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Oltre la finestra autunnale. Amarcord …e cavolfiore fritto

Oltre la finestra autunnale. Amarcord …e cavolfiore fritto

 

 

 Paesaggio finestra

di Malù Pagani

  Oltre la finestra autunnale, oltre il giovane carpino che cerca di entrare in casa, dopo la linea di bosco che divide a sud il giardino vero e proprio dai campi aperti , esiste un altro mondo. C’è la piccola vigna ormai decrepita, fu impiantata nell’autunno del 1945 con tutti i crismi di allora , scasso profondo più di un metro , fascine di legna e stracci di lana sul fondo, un bello strato di letame maturo, terriccio di” trusara doc” ( era un cumolo di terra e letame in strati alternati lasciata maturare per due anni lontana nei prati) e infine sopra le barbatelle (così venivano chiamate le giovani piante di vite) la terra di scavo.

Ci sono i prati polifiti asciutti, prati che possono vivere senza essere irrigati. Poi c’è la grande fetta di orto di G. and company. Una giovane pianta di mirabolano, inesperta e timida gli fa la guardia. Quest’anno però è andata male, lepri e una grossa istrice hanno sgranocchiato svariate zucche. Per fortuna non sono state attirate dai vistosi cavoli, dalle verze, dai cappucci rossi e dagli svettanti cavoli neri, così importanti per la ribollita toscana ormai di moda in tutto il nord (se vogliamo non è che un bel minestrone denso e ricco di fagioli e cavoli neri!). Tanti radicchi verdi, una parte già coperta con tunnel di plastica, sono il nostro toccasana. Guai se venissero a mancare: i nostri pasti sarebbero mozzi e deludenti! E poi una insalatina delicata e umile che ti fa tenerezza a guardarla! Logicamente la cura dei cavoli è stata onerosa, se ne è occupata  M., che assidua e paziente ogni giorno faceva il giro di ispezione. La terribile cavolaia , il verme famoso perché fagocita in una notte foglie e foglie di ogni sorta di cavolo, veniva schiacciata da M. con grande precisione. Per fortuna!  Perchè il loro orto non è biologico ma naturale, portato avanti con la saggezza dei contadini di un tempo e quindi i pesticidi moderni sono banditi. Poi ci sono gli appezzamenti già puliti pronti per la prima zappatura o già lavorati in attesa dello stallatico e di una seconda lavorazione prima del riposo invernale.

Nelle giornate limpide di sole invernale le prime colline appenniniche si stagliano all’orizzonte, nette e brillanti di neve ghiacciata come a proteggere questa porzione di vita, intonsa e preziosa. C’è anche un’altra guardia pronta a scattare al più piccolo segno inconsueto: è Cica che qui è in posa nel viottolo della vigna! Così, lontano o in tempi difficili, posso ingrandire la foto della finestra e andare oltre col pensiero e col ricordo….

 

Cavolfiore fritto.

Semplicissimo ma ottimo. Si spezzetta il cavolo piuttosto piccolo e si immerge in una pastella densa,fatta con farina bianca e acqua frizzante,logicamente sale e pepe . Si raccoglie col cucchiaio ogni singolo pezzetto e si frigge lentamente in olio di semi . Ben dorato si scola su carta assorbente e si porta in tavola.

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