
Più Cuba, meno CubaLibre

di Simone Giovanelli
Conferenza con Erik Assadourian ricercatore presso il WorldWatch Institute.
Niente macchine e niente carne, ritorno all’orto nelle proprie abitazioni. Questo è quell o che dovrebbe essere il nostro stile di vita secondo Erik Assadourian, ricercatore presso il prestigioso WorldWatch Institute (uno dei maggiori istituti di ricerca nel campo delle energie rinnovabili con base a Washington D.C.). Una vita all’insegna della sostenibilità, in un mondo attualmente poco sostenibile, che fa del consumismo il suo punto di forza. Fondamentale la conferenza di Erik svoltasi recentemente a Parma. Il lancio di un allarme (di cui in realtà siamo già consci) sull’aumento della Co2 (anidride carbonica) rispetto all’aumento di energie rinnovabili (poco più di 200 i comuni che producono autonomamente energia rinnovabile nel 2013). Ci chiediamo allora se la sostenibilità sia ancora possibile o se sia ormai ora di trovare il giusto “estintore” per un fuoco che purtroppo ci è sfuggito di mano. La risposta non è chiara, quello che però sappiamo è che sempre più paesi, nuovi all’industrializzazione, fanno il loro ingresso nella cultura del consumismo e dello spreco, in un mondo dove colossi commerciali come Mc Donald (che più di tutti forse rappresenta lo spreco) tentano di coinvolgere un pubblico sempre più giovane. Possiamo pensare ad esempio alle sale dedicate ai bambini, che fin da piccoli vengono abituati ad una tipologia di palato basato sulla carne. Il marketing è una delle armi più potenti a disposizione di grandi imprese ed il loro scopo è appunto attrarre più pubblico possibile già dal periodo infantile (ancora possiamo pensare a Disneyland che sicuramente fa affidamento sull’entusiasmo e la passione dei bambini). Anche in luoghi dove siamo soliti fare spese, il marketing ha un ruolo importante: “è solito per i supermercati americani disporre il latte (uno degli alimenti più comuni e comprati dalle famiglie) negli scaffali più lontani, così da imporre al cliente la vista di molti altri prodotti e incitare l’acquisto.” spiega Erik. Dunque media istituzioni, ma anche imprese che ci coinvolgono tutti i giorni, sono sempre in prima linea per invitarci a consumare.
Allora l’obiettivo che dobbiamo porci è trasformare la vita sostenibile nella nostra naturale abitudine. Puntando quindi alla rinuncia di qualcosa che probabilmente ci facilita la vita, ma porterà a conseguenze drammatiche in un futuro che non è poi così lontano. Dobbiamo consumare meno e consumare meglio. Interessante iniziativa è ad esempio il Car sharing, cioè la possibilità di condividere un automobile fra più persone che vogliano raggiungere la stessa destinazione. Indagini Istat ci illuminano a riguardo: il car sharing è attivo in 22 città, con circa 100 veicoli di cui il 23% elettrici.
“L’aumento di emissioni di Co2 porterà all’aumento delle temperature di 5-6 gradi entro il 2100” aggiunge Erik. Sempre per tale motivo è previsto anche l’aumento del livello del mare all’incirca di 6 metri. Non possiamo non chiederci che cosa possa succedere in tal caso ad una città storica del nostro Paese come Venezia, che sempre più si avvicina allo sprofondamento. Ma, è vero, i vari governi nel mondo si sono già mossi per raggiungere un livello di sostenibilità adeguato. Una guida politica in tal senso la possiamo trovare (o visti gli eventi recenti, è meglio dire “potevamo”) in Cuba, che a causa dell’embargo del petrolio, ha dovuto ricorrere a diverse tipologie di energia, ritrovandosi (forse solo perché obbligati dagli eventi) ad essere un esempio nel mondo di Paese sostenibile. Vedremo se l’eventuale cancellazione dell’embargo rimasto attivo dagli anni 60’ comporterà un cambiamento energetico rilevante nel Paese. In Italia secondo i dati Istat La raccolta porta a porta nel 2013 si è attivata in 101 capoluoghi. Dati dello stesso periodo ci dicono che 105 comuni possiedono isole ecologiche. Lo stesso numero di comuni produce energia solare fotovoltaica in proprio. Non posso però fare a meno di pensare, che in primo luogo è l’individuo a dovere cambiare modo di vivere la quotidianità, poiché la rinuncia all’uso dell’automobile, una attiva raccolta differenziata dei rifiuti (solo il 20% dei rifiuti a Roma sono differenziati), ed un generale miglioramento dei propri consumi formano la base del cambiamento che ovunque viene auspicato, ma da pochi viene prodotto. E’ inutile lamentarsi dei propri governi in materia di ecologia, se noi persone fisiche, per prime, non abbiamo uno stile di vita che faccia dell’ecologia la base della nostra quotidianità, nonostante il timore di qualche rinuncia e di un abbassamento del livello di benessere.
Tanti i progetti in cantiere di Erik tra cui il più curioso è la possibilità di dar vita ad un reality show in cui i protagonisti “tornano a vivere insieme ai genitori iniziando a coltivare il proprio orto nel giardino per proprio consumo e vendita al pubblico” racconta il ricercatore. Chissà se in futuro si potrà vedere un reality show di tale portata, che forse attraverso i media sarà di aiuto al World Watch Institute per instaurare nei cittadini una educazione al buon consumo.
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