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Il tesoro del Taro: romanzo d’esordio di Guido Fontechiari

Il tesoro del Taro: romanzo d’esordio di Guido Fontechiari

 

il tesoro del taro

di Luisa Pecchi

 

Leggere la seconda di copertina di ” Il tesoro del Taro” di Guido Fontechiari ( editore Fermento), suscita già curiosità ed emozione. Inoltrarsi poi nella storia del romanzo è un’esperienza particolare. Perché è un romanzo sorprendente  e per vari motivi.

È  la prima avventura di un autore che è anche pittore; ha tutta la bellezza di un’opera matura pur conservando asperità incantevoli e ingenuità da neofita.

La trama è ricca, intensa, con più protagonisti, piena di lirismo in certi punti; greve, un po’ scurrile in altri.

Quando parla di arte, e se ne parla nel testo, i giudizi potrebbero apparire qualunque o scontati ma, messi nella mente di uno dei protagonisti principali, risultano solo volutamente ingenui.

E, nel mondo perverso e bizzarro in cui oggi si vive, questa è una rara e meravigliosa caratteristica.

Poi c’è la musica: Mozart innanzitutto, grande passione dell’autore. Ma anche la musica come mestiere, di chi suona o di chi la canta: Faliero, cantante lirico, è forse il personaggio principale.

Recita l’ultima di copertina, citata all’inizio:

Un sagrestano, una perpetua; un oste, un molinaro, un cantante lirico un po’ tocco; la maestra, un geometra; un tesoro. Sulle sponde del fiume Taro, nel borgo piccolo e antico di Guado, molte storie si incrociano tra passato e presente, fino a disegnare un mondo favoloso e perduto. Favoloso nel suo semplice equilibrio; perduto perché siamo stati ingenui. La musica accompagna il lettore tra le nebbie della Bassa; le acute osservazioni sul mercato e sulle brutture dell’arte lo scuotono; certe vicende piccanti e un po’ scurrili lo divertono. Ma, tra nomi camuffati e storie “di leggenda” ci si accorge di camminare in un luogo reale, segnato sulle carte, tra gente vera che realmente ha vissuto a Guado. La deliziosa mappa che accompagna il romanzo ne è una prova.

Ma cos’è il tesoro del Taro ? Un tesoro reale e annunciato, nascosto magari in un pioppeto? Tutta la ricchezza che il fiume, si chiami Taro o qualunque altro nome, ha sempre elargito a chi vi abitava vicino? Oppure la natura violata? O l’innocenza perduta e la scoperta dell’essere stati ingannati?Un tesoro perduto allora? Recuperabile?

E se è perso, è per sempre?

Questo romanzo ce lo restituisce, ci restituisce la nostalgia e quindi un desiderio. E desiderare è vivere. Buona lettura.

 

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

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