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Esercitazioni militari nel bel mezzo di una riserva naturale

punta-bianca

 

di Valentina Sciarrabba

 

 

Tra il 5 e il 31 maggio 2014, presso il poligono di tiro fisso di Drasy ad Agrigento avranno luogo le esercitazioni militari con utilizzo di armi da fuoco portatili e di reparto, a cura del Comando Regione Militare Sud che coinvolgeranno reparti e mezzi delle Forze Armate e delle Forze di polizia.

Le operazioni militari avverranno nel bel mezzo della riserva naturale di Punta Bianca, poco distante dalla Valle dei Templi di Agrigento. La riserva si erge su di una roccia di marna bianca ed è bagnata dalle acque del mare color verde smeraldo. Il perimetro all’interno del quale avvengono le esercitazioni, da più di 57 anni, comprende la zona costiera che si estende dalla riserva di Punta Bianca, della quale fanno parte anche le abitazioni della borgata di Zingarello, fino alla foce del fiume Naro. L’area è di notevole interesse pubblico per le specificità naturalistiche e ambientali e, non solo. Infatti, in questo luogo meraviglioso si trova il Castello di Montechiaro, costruito nel 1358 da Federico III Chiaramonte, conte di Modica, i due siti archeologici di Piano Vento e di Monte Grande e un’innumerevole quantità di specie animali e vegetali rari che abitano la riserva.

Nonostante ciò, la riserva è aperta al pubblico di turisti e di cittadini che vogliono apprezzarne la bellezza solo nel periodo che va da metà giugno a metà agosto, i rimanenti mesi viene utilizzata come campo da guerra per le esercitazioni militari. Queste ultime creano inquinamento e danni al territorio di notevole importanza. A testimoniare ciò, è il fatto che negli ultimi anni la falesia è franata distruggendo parte della roccia e della vegetazione presente nel luogo, tra cui le palme nane; i carri armati dell’esercito hanno distrutto la strada che conduce alla spiaggia di Punta Bianca, di recente sistemata; i boati degli spari creano fastidio e inquinamento acustico agli abitanti delle case limitrofe e i proiettili sparati verso il mare uccidono moltissimi pesci.

In tutti questi anni, le proteste da parte di associazioni come Mareamico, Marevivo e Legambiente e da parte dei cittadini contro le operazioni militari dell’esercito nella riserva, sono state continue e agguerrite ma non c’è stato nulla da fare. Solo un piccolo traguardo è stato raggiunto: far giungere l’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) nel luogo. Quest’ultima ha compiuto di recente una perlustrazione nella zona al fine di rilevare possibili quantità d’inquinamento da piombo e di ricercare fonti radioattive derivate dal possibile uso di proiettili contenti uranio impoverito.

Questo non basta, però, a colmare la distruzione di Punta Bianca e i disagi arrecati alla popolazione del luogo e ai turisti che vi si recano in visita. Durante le esercitazioni militari, quindi durante la maggior parte dell’anno, nella zona vige il divieto di navigazione, ancoraggio, balneazione, pesca e di ogni altra attività di superficie e subacquea negli orari di svolgimento delle attività, che in pratica durano tutto il giorno. Dunque l’area diventa pericolosa e inaccessibile.

Numerose lamentele sono state avanzate, anche in Parlamento, riguardo alla cessazione delle esercitazioni in un luogo che dovrebbe essere preservato e non adibito a campo di battaglia. I politici e le amministrazioni hanno sempre respinto le richieste giustificando le loro posizioni irreversibili a riguardo con l’assurda convinzione che la zona costituisce una delle poche risorse in Italia, e l’unica in Sicilia, dov’è possibile utilizzare munizionamento ordinario, svolgere esercitazioni a fuoco di secondo livello e attività dicrisis reponse operations.

Una spiegazione inaccettabile che ha contribuito alla demolizione di uno dei posti più belli della penisola italiana.

Nel nostro Paese esistono altri campi di battaglia per le esercitazioni militari all’interno di parchi o riserve naturali: il poligono di Carpegna nel Parco “Simone Simoncello” (Pesaro-Urbino), quello di Ponticello nel Parco di Fanes (Bolzano) e, i poligoni all’interno del Parco Nazionale dell’Alta Murgia (Puglia) che non sempre sono utilizzati.

Bisogna tutelare questi luoghi donatici dalla natura e che appartengono al patrimonio artistico e culturale degli italiani, invece di lasciarli nelle mani dei militari che, col passare degli anni, li stanno distruggendo con le loro armi da guerra.

 

 

 

 

 

 

 

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