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Un vivaio con un futuro incerto. Intervista ad Andrea Teresa, vivaista per passione

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Le piante sono i polmoni del nostro pianeta. In natura esistono oltre 35 mila specie diverse di piante, tutte inserite in un particolare ecosistema che garantisce la sopravvivenza degli altri esseri presenti. Oggi quando si parla di cura e protezione dell’ambiente si pensa agli attivisti di Greenpeace o alle persone appassionate di giardinaggio. Non bisogna tuttavia dimenticare che c’è gente che si prende cura della piante per lavoro, come è stato per la maggior parte dei secoli prima che diventasse un passatempo o una giusta causa per preservare il pianeta. Una di queste è Andrea Teresa che da anni lavora a stretto contatto con le piante ed è proprietario e gestore della Azienda agricola Joëlle Benné, chiamata così in onore della moglie. La struttura, situata fuori Sanremo, la città dei fiori, è costituita da un vivaio che il signor Teresa gestisce quasi completamente da solo per la maggior parte dell’anno, mantenendo la famiglia e allo stesso tempo difendendo una parte delle piante del nostro pianeta.

Come e quando ha aperto il vivaio?

Ho aperto il vivaio circa sei anni fa, dopo essere andato in pensione. Prima lavoravo per il ministero dell’agricoltura, ho studiato agraria a Firenze, per esser precisi. Dovevo avere nuove entrate, così principalmente l’ho aperto per quello. L’ho avviato un po’ con i miei risparmi, un po’ con la liquidazione della pensione.

 

Come si svolge il suo lavoro quotidianamente?

Prima di tutto si fa l’ordine ai produttori per avere le piante che mancano. La maggior parte delle piante viene dalla Sicilia, buona parte dei produttori da cui mi rifornisco sono lì, anche perché sono siciliano di origine, quindi ho contatti. Ovviamente il trasporto lo devo pagare io. Le piante poi arrivano con i camion, vengono scaricate direttamente al vivaio e vengono smistate. Nel frattempo, a volte, si rinvasano le piante, perché un vaso più bello, di coccio per esempio, dà valore alla pianta e la si può vendere più cara. Oppure  si sistema la disposizione delle piante all’interno del vivaio per migliorare l’organizzazione. La maggior parte del lavoro consiste nell’innaffiare gli arbusti: d’estate tutti i giorni, mentre d’inverno possono passare anche tre o quattro giorni se fa nuvolo.

 

Quali sono le piante maggiormente coltivate e richieste? E da chi?

Il vivaio ha una buona reputazione per quanto riguarda gli ulivi e i limoni che sono le piante più richieste in assoluto. Si vendono specialmente piante da garden tipo bougainvilliers, agrumi di tutte le taglie, chamerops, sterlizie, gelsomini, cycas, alberi da frutto principalmente. Su richiesta e in minor misura si vendono anche piante fiorite da appartamento tipo ciclamini, gardenie, gerani, dipladenie oppure anche piante aromatiche, come basilico, rosmarino o menta. Il vivaio le vende ai punti vendita, che a loro volta le vendono ai particolari. Ogni tanto si fanno anche dei giardini, che rendono molto economicamente, poiché si forniscono tutte le piante e si fatturano le ore di lavoro, infatti molti vivai tirano avanti coi giardini. Però non ne faccio molti, perché sono da solo sostanzialmente. Mio figlio mi aiuta, ma studia in Francia, per cui non posso contare sempre su di lui. Quando creo un giardino chiamo qualche collaboratore. Comunque devo curare il vivaio, non posso trascurarlo, ha bisogno di sorveglianza quotidiana: dopotutto lavoro con degli esseri viventi. Quando mi devo assentare è sempre un problema perché non trovo mai nessuno che sia capace di gestirlo bene.

 

 Il mercato favorisce il suo settore in questo periodo?

Il mercato non è tanto favorevole ultimamente. Il vivaio riesce ad andare avanti perché offre prodotti di qualità medio-alta e un prezzo ritenuto “corretto” da molti clienti. Molti, infatti, hanno instaurato un rapporto di fedeltà da parecchi anni. La maggior parte dei lavori è svolto in Francia, sulla frontiera, dove i grossisti locali propongono piante ad un prezzo più alto rispetto a  quelli che si possono trovare in Italia. Per un punto vendita francese il margine di guadagno è quindi più alto se si rifornisce in Italia, per questo motivo il vivaio serve molto bene la zona di Ventimiglia, Mentone e Nizza.

 

Quali sono le prospettive per il futuro?

Penso che andrò avanti ancora due o tre anni, aspettando che mio figlio trovi un lavoro e poi dovrei lasciare. Come ho detto, c’è bisogno di sorveglianza continua ed è un lavoro che richiede uno sforzo fisico non indifferente, e non sono più un ragazzo.  Non so dopo che avrò lasciato che ne sarà del vivaio, ma non credo andrà a qualcuno, penso che verrà chiuso, anche se ogni offerta è sempre gradita.

 

 

 

 

 

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