
Blue Jeans: lo spreco d’acqua non va di moda
di Andrea Arcurio
Tanto si parla negli ultimi anni di salvaguardia dell’ambiente, di riciclo, di sostenibilità dei prodotti. E tanto si fa, raccolta differenziata, sviluppo di energie alternative, lotta contro l’inquinamento. Ma quando entra in gioco la moda, si chiude un occhio, l’ambiente passa in secondo piano e fa spazio al bello, al pratico e al comodo.
Le grandi case produttrici di abbigliamento non si fermano di certo davanti alle questioni ambientali, quando un prodotto “funziona”, va di “moda” è necessario produrlo. Non importa come. Non importa a che prezzo. Non importa con quale sprechi.
E’ il caso della moda più longeva di sempre. Quei blu di Genova che dopo aver unito l’Italia abbinandosi perfettamente alla camicia rossa di Garibaldi, sono partiti direzione U.S.A., ma con scalo obbligato in Francia dove vennero chiamati blue de Genes. Una volta giunti negli Stati Uniti furono accolti nel negozio di Levi, un giovane di San Francisco che possedeva una rivendita di articoli utili ai lavoratori e ai cercatori d’oro. Altro che oro, i blu di Genova spopolarono presto in America e Levi’s si specializzò nella vendita di questi che diventarono celebri col nome di blue jeans.
Passarono da Garibaldi ai cercatori d’oro, dai marinai alle star di Hollywood, un’ ascesa trionfale. Tutti rimasero stupiti dai jeans un indumento comodo, esteticamente apprezzato, caldo e resistente. Ed è così che passano gli anni e di blu di Genova ne è pieno il mondo, chi non ne possiede un paio? Se ne producono 5 miliardi all’anno. Ciò significa, che ogni anno 5 persone su 7 ne acquistano uno.
Dati che alla mano non fanno altro che esaltare questo fenomeno blue jeans che da decenni non accenna a fermarsi. Dati che paragonati all’ambiente fanno rabbrividire.
Per la produzione di un paio di jeans vengono adoperati 10 mila litri di acqua. Un individuo per sopravvivere necessita di circa mille e 500 litri di acqua all’anno!
E’ un dato allarmante se si riflette sulle politiche anti-spreco idrico adottate nel mondo, sulla carenza di acqua nelle zone africane più povere, su un pianeta che tra due generazioni non avrà più abbastanza acqua per sopravvivere.
Abbiamo contattato a proposito le grandi marche produttrici di jeans per chiedere loro un parere a proposito.
I risultati non sono stati esaltanti. Le risposte alle nostre richieste sono state poche e non esaustive in quanto ci indirizzano alle pagine dei loro siti dedicati alla sostenibilità.
Scopriamo così che la compagnia Levi’s, dopo aver sprecato chissà quanti miliardi di litri d’acqua, si è resa conto che era necessaria un’inversione di tendenza, non tanto per l’ambiente ma perché andando avanti a 10 mila litri d’acqua a paio di jeans non si sarebbe sopravvissuti molto. Perciò la campagna pubblicitaria-ambientale propone i jeans water-less che offrono lo stesso prodotto con uno spreco di H2o nettamente inferiore ai precedenti. Era ora. Inoltre il link ci offre dei consigli per evitare lo spreco d’acqua e ci raccomanda attenzione nella gestione delle risorse idriche a nostra disposizione. Fuori luogo se si pensa che per un secolo sono stati i più grandi scialacquatori.
Anche Inditex , gruppo comprendente le marche spagnole più importanti come Zara, Bershka, Osho, si è resa molto disponibile allegando all’e-mail di risposta pagine e pagine dei loro progetti sulla sostenibilità e la lotta allo spreco dell’acqua. Ci informano sul progetto di negozi eco-sostenibili, su progetti che informino i propri dipendenti dell’importanza dell’ambiente, sul risparmio dei sacchetti di plastica, addirittura sul risparmio di acqua nei loro uffici. Ma nonostante la domanda fosse chiara, nulla sullo spreco d’acqua nella produzione dei jeans.
Quello che possiamo notare è che in primis le aziende stanno cercando di darsi da fare per progetti che salvaguardino l’ambiente e spaventate dall’imminente carenza d’acqua stiano cercando di trovare soluzioni per continuare le loro produzioni. E intanto utilizzano tutto ciò come campagna pubblicitaria.
Ben venga. Nell’attesa di una soluzione valida, io di jeans non ne indosso più e lascio in eredità 10 mila litri d’acqua all’anno ai miei figli!
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