…
“Esatto. Quello che cerchiamo di fare attraverso questa attività e con la nostra associazione Olos è la divulgazione di uno stile di vita sostenibile e sano. La sostenibilità è l’unica via percorribile se vogliamo offrire un futuro a noi stessi e al nostro pianeta. Ed ecco che in questa prospettiva,appare indispensabile trasferire questo principio anche nelle scelte alimentari selezionando ingredienti e cibi che rispettino la vita. Il nostro bed&breakfast biologico è a due passi dagli spettacolari itinerari dell’Appennino tosco-emiliano, dalla Via Francigena, dalle Alpi Apuane (parte della rete dei geoparchi nazionali dell’Unesco). Una volta al mese proponiamo vacanze e cucina bio vegana e macrobiotica. Proponiamo inoltre corsi di cucina, panificazione e pasticceria rigorosamente bio. Questo non è business, tutt’altro: in tal caso si perderebbe il senso etico che sta alla base della nostra filosofia.
Perché hai scelto la Garfagna per avviare la tua attività? Pensi che questo territorio per la sua tradizione enogastronomica possa accogliere positivamente o meno la dimensione vegana?
La scelta della Garfagnana è stata in realtà un po’ casuale. Dal punto di vista enogastronomico credo che esista una visione distorta di quella che era l’alimentazione della tradizione mediterranea, quella contadina costituita da piselli fagioli farro ceci ovvero gli ingredienti che sono alla base della cucina povera di questa zona. Se amiamo la nostra terra dovremmo riflettere sulle nostre scelte. La coltivazione di cereali e legumi sarebbe ad esempio sufficiente a sfamare tutti. Di contro la produzione di carne appare come un sistema inefficiente, che trasforma una moltitudine di alimenti a base vegetale in una quantità estremamente limitata di alimenti di origine animale, riversando sui cittadini gli alti costi diretti e indiretti legati agli impatti ecologici sanitari e veterinari, come sostiene Roberto Bennati vicepresidente Lav. Questo senza considerare che le aree agricole alimentari vengono sacrificate fino al 70%, per ospitare gli allevamenti di bestiame con conseguente deforestazione e perdita di biodiversità.
Quale potrebbe essere in conclusione il “vademecum” per vivere vegan?
È fondamentale acquistare prodotti di stagione, cibi biologici ed informarsi sul contenuto degli alimenti. Leggere le etichette, per essere consapevoli di ciò che si acquista. Consiglio inoltre l’acquisto di ingredienti presso mercatini agricoli e prodotti localmente. Sarebbe auspicabile, compatibilmente alla situazione abitativa in cui ci viviamo (e talvolta questo rappresenta un problema) creare un piccolo orto. Chiedere agli enti scolastici di garantire pasti preparati con ingredienti biologici. Perché è possibile cambiare il mondo ad ogni boccone.
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