
India: bambini sfruttati nelle miniere per le case cosmetiche di tutto il mondo

di Valentina Paulmichl
Un’inchiesta shock, quella condotta dal The Sidney Morning Herald ma che purtroppo non sembra aver avuto eco nel resto del mondo. Non abbastanza, se non altro. Nel mirino della testata australiana, lo sfruttamento del lavoro minorile per l’estrazione di minerali in India.
Le basse colline di Jharkhand brillano al sole, ma tutto quel luccichio non è oro. Il prezioso minerale, vanto di queste montagne dell’India povera, non promette ricchezza a chi lo estrae. Al contrario, la mica che tanto abbaglia il mondo, è sinonimo solo di fatica logorante e di lavoro forzato, incessante e infruttuoso. La mica è un minerale agognato da secoli per la sua lucentezza unica e per le infinite possibilità di utilizzo nei prodotti moderni di uso comune come le vernici, i materiali da costruzione, laser e radar e, soprattutto, i cosmetici. Ecco quindi svelato il segreto della brillantezza di ombretti, smalti e rossetti che tanto piacciono alle donne.
Jharkhand, nell’India dell’est, ha il più grande giacimento di mica conosciuto. Il minerale è facilmente accessibile, di grande qualità e richiesto in tutto il mondo; ma lì, l’industria è appena meglio di un mercato nero, legata allo sfruttamento e al lavoro forzato. La paga è ridicola, mentre i profitti costano caro: a pagarne le spese, i bambini.
Mohammed Salim Ansari, 12 anni, lavora da un anno all’estrazione della mica per aiutare suo padre. Insiste nel dire che va a scuola ogni giorno e che lavora solo quando torna a casa. Quando gli viene chiesto il nome della sua maestra, però, non risponde. Altri nel villaggio dicono che sia davvero iscritto a scuola ma che di fatto non ci sia mai andato. Salim estrae mica. Ogni giorno.
«Non mi piace tutto questo», dice mentre scava nella roccia. Il contenitore di plastica che riempie con la mica ne contiene fino a un chilogrammo. Deve riempirlo 10 volte al giorno.
Per ogni chilogrammo guadagna 5 rupie (circa 5 centesimi di euro). A seconda della qualità, sul mercato internazionale la mica può valere più di mille dollari al chilo, ma le 50 rupie guadagnate da Salim sono un aiuto indispensabile per l’economia della sua famiglia.
Il lavoro è duro e pericoloso. I bambini sono vittime dei morsi dei serpenti e degli scorpioni e spesso le cave crollano. Sono a rischio di infezioni della pelle riscontrate attraverso i tagli e le ferite, sono esposti a malattie respiratorie come bronchite e asma, anche in forme gravi. E nonostante tutte queste difficoltà e questi pericoli, il lavoro di Salim, ufficialmente, non esiste.
Secondo le statistiche, l’India produce ufficialmente 15.000 tonnellate di mica all’anno. Un dato in forte contrasto con quello delle 130.000 tonnellate esportate nel 2011, metà delle quali solo in Cina. Questo perché ad oggi, la maggior parte del lavoro legato all’estrazione e al commercio della mica è illegale e ottenuto dallo sfruttamento del lavoro minorile. Dove vengano portati i carichi di mica e a quale scopo non è chiaro, un segreto ben custodito dai fornitori, una base solida del giro clandestino.
Oggi in tutto il mondo la mica è l’ingrediente chiave della maggior parte dei prodotti cosmetici, spesso indicato sull’etichetta con il termine glimmer o con il codice CI 77019. La marca australiana di cosmetici Napoleon Perdis indica la mica come ingrediente primario dei propri prodotti, venduti a un prezzo che oscilla tra i 30 e i 52 dollari. Nonostante le numerose richieste scritte, l’azienda non ha mai voluto dichiarare la provenienza e i fornitori del minerale. «Siamo un’azienda privata e non possiamo divulgare questo tipo di notizie», ha tagliato corto il portavoce della Napoleon Perdis.
La casa cosmetica Estee Lauder, a cui appartengono anche i marchi MAC, Clinique e Bobbi Brown, dichiara che meno del 10 per cento della mica che utilizza proviene dall’India e che, già dal 2006, ha avviato una collaborazione con un’organizzazione locale per eliminare il lavoro minorile e promuovere l’accesso all’educazione. Altri giganti dell’industria cosmetica come L’Oreal, Lancome, Redken, Maybelline e Yves Saint Laurent, hanno rifiutato di rilasciare dichiarazioni in proposito.
Non ci sono dubbi, comunque, sul fatto che in India il lavoro minorile sia sfruttato per l’estrazione della mica. Una realtà riconosciuta da tempo e che oggi sembra essere una vera e propria emergenza. Funziona come una mafia ed esiste un vero e proprio mercato nero che, di fatto, sottrae bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni alla possibilità di accedere all’istruzione.
Già nel 2009, l’azienda chimica farmaceutica tedesca Merck KGaA era stata accusata di sfruttare i bambini per estrarre la mica in India. Un’accusa caduta nel dimenticatoio quando, dal 2011, l’azienda ha dichiarato di aver attuato una nuova politica che garantiva che nessun bambino sarebbe stato coinvolto nel lavoro di estrazione del minerale.
Anche secondo Kailash Satyarthi, fondatore dell’organizzazione per i diritti dei bambini BBA, gli affari di questa industria sono poco limpidi. Chi lavora nelle miniere non ha idea di dove andrà a finire la mica che estrae e coloro che la comprano sono volontariamente ciechi sulla provenienza.
La BBA ha contribuito alla creazione di villaggi in Jharkhan dove i bambini non devono lavorare e ha costruito scuole per la prima infanzia. Ogni tentativo di riforma, tuttavia, è risultato inefficace. L’India ha leggi severe che impediscono a chiunque sotto i 18 anni di lavorare in miniera ma la negligenza nel farle rispettare è più forte di qualsiasi imposizione. «La situazione non è facile in quell’area, – ha dichiarato Satyarthi – i Naxaliti (gruppo di ribelli maoisti) ne hanno il controllo e i poliziotti vengono regolarmente uccisi quando si avvicinano». Pochi giorni prima, due di loro sono stati decapitati e le teste sono state abbandonate sulla strada come avvertimento.
Una soluzione, tuttavia, va trovata perché Salim non è l’unico bambino. Come lui ce ne sono tanti altri. Renu è una bambina di 12 anni e ha le mani ferite. Khushbu, sembra ancora più piccola. La mica che sta raccogliendo, dice, «sarà usata come polvere per abbellire le donne».
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