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L’acqua nel bacino padano le sfide del cambiamento climatico. Università di Parma, 24 marzo

L’acqua nel bacino padano le sfide del cambiamento climatico. Università di Parma, 24 marzo

Eu. watercenter
CONFERENZA ORGANIZZATA
NELL’AMBITO DELLA
GIORNATA MONDIALE
DELL’ACQUA 2014

Università di Parma – Auditorium del Campus
Parco Area delle Scienze, 24 Marzo 2014, inizio ore 9.30

Responsabile della conferenza Prof. Pierluigi Viaroli (pierluigi.viaroli@unipr.it)
Organizzazione della conferenza e collaborazioni
• eu.watercenter Università di Parma
• Corso di Laurea triennale in Scienze della Natura e dell’Ambiente (L32)
• Corso di Laurea magistrale in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e le Risorse (LM75)
• Corso di Laurea magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (LM35)
• Autorità di Bacino nazionale del fiume Po
• Associazione Idrotecnica Italiana – Sezione Padana
• Gruppo 183 – Roma
Partecipazione
La conferenza è aperta alla cittadinanza con un invito particolare agli studenti universitari e
delle scuole superiori, agli operatori del settore, alle associazioni culturali, ambientaliste e di
categoria, ai portatori di interesse.

Programma
09.00 Inizio registrazione partecipanti
09.30 Inizio lavori
Comunicazioni scientifiche
10.00 Francesco Puma Il bacino del Po nella strategia nazionale per
l’adattamento al cambiamento climatico
10.25 Paolo Mignosa Scenari di pericolosità idraulica conseguenti a
cedimenti arginali
10.50 Silvano Pecora Superare il digital divide in idrologia
11.15 Stefano Palandri Caratteri meteorologici e pluviometrici dei recenti
eventi alluvionali nei territori di Massa e La Spezia
11.40 Pierluigi Viaroli, Marco
Bartoli e Giampaolo
Rossetti
Cambiamento climatico e ecosistemi di acque
interne: dalle risorse idriche ai servizi degli
ecosistemi
12.05 Michele Donati, Filippo
Arfini, Diego Bodini e
Annalisa Zezza
Bioenergie e disponibilità d’acqua per uso irriguo
12.30 Conclusioni e chiusura lavori

 

Presentazione della conferenza
La Giornata Mondiale dell’Acqua (GMA) decretata per il 22 Marzo dall’ONU
(www.unwater.org/worldwaterday) ha fissato come tema centrale per il 2014 il nesso acquaenergia.
Il Centro Acque dell’Università di Parma, attento alle azioni di documentazione,
educazione e informazione del pubblico sul bene acqua, celebra localmente la GMA con la
conferenza di Parma del 24 Marzo 2014: L’acqua nel bacino padano – le sfide del
cambiamento climatico.
Il programma della conferenza tocca il legame acqua-energia con una relazione (Donati et
al) e, coerentemente con la missione del Centro Acque, mette a fuoco la problematica
dell’acqua alla scala del territorio padano. Per ragioni di attualità si è infine deciso di orientare
le relazioni sul tema del cambiamento climatico e sui suoi effetti oggi noti anche al grande
pubblico.
Di seguito si accenna al contenuto delle comunicazioni scientifiche della conferenza che
toccano i trend meteorologici e pluviometrici, i cambiamenti idrologici e idraulici in corso e i
conseguenti rischi e dissesti idrogeologici, gli usi dell’acqua e gli effetti del cambiamento
climatico sugli ecosistemi di acque interne.
Dott. Francesco Puma (Segretario generale Autorità di Bacino nazionale fiume Po): Il
bacino del Po nella strategia nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico.
Da più di un decennio il cambiamento climatico sta ricevendo crescenti attenzioni dagli
organi di governo comunitari. Nel contempo la normativa italiana di recepimento delle
Direttive UE richiede di valutare sviluppi a lungo termine, tra cui, in particolare, le
conseguenze dei cambiamenti climatici. Nel presente mese di Marzo 2014 il Consiglio
Europeo si riunirà per decidere gli obiettivi al 2030 dell’Europa in materia di clima ed energia.
Le Autorità di Bacino hanno completato i loro Piani in materia di risorse idriche di sicurezza
idraulica facenti capo alle cosiddette Direttive Acque (2000/60/CE) e Alluvioni (2007/60/CE).
Nell’implementazione dei Piani Acque e Alluvioni del Bacino del fiume Po è oggi indifferibile
individuare precise strategie condivise di adattamento ai cambiamenti climatici.

Prof. Ing. Paolo Mignosa (Direttore Dipartimento Ingegneria Civile dell’Ambiente del
Territorio e Architettura, Università di Parma): Scenari di pericolosità idraulica conseguenti a
cedimenti arginali.
E’ noto che l’asta emiliana del fiume Po ed i tratti di pianura dei suoi affluenti sono pensili sul
piano campagna e pertanto la difesa dei territori circostanti dal rischio di allagamento è
demandata ad un importante sistema di argini fluviali continui. Questi argini, pur garantendo
in molti tratti un adeguato grado di protezione, necessitano di una manutenzione costante,
che richiede a sua volta investimenti ingenti. Il degrado degli argini, indotto da vari fattori
ambientali, può causarne il cedimento in alcuni punti, anche in assenza di tracimazione
dell’acqua, con danni ingentissimi all’agricoltura, alle attività industriali, al patrimonio edilizio
ed infrastrutturale e, talvolta, con perdita di vite umane.
L’esame di eventi di rotte arginali che hanno causato allagamenti e le relative simulazioni
mediante modelli numerici ha consentito di individuare con un elevato grado di accuratezza
l’evoluzione temporale del fenomeno di inondazione, le velocità massime ed i tempi di arrivo
del fronte di allagamento. Queste ricerche sono importanti ai fini del recepimento della
Direttiva Alluvioni (2007/60/CE) che richiede che gli Stati membri predispongano mappe della
pericolosità da alluvione e mappe del rischio di alluvionamento contenenti la perimetrazione
delle aree che potrebbero essere interessate da alluvioni in modo da procedere alla
predisposizione ed attuazione di Piani di Gestione del rischio.

Dott. Ing. Silvano Pecora (Responsabile area Idrografia e idrologia, Arpa Emilia-Romagna):
Superare il digital divide in idrologia.
La raccolta sistematica, l’archiviazione, l’elaborazione e la diffusione dei dati idrologici
costituiscono da sempre attività indispensabili per tutte le nazioni al fine di acquisire gli
elementi conoscitivi necessari alla gestione delle risorse idriche e alla difesa del suolo, oltre
che ad assicurare interventi efficaci di protezione civile. Nel bacino padano il rilevamento dei
dati idrologici è stato compito dell’Ufficio Idrografico del Po prima e delle Regioni
territorialmente interessate dopo. Tuttavia, nell’era di internet e delle informazioni rese
disponibili prontamente, non è ancora possibile individuare ed accedere alle sorgenti di dati
in modo agevole e pratico. In particolare il problema si complica per le differenze tecniche tra
i diversi sistemi di condivisione di dati e per la mancata interoperabilità tra gli stessi
soprattutto alla scala sovranazionale. L’introduzione di standard internazionali per i formati
dei dati e per le tipologie di servizi consente di superare il “digital divide” tra il mondo delle
scienze e tecnologie dell’informazione e quello dell’idrologia. L’area idrografia e idrologia
dell’Arpa Emilia Romagna sta promuovendo l’applicazione di un’architettura orientata ai
servizi, composta da una struttura che consente la condivisione di cataloghi, dati e metadati
a scala di bacino, come quello del bacino del fiume Po, a scala nazionale, nell’ambito del
Tavolo Nazionale di Idrologia Operativa presso ISPRA e a scala internazionale, presso la
Commissione per l’Idrologia dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia.

Dott. Stefano Palandri (Funzionario Settore Difesa del Suolo e Protezione Civile, Provincia
della Spezia): Caratteri meteorologici e pluviometrici dei recenti eventi alluvionali nei territori
di Massa e La Spezia.
Negli ultimi venti anni il territorio delle provincie di Massa-Carrara e La Spezia è stato colpito
da numerosi e ripetuti fenomeni alluvionali che hanno causato notevolissimi danni e
purtroppo la perdita di numerose vite umane. Sono stati ricostruiti gli scenari meteorologici e
pluviometrici dei principali eventi accaduti tra il 1996 ed il 2013 al fine di riconoscere
situazioni ricorrenti di innesco delle piogge che causano alluvionamenti. Sono sati distinti
fenomeni riferibili a due casistiche: 1. temporali autorigeneranti, che durano in genere poche
ore e che producono “alluvioni lampo” locali e 2. prolungate fasi perturbate con persistenti
precipitazioni e alluvionamenti su intere regioni.

Prof. Pierluigi Viaroli, Prof. Marco Bartoli e Prof. Giampaolo Rossetti (Dipartimento di
Bioscienze, Università di Parma): Cambiamento climatico e ecosistemi di acque interne:
dalle risorse idriche ai servizi degli ecosistemi.
Le acque interne e di transizione presentano una grande varietà di ecosistemi interconnessi
e disposti a cascata: sorgenti e laghi d’alta quota, bacini fluviali, laghi naturali e artificiali,
piccole acque lentiche, ecosistemi dipendenti dalle acque sotterranee e ambienti di
transizione a mare. Le influenze del cambiamento climatico si propagano dagli uni agli altri,
soprattutto lungo la direttrice continente-mare.
Lo stato di conservazione, e la vulnerabilità della biodiversità, delle funzioni e dei servizi degli
ecosistemi sono anzitutto influenzati da pressioni locali dovute, ad esempio, all’uso del suolo
e delle risorse idriche, allo sviluppo del settore energetico e al dissesto idrogeologico.
Considerando scenari climatici caratterizzati dalla diminuzione della deposizione umida e
dall’aumento delle temperature, ci si può attendere un aumento della richiesta di acqua a
fronte di una minore disponibilità. Le scelte che verranno adottate per far fronte a questi
bisogni avranno effetti non solo sui singoli ecosistemi acquatici, ma sulla rete di ecosistemi
che si sviluppa dalle acque interne a quelle di transizione.
Le azioni di adattamento generali e comuni a tutte le tipologie di ecosistemi devono avere
alcuni presupposti fondamentali e imprescindibili basati sul controllo dell’esito degli interventi
e sul progresso delle conoscenze. Gli interventi devono essere accompagnati da programmi
di primo allarme e di monitoraggio delle azioni e dal consolidamento di linee di ricerca di
lungo termine per la comprensione dei cicli naturali e delle alterazioni indotte dal
cambiamento globale. I piani di adattamento devono prevedere un coordinamento delle
pianificazioni dei bacini idrografici con quelle della zona costiera e devono essere
accompagnati dall’integrazione delle politiche di settore al fine di raggiungere: un uso
sostenibile delle risorse idriche, la riduzione del consumo dei suoli naturali e agricoli, il
recupero e la valorizzazione ambientale delle aree marginali nel sistema agricolo, la
conservazione e ripristino dell’integrità ecologica delle aree riparie che funzionano come
tampone tra ecosistemi acquatici e terrestri.

Prof. Michele Donati (Dipartimento di Bioscienze, Università di Parma), Prof. Filippo Arfini
e Dott. Diego Bodini (Dipartimento di Economia, Università di Parma), Dott.ssa Annalisa
Zezza (Istituto Nazionale di Economia Agraria, Roma): Bioenergie e disponibilità d’acqua per
uso irriguo.
La strategia europea sulla mitigazione degli effetti delle attività umane sul clima indica
l’agricoltura come uno dei principali settori d’intervento. L’agricoltore è chiamato ad adottare
una nuova visione imprenditoriale orientata a dare una risposta alle problematiche ambientali
di carattere locale e globale trasformando potenziali vincoli in opportunità economiche. La
produzione di energia da fonti rinnovabili è cresciuta in Italia in modo sostenuto nell’ultimo
decennio soprattutto per il contributo delle fonti non tradizionali quali l’eolico, il fotovoltaico, i
rifiuti e le biomasse (legna, biocombustibili, biogas), passate dal 15% del 2000 al 61% del
2012 sul totale delle rinnovabili. Particolarmente dinamica è stata la produzione di energia
elettrica e calore da biogas dove la quota prodotta da biomassa di origine agricola e forestale
ha raggiunto i due terzi del totale. Accanto ad indubbi vantaggi di natura economica e
ambientale, legati anche alle possibilità di smaltimento delle deiezioni, la produzione di
biogas da colture dedicate può avere ripercussioni ambientali negative legate allo
sfruttamento delle risorse naturali (suolo e acqua), alla forte riduzione della biodiversità
agraria e all’intensificazione dell’uso dei mezzi meccanici i cui effetti sono scarsamente
considerati nelle valutazioni scientifiche. I servizi ecosistemici forniti dalle agroenergie non
sono tutti positivi e necessitano pertanto di una valutazione, nella prospettiva di una migliore
programmazione degli interventi sul territorio per un uso efficiente delle risorse scarse. Gli
effetti dello sviluppo della produzione di biomassa per fini energetici sull’allocazione della
superficie agricola e sulla domanda d’acqua per uso irriguo nella Pianura Padana possono
essere oggi chiariti attraverso l’applicazione di strumenti integrati di valutazione economica.

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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